Politiche educative

10 ottobre 2023

Giornata Mondiale della Salute Mentale: giovani e adolescenti tra i più a rischio

Il 10 ottobre si celebra ogni anno il World Health Mental Day – Giornata mondiale della salute mentale. L’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza sui problemi di salute mentale in tutto il mondo, mobilitare gli sforzi a sostegno della salute mentale, combattere stigma e discriminazioni. La Giornata, celebrata per la prima volta il 10 ottobre 1992, è promossa dalla  World Federation of Mental Health - Federazione Mondiale della Salute Mentale - e supportata dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS).

Secondo i dati dell’OMS una persona su otto a livello globale vive una condizione di salute mentale che può avere un impatto sulla sua salute fisica, sul benessere, sul modo in cui si relaziona agli altri e sul reddito. Una condizione che riguarda anche un numero crescente di adolescenti e giovani. La salute mentale è un aspetto cruciale della vita di tutti, ma assume un’importanza particolare nella comunità scolastica, coinvolgendo insegnanti e studenti.
Per parlare di salute mentale a scuola e all'università non è mai troppo presto infatti: il 75% dei disturbi mentali comincia durante l’adolescenza e nella prima età adulta. L’angoscia per il rendimento scolastico, per le aspettative familiari, per il bullismo o il cyberbullismo, le preoccupazioni sociali, la difficoltà di inserirsi in un gruppo contribuiscono ad alimentare i problemi di salute mentale. Per non parlare dell'"effetto Covid" e di come la pandemia abbia accentuato tutto questo.

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Chiedere aiuto psicologico è un atto sempre più normalizzato tra le nuove generazioni, ma necessita spesso dell’intervento dei genitori nel caso dei minori. Eppure, il benessere emotivo a scuola è un tema spesso lasciato in secondo piano rispetto alla didattica. È fondamentale che le scuole offrano un ambiente che promuova la salute mentale degli studenti. Questo può essere fatto attraverso programmi di educazione sulla salute mentale, supporto psicologico e un ambiente inclusivo che riduca il bullismo e la discriminazione. E’ utile anche fornire agli studenti abilità che saranno loro utili nella vita.

Ma non solo i ragazzi. Anche gli insegnanti andrebbero coinvolti. Gli educatori svolgono un ruolo cruciale nell’educazione degli studenti, ma spesso affrontano un carico di lavoro intenso e stressante. La gestione delle classi, la preparazione delle lezioni e le sfide comportamentali possono avere un impatto sulla loro salute mentale. È importante che le scuole riconoscano questo fatto e offrano supporto agli insegnanti attraverso programmi di gestione dello stress, consulenza e un ambiente lavorativo positivo. Nonostante molte iniziative siano già state avviate, una attenta analisi delle politiche educative nazionali a livello europeo mostra come l’attenzione al benessere nei contesti scolastici non sia ancora una priorità, e manchino programmi di cui sia stata verificata sperimentalmente l’efficacia nel promuovere la salute mentale a scuola.

Per rispondere anche a queste difficoltà e promuovere la salute mentale di studenti e docenti a scuola, è nato tre anni fa il progetto Promehs - Promoting Mental Health at Schools che ha coinvolto 6mila studenti di sei Paesi europei, i loro insegnanti e le famiglie. Il progetto di ricerca, finanziato dall’Unione Europea all’interno dei Bandi Erasmus+, è stato condotto in sei Paesi (Croazia, Grecia, Italia, Lettonia, Portogallo, Romania) ed ha interessato diecimila studenti e i loro insegnanti. Nel percorso sono state coinvolte anche le famiglie. In Italia sono hanno partecipato 1.400 studenti, dalla Scuola dell’Infanzia alla Secondaria di II grado, e 500 insegnanti della Lombardia e del Piemonte. A realizzare lo studio è stata una rete internazionale di ricercatori, autorità pubbliche, network scientifici e associazioni di cui l’Università di Milano-Bicocca è stata capofila. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: quello sperimentale, che ha preso parte alle attività di Promehs nell’anno scolastico 2020-2021, e quello di controllo che è venuto in contatto con il Programma solo a fine ricerca. Le attività finalizzate alla promozione della salute mentale andavano dal disegno alla costruzione di storie, alla drammatizzazione.

Dai risultati delle prove effettuate prima e dopo la fase sperimentale è emerso che il tipo di intervento proposto è efficace anche in realtà socioculturali tra loro differenti come quelle dei sei Paesi coinvolti. I riscontri significativi si sono avuti sia tra i docenti, in particolare per quanto riguarda l’auto-efficacia nella gestione della classe, sia tra gli studenti che hanno incrementato le capacità di comprendere le proprie e le altrui emozioni, di costruire relazioni interpersonali positive e di prendere decisioni in situazioni sfidanti.

Per quanto riguarda i risultati in Italia, tra gli insegnanti coinvolti nella sperimentazione è stata osservata una forte crescita della resilienza.

Tra gli studenti, i miglioramenti più marcati sono stati rilevati tra i bambini della Scuola Primaria e i ragazzi della Secondaria di I grado, che hanno mostrato un incremento significativo soprattutto nella capacità di riconoscere le proprie emozioni. La presenza di comportamenti sociali positivi è aumentata in tutti gli studenti, in particolare in quelli della Secondaria di I grado. È stata appurata, inoltre, una riduzione dei problemi di comportamento.

I manuali messi a punto dal network di ricerca costituiscono un vero e proprio curriculum che potrebbe diventare uno strumento di supporto per gli insegnanti qualora – come auspicato dagli esperti coinvolti nel progetto – fosse inserito nei percorsi formativi per la promozione della salute mentale. «I promettenti risultati della sperimentazione Promehs – Promoting Mental Health at Schools mostrano come sia possibile attuare un programma efficace che metta al centro la scuola come contesto privilegiato per promuovere la salute mentale», spiega Ilaria Grazzani, docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano-Bicocca e coordinatrice del progetto internazionale. «Entro un anno il programma sarà reso disponibile commercialmente e chi lo utilizzerà potrà contare sulla formazione da parte del gruppo di ricerca».

L'autore

Elisa Spadaro