Caro Tomaso,
ti scrivo innanzitutto per rivolgerti le congratulazioni e gli auguri di buon lavoro da parte dell’organizzazione che dirigo, la Federazione dei lavoratori della conoscenza nella Cgil. E un augurio di buon lavoro anche a tutto l’Ateneo del quale da oggi sei rettore, nella convinzione che docenti, personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, studentesse e studenti troveranno in te una personalità di grande e profonda cultura, l’artefice di una rinnovata politica universitaria innervata dal valore della conoscenza, per la vita, individuale e comunitaria, un intellettuale democratico che ha fatto della Costituzione e dell’antifascismo le bussole della sua esperienza didattica e professionale.
Ti rivolgo qui parole di apprezzamento per la tua prima, originale scelta di concedere a Cecilia Strada, paladina, come suo padre Gino, della salvezza degli esseri umani senza se e senza ma, la prima lezione magistrale in occasione del tuo mandato di rettore. E analoghe parole di apprezzamento ti rivolgo per aver rivelato l’impegno “a dedicare dodici aule ai soli dodici professori universitari che non giurarono fedeltà al fascismo, nel 1931”. Lo hai motivato con parole forti e indelebili: “ho capito a mie spese quanto quell’idea fosse attuale. Se guardiamo a quella generazione, la resistenza che ci è richiesta, è ben poca cosa: non farla – per convenienza, viltà, malinteso amore di pace – sarebbe una vergogna imperdonabile. Del resto, da storico dell’arte credo profondamente nella forza dei luoghi, nelle storie e nei destini che nei nomi dei luoghi sono iscritti. Ebbene, la vita della nostra piccola università si muove tra due poli principali: Rosselli (questo plesso) e Amendola (il rettorato). Il nostro ‘noi’ è piantato nel cuore della toponomastica antifascista: quelle vite, quegli ideali, quelle voci ci accolgono e vegliano su di noi”. E noi siamo d’accordo con te.
Anzi, sappiamo bene quanto il linciaggio mediatico a cui sei stato sottoposto – e che non accenna a diminuire, purtroppo – ti abbia colpito, come persona, come docente, come intellettuale. E ti esprimo qui ed ora la vicinanza e l’abbraccio fraterno di tutta la Cgil e dell’intera Flc. Colgo così l’occasione di questa lettera aperta per invitarti ad una nostra iniziativa, sul destino delle nostre università, delle nuove generazioni, e sul valore della conoscenza per la democrazia, come “antidoto antifascista” – come tu stesso hai scritto – contro ogni forma di totalitarismo e di violenza ideologica. La tua battaglia per la scuola e l’università pubbliche nel solco della Costituzione è la nostra, soprattutto nel corso di uno dei periodi più difficoltosi, per effetto della pandemia e non solo, per la nostra Repubblica. Come nostra è la convinzione che sia necessario aprire nel dibattito pubblico, finalmente, una riflessione degna e profonda sul senso dell’istruzione e della scienza nel mondo di oggi, oltrepassando una volta per tutte la retorica che le finalizza alla competizione e al profitto, restituendo invece ad esse la missione costituzionale così chiaramente espressa negli articoli 3, 9, 33 e 34 della Carta.
Allo stesso tempo oggi deve costruirsi una iniziava ampia per ottenere quelle risorse che servono al funzionamento ordinario di questi settori fondamentali e per restituire davvero dignità a tutti coloro che vi lavorano. Siamo in un momento delicato e strategicamente importante per il sistema dell’istruzione pubblica, e si attendono decisioni politiche che avranno effetti per il futuro prossimo, sia per le risorse strutturali in legge di Bilancio che per le risorse straordinarie previste dal Pnrr. Quest’ultimo infatti non basta, serve l’investimento organico dello Stato, dal momento che il Piano non è neppure neutro nelle sue finalità. Ed è un momento decisivo anche per la nostra Ricerca pubblica, sottofinanziata, precarizzata, sottovalutata, per la quale il Nobel per la Fisica, professor Giorgio Parisi, ha speso parole forti come pietre, che condividiamo pienamente. Conosciamo la tua sensibilità e sappiamo quanto sia importante la tua presenza nel dibattito pubblico su questi temi.