Acceso dibattito tra il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi con il pubblico bolognese di Repubblica delle Idee2021, riportato quasi integralmente dal quotidiano. Il ministro è parso determinato e fermo nel chiarire alcune posizioni sui temi più di attualità della scuola, per le quali ha usato la metafora del ministro come Harry Potter e la scuola come Voldemort. A cominciare dalla Dad. "La parola Dad come tutti gli acronimi è pericolosa. Se Dad vuol dire l'esperienza dell'anno scorso in completa sostituzione della scuola in presenza, quella no, non la facciamo più. La scuola è in presenza e tutti noi dobbiamo remare in questa direzione. A settembre stiamo lavorando per essere in presenza”. Fuori dal Teatro Comunale di Bologna c'è inoltre una manifestazione di protesta di alcuni collettivi, mentre dentro, gli studenti e gli insegnanti discutono anche animatamente della scuola del futuro, che i ragazzi vogliono in presenza. "Questo – ha detto il Ministro – non è un problema solo del governo. Bisogna responsabilizzare tutti. Non si dica il governo faccia, il governo dica: tutti facciamo, tutti diciamo".
Il ministro dell'Istruzione frena sulla possibilità di esentare dalla Dad, in caso di focolai nel prossimo anno scolastico, solo gli studenti vaccinati, proposta arrivata nei giorni scorsi dall'assessore regionale dell'Emilia-Romagna Raffaele Donini. Ma non è quello di vincolare le lezioni in presenza al vaccino l'orientamento del ministero. "No, da parte nostra c'è a livello nazionale questa impostazione – risponde Bianchi ai cronisti a margine dell'evento – per cui se vogliamo tornare in presenza il nostro invito è che tutti si rendano responsabili e quindi colgano l'occasione che viene offerta di potersi vaccinare". Per quanto riguarda invece un'altra iniziativa della Regione, di istituire punti vaccinali mobili davanti alle scuole già a settembre per favorire la vaccinazione dei ragazzi dai 12 ai 19 anni, "questo è nella disponibilità delle Regioni", dice il ministro.
"L'idea della Dad metà a scuola e metà a casa - ha ribadito Bianchi - non ha funzionato: è evidente e nessuno pretende di farlo. Per settembre stiamo lavorando tutti per tornare in presenza, dobbiamo prendere evidenza della realtà, capire come sta andando avanti l'evoluzione pandemica, abbiamo le varianti che seguiamo, il Cts ci avvisa: io non mi sostituisco al Cts e devo comprenderlo". "L'idea di una scuola affettuosa richiede una co-presenza: ma non si può immaginare che non esistono i computer, le nuove tecnologie devono servire per scoprire nuovi mondi, non per chiuderli. Stiamo tutti lavorando – ha proseguito – per una scuola affettuosa che è necessariamente in presenza, che vorrei però diversa dal passato: la scuola non è un'ora o due in cui si sta seduti al banco e la professoressa parla. Cogliamo l'occasione del ritorno in presenza ma non alla normalità precedente, costruiamo una nuova normalità". E infine: "l'idea di una Dad uguale a sostituzione" delle lezioni in presenza "non ce l'ha più nessuno, ma il fatto di permettere ai ragazzi di utilizzare gli strumenti come tali diventa fondamentale", ha concluso Bianchi.
Sull’impegno per evitare le classi pollaio, il ministro ha ribadito che “abbiamo classi numerose ma abbiamo anche comuni che non riescono a fare le classi. Bisogna vedere insieme questo problema, da un lato c'è il problema delle metropoli dall'altro dei paesi di montagna". Inoltre, ha proseguito Bianchi, "stiamo analizzando dove sono le classi troppo numerose per organizzare classi con numeri inferiori: sto lavorando su questo, lo stiamo facendo con gli Uffici scolastici regionali anche con le scuole. Non è sbattendo il pugno sul tavolo che si risolvono i problemi ma lavorando. Non sono per la deresponsabilizzazione, mi prendo pienamente le responsabilità politiche ma abbiamo un ritardo di 15 anni, il tema non si inventa, bisogna trovare le coperture. È una delle riforme su cui siamo impegnati, la legge per classi con meno alunni la faremo - ha risposto il ministro, a tratti accalorandosi, alle domande arrivate dalla platea - bisogna partire quando c'è la copertura. C'è il tema del dimensionamento e della numerosità delle classi ma le leggi le fa il Parlamento, noi abbiamo trovato le coperture nel Pnrr. Io non ho dubbi che ci voglia più personale ma bisogna tornare alla centralità della scuola che per anni non è stata centrale, abbiamo 15 anni da recuperare, non pochi mesi. Se tutta la società italiana riprende a pensare la scuola come centrale ce la faremo, per il governo lo è", ha concluso Bianchi.
