"Tutte le persone meritano di essere rispettate e valorizzate, indipendentemente da dove sono nate, da ciò che possiedono, da quello in cui credono o che pensano; da come camminano, che sia sulle proprie gambe o su una sedia a ruote; qualunque sia il loro genere, chiunque amino, qualunque sia il colore della loro pelle o la loro età. Tutte le vite sono importanti e meritano di essere vissute pienamente e dignitosamente".
È questo l’incipit del coloratissimo libro di grande formato, edito da Quinto Quarto, Diritti umani di Yayo Herrero, ricercatrice, consulente e docente di ecologia politica, eco-femminismi e educazione alla sostenibilità, e Luis Demano, disegnatore e insegnante a cui sono state affidate le illustrazioni.
Di libri sui diritti umani ne è affollata la letteratura e, malgrado ciò, in questo caso, l’impronta degli autori è riconoscibile e accurata; il volume, infatti, si presenta come una sorta di atlante della storia dell’umanità e i diritti umani sono la lente con cui esplorarlo. La veste grafica, come anche la selezione degli eventi storici messi in risalto (non sempre dei più “inflazionati”), giocano un ruolo cruciale poiché contribuiscono a rendere appassionante e accessibile anche ai non addetti ai lavori una materia che potrebbe essere percepita come stagnante o un po’ soporifera, ma che è quanto mai attuale e improcrastinabile.
La Dichiarazione universale dei diritti umani
Facciamo un viaggio attraverso i diritti umani. Siamo alla fine della Seconda guerra mondiale. Il bilancio di morte e distruzione è impietoso. Quanto successo al popolo ebreo, a quello gitano e, più in generale, a chiunque avesse idee politiche avverse al regime nazista dimostra che occorrono norme e istituzioni per scongiurare eventuali derive pericolose di chi governa, il razzismo e l’avidità. Nasce da questi presupposti, nel 1945, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), il cui scopo era di proteggere l’umanità futura dalla guerra e di garantire il rispetto e la giustizia. Il 10 dicembre 1948 viene approvata la Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR), al cui interno vengono sanciti diritti umani inalienabili che, oggi, sono vincolanti per tutte le nazioni.
I primi due diritti sono la summa di tutti gli altri e sanciscono la libertà e l’uguaglianza per dignità e diritti di tutti gli esseri umani. Seguono i diritti della persona o diritti soggettivi, che vengono riconosciuti a ogni persona in quanto tale e ratificano la possibilità per tutte e tutti di ricorrere ai tribunali per chiedere protezione.
Ma i singoli sono anche parte di una comunità e, pertanto, esiste all’interno della Dichiarazione una sezione che definisce come la comunità – o la società – si deve comportare con le persone che ne fanno parte. Infine, dall’articolo 18 all’articolo 30 troviamo il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e credo religioso; i diritti economici, sociali e culturali; le condizioni necessarie al rispetto dei diritti.
I diritti collettivi
Più recente è il riconoscimento dei diritti collettivi, che possiamo collocare a partire dalla seconda metà del XX secolo. Questi riguardano non il singolo individuo ma un insieme di persone o gruppo sociale e hanno la funzione di proteggerne gli interessi e l’identità. Vengono anche chiamati diritti di terza generazione, molti di questi non sono accolti in norme giuridiche internazionali e spesso possono confliggere o con i privilegi di alcuni individui o di altri gruppi sociali o con il potere dello Stato. Esempi familiari attengono ai diritti dei popoli indigeni o al diritto di autodeterminazione dei popoli nella circostanza in cui ci siano spinte indipendentistiche all’interno di uno Stato e possa generarsi conflittualità. Sono diritti collettivi anche il diritto a un patrimonio comune dell’umanità, il diritto a un ambiente salubre e i diritti della natura.
Le lotte di ieri e le sfide presenti e future
È comprensibile auspicare di non dover più associare il concetto di lotta al riconoscimento dei diritti, ma non ci si può esimere dal ricordare che "i diritti non sono regali", come recita la sezione più corposa del libro destinata sia a ripercorrere la storia e i nomi di chi ha lottato, o lotta, per i diritti sia a sollecitare l'urgenza per tutte e tutti di vigilare costantemente affinché non si perdano i baluardi di civiltà per il cui ottenimento ci si è spesi con tanta fatica.
È il caso delle conquiste ottenute dalle lotte delle donne e del movimento operaio, di quelle contro il razzismo o per i diritti dell'infanzia, le spesso colpevolmente trascurate lotte delle persone disabili e i sempre sotto attacco diritti delle persone LGBTQIA+. O, ancora, delle molte conquiste conseguite attraverso la disobbedienza civile, che si configura quando si risponde alla responsabilità morale di infrangere leggi inique e ribellarsi di fronte a regole ingiuste.
Non esiste avanzamento della società senza un sostanziale diritto all'accesso ai saperi e alla conoscenza, pur nella consapevolezza che quest'ultima, da sola, non basta: la cultura non è neutra; al contrario, se accompagnata da un approccio etico e da un solido sistema di valori, può essere orientata al benessere collettivo e perseguire un modello di vita in cui sia priorità condivisa il rispetto degli esseri viventi e dei loro diritti. Può accadere anche il contrario, la storia è piena di aguzzini istruiti, colti, privi di valori e riferimenti etici.
La memoria storica, rinvigorita dal lavoro condotto in questo volume, ci sia da sprone per sentirci tutti coinvolti e fare la nostra parte. Il periodo che stiamo vivendo, tra pandemie, guerre con il loro carico di orrori, cambiamento climatico, aumento delle diseguaglianze sociali, ci rammenta ogni giorno quanti diritti umani vengono impunemente violati e quanti ancora ne dovremo creare per una vita degna, rispettosa e piena per tutte le persone.
Questo articolo è stato pubblicato sull'ultimo numero del Pepeverde. Clicca qui per sfogliarlo in anteprima