Attualità

25 gennaio 2023

Sette anni senza Giulio Regeni

“Verità per Giulio Regeni”. È la scritta che campeggia su striscioni e manifesti, che si legge su braccialetti e spille, tutti rigorosamente gialli. Ma a distanza di sette anni, quella verità non è ancora arrivata.

E questo nonostante la tenacia di due genitori che non si sono dati mai per vinti e del lavoro degli inquirenti italiani che continua, nonostante i numerosi depistaggi da parte egiziana. Giulio Regeni, 28 anni, ricercatore friulano, il 25 gennaio del 2016 esce di casa, al Cairo, per andare in piazza Tahrir. Ma non ci arriverà mai perché scompare a una fermata della metropolitana. Il suo corpo, martoriato, viene ritrovato 9 giorni dopo lungo una strada che collega il Cairo con Giza. L’inchiesta sulla sua morte parte subito, ma le indagini si muovono sempre fra l’assenza di collaborazione dell’Egitto e continui depistaggi da parte delle autorità. Il Cairo fin da subito prova ad affibbiare al caso del ricercatore torturato moventi inverosimili: dall’incidente all’omicidio passionale, fino allo spaccio di droga. E il braccio di ferro tra Italia ed Egitto non è solo giudiziario, ma anche diplomatico. Nel 2016 Roma richiama il proprio ambasciatore al Cairo, lamentando la scarsa collaborazione egiziana nelle indagini. Una decisione che viene poi revocata il 15 agosto del 2017, quando l’Italia nomina un nuovo ambasciatore e i rapporti diplomatici riprendono tra le polemiche dei genitori di Giulio e dei loro sostenitori.

Paola Deffendi e Claudio Regeni in questi anni non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia per l'omicidio del figlio. Sul fronte delle indagini, la Procura di Roma ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per 4 membri dei servizi segreti del regime del Cairo che, per i magistrati capitolini prelevarono Giulio nel gennaio del 2016 e lo trasferirono in una villetta al Cairo dove per giorni venne torturato brutalmente e poi ucciso. Intanto, nel dicembre 2019 in Italia sono partiti i lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta mentre il processo ai quattro 007 egiziani viene sospeso perché risultano irreperibili e il procedimento viene aggiornato al 13 febbraio 2023.

La CGIL e la FLC in questi anni non hanno mai smesso di sostenere le iniziative a sostegno della ricerca di verità sul caso Regeni. La FLC in particolare, appoggia la campagna sostenuta da Amnesty International “Verità per Giulio Regeni” condannando la tortura e l’assassinio del giovane ricercatore italiano e denunciando le violenze quotidiane nei confronti di tutti gli studiosi, attivisti e sindacalisti che in Egitto sono impegnati a favore di maggiore democrazia e giustizia. La CGIL ha inoltre deciso di non partecipare ai lavori della Cop27 che si è svolta a novembre del 2022 a Sharm el Sheikh, motivando così il suo rifiuto: "È inaccettabile che la conferenza Onu sul clima si svolga sotto la presidenza del governo egiziano che garantisce impunità a chi ha torturato e ucciso Giulio Regeni, ha detenuto Patrick Zaki, così come tantissimi altri attivisti, solo per aver manifestato le proprie idee”.

I genitori di Regeni alla vigilia di questo settimo anniversario della scomparsa del figlio sono tornati a parlare: “Non abbiamo aspettative, noi pretendiamo, verità e giustizia, come azioni concrete. Basta, per favore, basta finte promesse. Pensiamo sia oltraggioso questo mantra sulla 'collaborazione egiziana' che invece è totalmente inesistente”, dicono in un'intervista concessa al quotidiano La Repubblica. Un nuovo grido d'accusa dunque, che speriamo apra nuovi spiragli sulla collaborazione dell’Egitto per arrivare alla verità.

L'autore

Manuela Colaps