Cultura

21 giugno 2022

Un piccolo gioco crudele

Un bel romanzo di invenzione sui conflitti, le paure e le speranze di tre stagioni della vita, con un retroterra storico attentamente costruito dall’autore, che appare in stato di grazia nella scrittura di questa storia di crescita e confronto tra generazioni. La vicenda – che dura nella narrazione solo sei giorni – si svolge in un paesino delle Alpi Cozie, nel 1928. Sono i primi anni del regine fascista, che ha saputo costruire un’efficace macchina del consenso e della repressione, in varie forme.
Alla porta di Gaetano, un anziano fotografo stanco e disilluso che si è ritirato dalla vita attiva, bussano una giovane donna, Teresa e una bambina di otto anni, Margherita, figlia di un giornalista che il regime considera ostile e pericoloso. Prima di morire, sua madre ha chiesto a Teresa di trovare per lei un posto sicuro per nasconderla. Quarzo ha raccontato che il libro doveva intitolarsi La bambina nascosta. Poi è stato scelto questo titolo che riprende un dialogo, in cui Gaetano, nel salutare le sue ospiti, definirà quel breve tempo passato insieme – tra confidenze, scoperte, momenti di ansia e di paura – come “un piccolo gioco crudele”.
Tutto si gioca sul filo sottile delle relazioni che si stabiliscono fra i tre personaggi che appartengono a tre generazioni diverse e non hanno tra loro legami di parentela e affinità. Un intreccio di parole e silenzi, facendo nascere un’amicizia provvisoria ma vera. Non mancano momenti di forte tensione narrativa, come all’arrivo degli uomini della milizia (la scena ritratta in copertina) che cercano invano la piccola Margherita.

Un libro ben costruito, sul valore degli incontri che lasciano impronte profonde nella vita.