Ricorrenze / Febbraio

3 febbraio 1909

Simone Weil, pellegrina dell'assoluto

Simone Weil nacque a Parigi il 3 febbraio 1909, secondogenita di una famiglia ebraica di origine alsaziana. Educata dalla famiglia, insieme al suo fratello maggiore André, a coltivare l'interesse per gli altri, aderisce, ancora giovanissima, al gruppo "La Revolution Proletarienne" di Monatte e Louzon, fautori di un ritorno ad un autentico programma rivoluzionario, "tradito" - a loro dire - dalle due centrali sindacali (CGT e CGTU) e dal PCF. Compiuti brillantemente gli studi liceali, Simone si iscrive all'Ecole Normale Superieure, trovando nel filosofo Alain la sua guida e il suo mentore. Conseguita l'agregation nel 1931, lascia l'Università ed inizia a insegnare filosofia nelle scuole, prima presso il liceo femminile Le Puy (nella regione della Loira) e successivamente presso il Liceo femminile di Auxerre e di Roanne. Ansiosa di cercare nell'impegno sociale la risposta alle sue domande, Weil di iscrive contestualmente al sindacato degli insegnanti, condividendo le posizioni dei sindacalisti-rivoluzionari: anch'ella vede infatti nel fascismo l'unica tragica alternativa alla rivoluzione proletaria. Di qui la decisione di recarsi in Germania, nell'estate del 1932, onde cercare di verificare, in loco, le ragioni dell'affermazione del nazionalsocialismo, soprattutto analizzate (in sintonia con le posizioni Trockiste) in rapporto alle effettive possibilità esistenti, in quel paese, per una eventuale rivoluzione operaia. Nel contempo diviene più ferma la sua opposizione a Stalin, del quale mostra di non condividere, in particolare, la teoria del "socialismo in un solo paese". Tornata in patria, desiderando condividere in toto la sorte degli sfruttati, nel 1934 abbandona l'insegnamento, che pur amava, per sperimentare sulla propria pelle (dal dicembre di quell'anno all'agosto dell'anno successivo) l'onerosa fatica del lavoro manuale. È così fresatrice a Billancourt (nelle officine della Renault) e, poi, operaia in altre fabbriche, senza che ciò attenui la sua sempre viva attività intellettuale. Risalgono infatti a questo periodo le sue originali intuizioni sui caratteri dell'oppressione nella società industriale e, soprattutto, sui compiti teorici e pratici dei quali il movimento operaio è chiamato a farsi carico.

Dopo un breve periodo di sconforto, nel corso del quale pensa addirittura di abbandonare ogni forma di impegno attivo per dedicarsi esclusivamente alla ricerca teorica, è richiamata all'impegno militante dall'ondata di solidarietà internazionale prodottasi a seguito dello scoppio, in Spagna, della guerra civile (1936). Nell'agosto di quell'anno accorre in soccorso del legittimo governo repubblicano, ma è ben presto costretta a tornare e a recarsi in Svizzera per farsi curare, a seguito del peggioramento delle sue condizioni di salute. E proprio a questi anni risale la sua crisi religiosa, in senso cristiano, favorita dalla frequentazione del padre domenicano Perrin e di G. Thibon. Nel frattempo, nel 1938, scrivendo allo scrittore George Bernanos, che aveva appena pubblicato I grandi cimiteri sotto la luna così rivela i risvolti della sua partecipazione alla guerra civile spagnola: «Non amo la guerra; ma ciò che mi ha sempre fatto più orrore nella guerra, è la situazione di quelli che si trovano nelle retrovie. Quando ho capito che, malgrado i miei sforzi, non potevo fare a meno di partecipare moralmente a questa guerra, cioè di augurarmi ogni giorno, in ogni momento, la vittoria degli uni, la sconfitta degli altri, mi sono detta che Parigi per me era le retrovie, e ho preso il treno per Barcellona con l'intenzione di arruolarmi».

Scoppiato il secondo conflitto mondiale, Simone è costretta, a seguito dell'occupazione tedesca della Francia, ad emigrare con la famiglia negli Stati Uniti. Da qui si trasferirà successivamente in Inghilterra, dove entrerà a far parte del Commissariato per gli interni e il lavoro di "France libre" (l'organizzazione della Resistenza francese guidata dal generale De Gaulle). Di lì a breve però, a seguito dell'acutizzarsi della sua malattia, si spegnerà all'età di trentaquattro anni nel Grosvenor Sanatorium di Ashford (nel Kent), la sera del 24 agosto 1943. