Scuola. In piena calura estiva, nell’agosto soffocato dall’afa e dalle vacanze, non si è mai smesso di parlare di scuola.
Anzi, il dibattito sui giornali, tutto rivolto alle preoccupazioni e alle ansie per la riapertura di settembre, possibilmente in presenza per tutti, è stato talvolta perfino duro, ovviamente nei confronti dei sindacati, e in particolare della Cgil, colpevole, secondo alcuni editorialisti, di ogni possibile ritardo o malanno relativo alle soluzioni anti epidemia. Fino al punto che il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, incurante dei contratti nazionali di lavoro e delle enormi difficoltà organizzative e gestionali (perché una scuola non è una fabbrica), giunge a proporre, sempre di nuovo (l’ultimo intervento è del 31 agosto su Repubblica), i doppi e i tripli turni, per scartare l’immobilismo governativo sul tema dei trasporti. Tra gli altri, inoltre, segnaliamo un editoriale di Paola Mastrocola sulla Stampa del 15 agosto al quale ha replicato il segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli, con un intervento pubblicato il 17 agosto.
L’accusa di Mastrocola ripete per l’ennesima volta quel che si dice solitamente nei bar: “i sindacati dimostrano di avere a cuore solo la tutela degli interessi corporativi”, come se quest’ultima fosse una sorta di barbarie. La replica di Francesco Sinopoli coglieva al contrario il punto politico della questione, ovvero l’incapacità del governo, e del Parlamento, di introdurre una legislazione coerentemente orientata all’obbligo vaccinale, per tutti e senza indugio. “Non c’entra nulla essere no vax”, scrive Sinopoli sulla Stampa, “si tratta di una questione collegata all’assurdità di far ricadere su lavoratori i costi delle mancate scelte del governo, che invece avrebbe potuto introdurre l’obbligo vaccinale. Non lo ha fatto perché la maggioranza che lo regge sarebbe implosa”. Qualche giorno prima, il 12 agosto, Graziamaria Pistorino, segretaria nazionale della FLC CGIL aveva chiarito sul Manifesto la complessa questione scolastica e la posizione del sindacato. In particolare, Pistorino aveva segnalato come il dibattito sul vaccino obbligatorio e sul Green Pass fosse solo un modo per “spostare l’attenzione dal disinvestimento di questo governo nei confronti della scuola”.
D’altra parte, al fine di mettere un punto fermo nel dibattito che andava malamente scivolando via come una sorta di competizione tra tifoserie, lo stesso ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, con una lettera al Corriere della Sera del 20 agosto, aveva cercato di mettere un punto fermo. "Il green pass non è una misura punitiva, ma uno strumento fondamentale per la ripresa delle lezioni in sicurezza, che tutela soprattutto i più fragili e la scuola stessa, bene collettivo che tutti siamo chiamati a difendere con responsabilità" scrive il ministro. Sull'applicazione del green pass "il ministero ha già mandato una nota esplicativa alle scuole. Continueremo a sostenere gli Istituti nell'applicazione delle regole previste, così come abbiamo fatto in questi mesi". Il quadro delle misure per la ripartenza in presenza e in sicurezza comprende anche "il Piano scuola, approvato con il parere favorevole di Regioni ed enti locali in conferenza unificata, e il protocollo di sicurezza firmato con i sindacati. Tutti questi atti contengono indicazioni e linee guida che consentono alle scuole di pianificare le loro attività, dalle regole sanitarie alla cura degli ambienti, alla somministrazione dei pasti, alle assemblee studentesche". Allo stesso tempo, in questi mesi "il governo ha stanziato oltre due miliardi di euro per la ripresa". Con il primo decreto Sostegni "sono stati assegnati 300 milioni di euro per l'acquisto, da parte dei dirigenti scolastici, di beni e servizi per la sicurezza e per il potenziamento degli apprendimenti". Con il decreto Sostegni bis "abbiamo assicurato 410 milioni di euro alle scuole per affrontare l'emergenza sanitaria, altri 500 milioni sono stati stanziati per il trasporto scolastico, 400 milioni per assumere insegnanti e personale per il potenziamento delle competenze e 270 milioni che andranno agli enti locali, per interventi di edilizia leggera o per noleggiare spazi sostitutivi per la didattica. Abbiamo investito oltre mezzo miliardo sul Piano estate: hanno partecipato più di 7 mila scuole - praticamente quasi la totalità degli istituti - mettendo in campo circa 35.500 progetti fra sport, lingue, arte, potenziamento delle competenze di base". Risorse ingenti per "la ripresa delle lezioni in sicurezza e in presenza". Fn qui, in sintesi, il ministro, che tuttavia nulla ha detto sul tema estremamente delicato delle assunzioni del personale. Non a caso, sul tema degli organici della scuola sono intervenuti più volte e con forza i sindacati, rilevando come difficilmente si potrà dar modo agli istituti di superare il fenomeno delle “classi pollaio” e di rendere efficace il distanziamento nelle classi senza un adeguato e urgente rafforzamento del personale. Il segretario nazionale della FLC CGIL, Alessandro Rapezzi, in una dichiarazione all’agenzia di stampa ItalPress sostiene che il “re è nudo”: "Nel mondo della scuola, ci si è concentrati molto su questa questione del green pass e quindi sulla gestione e sull'avvio dell'anno scolastico, mentre si stanno trascurando gli altri elementi necessari per garantire l'avvio in presenza, ovvero le risorse per aumentare l'organico. Abbiamo bisogno di confermare il distanziamento". Rapezzi ha poi aggiunto che "c'è necessitò di incrementare l'organico e di ampliare le risorse, che attualmente sono limitate al 31 dicembre, questo per evitare tutte le situazioni dove la numerosità di studenti non permette il distanziamento". A pochi giorni dall’inizio delle lezioni, insomma, pare ancora tutto in alto mare per ciò che concerne azioni e decisioni del Ministero dell’Istruzione.
Università. Agosto è stato anche il mese del ritiro dei contingenti militari occidentali dall’Afghanistan, sulla base del trattato stipulato a Doha nel febbraio 2020 tra l’amministrazione Trump e i talebani. I ponti aerei con l’Occidente hanno salvato migliaia di vite umane, ma hanno purtroppo lasciato a terra centinaia di studenti e studentesse he aspettavano di partire alla volta degli atenei italiani. La ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa ha voluto fare il punto della situazione drammatica nel corso di un’intervista televisiva. "Il numero dei giovani studenti afghani iscritti e preiscritti agli atenei italiani è in divenire ma si aggira attorno ai 190" ha detto la ministra Messa, intervenendo a Sky Tg24. Questa cifra, ha chiarito la ministra, "comprende anche le ottantuno studentesse della Sapienza bloccate a Kabul", nonché giovani "residenti in altri paesi diversi dall'Afghanistan". A questi però, ha tenuto a sottolineare Messa, "si aggiungono quelli di cui non abbiamo traccia: si tratta di coloro la cui iscrizione non era ancora stata accettata", circa una "ventina", e infine vanno conteggiati anche "gli studenti che erano rientrati per la pausa estiva e che per fortuna sono molto pochi". A livello operativo, ha continuato, "abbiamo inviato le liste degli studenti e delle studentesse considerate a rischio presso l'apposita unità costituita presso il ministero degli Affari esteri". Si tratta di coloro le cui candidature "erano già state accettate e avevano già rapporti con il nostro paese, perché erano liste prioritarie. Ora si passa alla fase due: ci sarà un tavolo interministeriale per continuare a monitorare la situazione". Un lavoro che però "sarà più difficoltoso. Le liste restano in mano nostra, non devono arrivare alle forze che stanno occupando il Paese. Ora se si riesce, bisognerà attivare ancora qualche volo", oppure favorire l'uscita di questi giovani dall'Afghanistan "via terra". Secondo Messa al ponte aereo l'Italia non sta lavorando da sola: "si può intervenire con Francia e Regno Unito in modo particolare e penso che Difesa ed Esteri siano al lavoro su questo", ha concluso la ministra. Tuttavia, la rettrice dell’università La Sapienza di Roma esprime ansia e preoccupazione per la sorte di quei giovani. La Rettrice esprime "preoccupazione per le nostre studentesse afghane e i loro bambini. In queste settimane attraverso la costante interlocuzione con i ministeri della Difesa e degli Esteri abbiamo pianificato una serie di attività concrete per permettere ai nostri studenti afghani ma anche ai docenti e ai giovani ricercatori di entrare in Italia nel più breve tempo possibile". "Purtroppo - aggiunge - in seguito agli eventi delle ultime ore 81 studentesse della nostra università, tra queste molte sono mamme con figli al seguito, e ci risulta anche una studentessa incinta di pochi mesi, sono rimaste bloccate a Kabul. Le studentesse erano sulla lista del ministero della Difesa per essere trasferite in Italia su nostra richiesta, ma a causa dell'attentato all'aeroporto di Kabul non sono riuscite ad avvicinarsi al luogo della partenza". Non possiamo fare altro che sperare e auspicare una decisione politica e governativa rapida e risolutiva.
Pino Salerno