Attualità

16 novembre 2021

Attacco alla libertà o sfiducia nella conoscenza? Una riflessione sociologica sui movimenti no Green Pass

Agli inizi del secolo scorso, il più moderno tra i cosiddetti classici del pensiero sociologico, Georg Simmel, scriveva che senza una fiducia generalizzata e vicendevole la società non avrebbe futuro e sarebbe destinata allo sfaldamento e alla disgregazione, perdendo gli elementi di coesione che la caratterizzano. Le analisi di Simmel hanno dato il via, nelle scienze sociali, ad un complesso ed articolato dibattito che ha attraversato tutto il Novecento intorno al concetto di fiducia come categoria analitica per comprendere i mutamenti e gli orientamenti legati ai processi di modernizzazione del secolo scorso e agli aspetti peculiari della tarda modernità che caratterizza il mondo di oggi.

Ci ritorneremo in seguito, sul tema della (s)fiducia e sulle peculiarità del momento storico che stiamo vivendo, e su come queste ultime siano ben rappresentate dalle istanze sollevate dai movimenti contro il Green Pass oggetto di questa riflessione. Prima però credo sia utile evidenziare alcuni aspetti specifici che caratterizzano le manifestazioni che in questi mesi stanno riempiendo le piazze delle grandi città contro la decisione del governo guidato da Mario Draghi di imporre il certificato verde (Green Pass) come strumento necessario ad ogni cittadino per svolgere la propria attività lavorativa e per frequentare luoghi pubblici.

Il ruolo della destra radicale. Le manifestazioni di questi mesi sono state un prolifico terreno di diffusione e contaminazione per la destra radicale italiana, che ha trovato grazie a questi movimenti una nuova e inaspettata visibilità e ampi margini di azione, dovuti alla forte eterogeneità politica, sociale, economica e culturale (di classe, si sarebbe detto un tempo) che compone questi movimenti. In molti casi, infatti, l’estrema destra è riuscita ad intestarsene la guida e il controllo, arrivando, lo scorso 9 ottobre, a condurre un’irruzione contro la sede nazionale della CGIL. L’attacco, che a mio avviso è riconducibile, per modalità e sostanza, più al modello dell’assalto a Capitol Hill che all’assalto delle camere del lavoro dello squadrismo fascista degli anni Venti del secolo scorso, ha suscitato l’indignazione trasversale del mondo politico, costringendo anche i più reticenti ad aprire un dibattito circa l’opportunità di sciogliere le organizzazioni di matrice apertamente fascista. Opportunità che la destra istituzionale italiana, Lega e Fratelli d’Italia su tutti, non è stata in grado di cogliere, senza condannare apertamente il gesto e senza prendere chiaramente le distanze dalla matrice fascista che lo sottendeva, confermando ancora una volta la sua ambiguità rispetto all’adesione ai valori su cui si basa la nostra democrazia.

Una concezione semplificata della libertà. L’incontro tra le istanze dei movimenti No Green Pass e la destra radicale è mio avviso insita nelle due principali caratteristiche proprie del periodo storico che stiamo vivendo, quello di una tarda modernità riflessiva: la radicalizzazione dei processi di individualizzazione e la negazione dell'imparzialità della conoscenza scientifica. Infatti, per riprendere la suddivisione operata - tra gli altri - da sociologi ben noti ad un pubblico non specialistico quali Giddens e Beck, la prima fase della modernità industriale era caratterizzata da processi ispirati dalla razionalità, dalla fiducia e dall’ottimismo nella scienza. La seconda modernità propria delle società post-industriali è connotata invece da una dimensione riflessiva, in cui alla narrazione universalistica dei movimenti collettivi del passato se ne è sostituita un'altra sempre più polarizzata verso dinamiche proprie dei processi di individualizzazione, e in cui il ruolo di arbitrato super-partes e di comune legittimazione delle politiche applicate svolto dal sapere scientifico è venuto meno, anche a causa dell’affermarsi di un potere tecnocratico e di una conoscenza scientifica non sempre disinteressata. Non c’è da stupirsi, quindi, se nei cortei No Green Pass i manifestanti si appellano alla libertà, declinandola solamente a partire dal proprio sé senza considerare la dimensione collettiva che il concetto di libertà porta con sé, in cui gli interessi e le protezioni sociali e civili individuali sono sempre inseriti in un contesto sociale che deve garantire a tutti la possibilità di esercitare il diritto di essere liberi. Per evitare fraintendimenti: il vaccino è una protezione non solo individuale, ma collettiva, in quanto permette anche a chi è più esposto, più debole, più a rischio, di tornare a vivere le proprie relazioni sociali nonostante il virus. Il non vaccinarsi, invece, riconosce solamente l’esercizio della libertà di scelta individuale, negandone la valenza collettiva.

La sfiducia nella conoscenza esperta. L’opposizione ai vaccini, che è bene ricordarlo ad oggi sono l’unico strumento che abbiamo - come umanità - per contrastare la pandemia, si costruisce su un impianto di convinzioni spesso frutto di analisi distorte. Questa distorsione riguarda principalmente due aspetti: il primo riguarda il contenuto stesso della produzione scientifica, a causa della confusione generata da un eccesso di informazione. Non a caso si è parlato di infodemia per descrivere il fenomeno dell’esposizione ad una quantità eccessiva di dati e informazioni di difficile verificabilità. Il secondo aspetto è invece legato all’errata convinzione che il processo di formazione delle opinioni scientifiche sia riconducibile ad un processo di par condicio giornalistica, in cui la legittimità delle posizioni opposte su un determinato fenomeno è garanzia di democraticità del dibattito, lasciando poi libero ciascuno di aderire ad una posizione oppure ad un'altra. In questo modo si rischia di mettere sullo stesso piano di legittimità, e dare lo stesso rilievo, a quanto sostenuto da Fragolina78 o da Gladiatoredelletere rispetto alle posizioni di un esperto riconosciuto con anni di attività di ricerca alle spalle; arrivando anzi ad attribuire a quest’ultimo un ruolo di portatore di interessi di parte volutamente tenuti nascosti, contiguo al potere politico ed economico, e ai primi il ruolo di fieri oppositori dell’establishment corrotto che non fa gli interessi del popolo. Ma la teoria della relatività, o la legge di gravitazione universale, non possono essere oggetto di una votazione per sancirne la validità o meno, perché non è così che funziona il metodo scientifico sperimentale. L’accesso ad una quantità di informazioni e ad una conoscenza pressoché infinite non garantisce il possesso di questa conoscenza.

Sarebbe però un errore far coincidere totalmente le posizioni contro i vaccini con quelle sollevate durante le manifestazioni di questi ultimi mesi. Per quanto fortemente correlate, non possono essere sovrapposte, in quanto le istanze promosse dai partecipanti alle manifestazioni contro il Green Pass attribuiscono ad esso il ruolo di uno strumento di controllo politico che va al di là della sola dimensione sanitaria. All’interno del magma difficilmente definibile che compone la galassia di soggetti che si oppongono al green pass, vi sono anche persone che hanno visto con la pandemia crollare il loro status sociale, perdere il lavoro, essere costretti a chiudere le proprie attività lavorative. La pandemia ha accelerato processi già in atto di accentramento delle risorse, favorendo ancora di più le piattaforme di e-commerce a fronte della distribuzione al dettaglio, i grandi gruppi economico-finanziari a fronte delle piccole imprese, acuendo la sofferenza economica di ampie fasce della popolazione. Sono questioni di vitale importanza, che trovano nelle manifestazioni contro il green pass uno sfogo emotivo di centinaia di persone. Colpire il sindacato, simbolicamente rappresentante di una solidarietà civica e della cultura delle società democratiche, è un significativo campanello d’allarme: in particolare l’aver colpito proprio la CGIL, che peraltro in fase di contrattazione con le altre parti sociali ed il governo sulla questione dell’obbligatorietà del Green Pass si è battuta per il riconoscimento e l’ineludibilità della garanzia del diritto al lavoro di tutti sopra ogni cosa.

L'autore

Emanuele Toscano