Il fisico Roberto Battiston legge la nuova variante. "La Delta è partita a razzo una settimana fa. L'indice di contagio cresce di 3 centesimi di punto al giorno. Ora siamo a 0.86 e aumentano solo i nuovi infetti giornalieri ma tra cinque giorni l'Rt raggiungerà 1 e cominceranno ad aumentare gli infetti attivi. È possibile che si raggiungano o si superino le 10mila unità al giorno ma non siamo ancora come l'Inghilterra" dice in un'intervista al “Giornale” Roberto Battiston. "Dobbiamo sfruttare questo periodo in cui la crescita è rapida ma i numeri sono ancora piccoli e dunque non intaccano gli ospedali. Bisogna fare il numero massimo di vaccini", dice ancora. Il rischio infatti è che a settembre ci sia "una terza ondata dei non vaccinati". Il sottosegretario alla Salute Pier Paolo Sileri in un'intervista su “La Stampa” sostiene che riguardo ai giovani è necessario "oltre a spingere sulle vaccinazioni, intercettare quanti più positivi possibile, soprattutto quelli asintomatici. In questo senso resto favorevole alla riapertura delle discoteche a patto che sia gestita con regole ferree, compreso l'obbligo di tampone per poter entrare. In questo modo si dà un motivo in più ai ragazzi per sottoporsi al test e si aumenta la diagnostica sul territorio. Senza contare che i controlli in discoteca sarebbero più stringenti rispetto alle feste improvvisate sulla spiaggia" Se la percentuale dei giovani vaccinati "si mantiene così bassa, non potrà essere garantita una ripresa al 100% delle lezioni in presenza - ha aggiunto - almeno nelle prime settimane. Poi andrà potenziata la campagna diagnostica nelle scuole, con tutti i mezzi disponibili. Di buono c'è che verranno meno i contagi innescati fuori dalla scuola, ad esempio sui mezzi pubblici, perché lì la maggioranza dei passeggeri sarà coperta dal vaccino". Per quanto riguarda i docenti, il discorso è diverso: "perché si tratta del 15% del totale e distribuito solo in alcune Regioni, più di 60mila solo in Sicilia. E perché penso serva la moral suasion: far capire al personale scolastico che deve vaccinarsi innanzitutto per tutelarsi, perché lavoreranno in un contesto a rischio. A settembre e ottobre il virus rialzerà la testa e circolerà inevitabilmente nelle nostre scuole, ma a finire in ospedale per il Covid saranno essenzialmente due categorie: non vaccinati e fragili con altre patologie".
La ministra all’Huffington post sui baroni e sulle scuole universitarie che mancano
Intervistata lo scorso luglio da Huffington Post, la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa ha esposto la sua teoria su come cambiare la formazione terziaria. “Ogni comunità accademica deve mettere in campo azioni per rendere più attrattivi i propri Atenei. Non si possono costringere gli studenti, si devono far capire quali siano i vantaggi di stare in presenza. Ci vorrà tempo. Complessivamente c’è da lavorare su alcuni aspetti. Il tutoraggio sarebbe già qualcosa di importante, gli studenti degli ultimi anni a sostenere quelli dei primi anni, a loro volta guidati da qualche ricercatore. Altra cosa importante, la valutazione dei corsi fatta dagli stessi studenti. Sarebbe molto importante rendere pubbliche le loro valutazioni. Sarebbe lo stimolo più adeguato per i docenti a migliorarsi”, ha detto la ministra. Inoltre, “vanno fatte valutazioni rigorose ex post, pesare i finanziamenti percepiti con la qualità del reclutamento dei docenti, molte anomalie finirebbero. Il baronaggio c’era, nei decenni passati, ma c’era anche il concetto di scuola. Andavi avanti se continuavi una scuola scientifica, con una didattica forte. Questo manca e la discrezionalità è un fattore positivo quando tu sei responsabile di quello che fai e paghi per quello che fai, se lo fai male, anche penalmente. Anche qui, il percorso è molto complesso. Intanto, cominciamo ad agire sulla valutazione del reclutamento che invece è possibile”. Insomma, prosegue la ministra Messa, “Non sono una fan del test d’ingresso, però non si deve nemmeno essere rigidi. Nel sistema francese non c’è il test d’ingresso, ma c’è la selezione in itinere ed è pesante per gli investimenti fatti dalle famiglie. Per evitare abbandoni bisogna lavorare sull’orientamento nelle scuole e far capire ai ragazzi come conciliare la vocazione e le competenze acquisite, con il lavoro di domani”. Infine la domanda sulla riforma universitaria, alla quale risponde così: “Gli effetti della riforma, quando diventerà definitivamente legge, li vedremo tra dieci anni. Solo la tenure track (la possibilità per un ricercatore universitario inizialmente con contratto a termine di essere confermato a tempo indeterminato in grado di dimostrare un’adeguata attività di ricerca, qualità nella propria docenza, mole di pubblicazioni ed efficienza amministrativa, ndr) è di sette anni. Se si inizia l’attività di ricercatore a 27 anni…”.
Pino Salerno