Cultura

21 giugno 2022

Ippolito. La tragedia dell'amore

Ippolito, figlio di Teseo, scorrazza felicemente per i boschi, dove caccia in compagnia di Artemide, sorella di Apollo e figlia di Zeus. E fa spallucce alle insofferenze di un’Afrodite contrariata, che lui considera “la peggiore fra tutte le divinità”. Ma in Ippolito, la tragedia dell’amore di Euripide che dal 428 a. C., quando venne rappresentata per la prima volta ad Atene, non ha affatto sfarinato le sue ammalianti valenze, Afrodite ne fa un bersaglio emblematico della sua rancorosa vendicatività. Inducendo Fedra, sposa di Teseo, a perdere la testa per Ippolito, che però rifiuta sdegnosamente di assecondarne gli “amorosi sensi”.
Fedra non si rassegna a quel no piagante: accusa Ippolito di avere profanato il suo letto nuziale, scatenando ovviamente l’ira di Teseo. Spenta tuttavia da Artemide, che lo rasserena convincendolo della castità del figlio. Perciò Fedra, rifiutata e sbugiardata, straziata da un tormento che si fa di più in più devastante, finisce per impiccarsi.
Si compie così La tragedia dell’amore, adattata per l’elegantissima collana Jeunesse ottopiù a cura di Isabella Branciforte e Yamina Paternostro, con il controcanto di uno stupendo corredo iconografico di straordinaria raffinatezza. Lo firma una Emanuela Orciari in stato di grazia, con una successione di tavole dove le figure, “soffiate” con seducente maestria, sono incorniciate in “intorni” levigati con fruscii e vibrazioni cromatiche di palpitante suggestione.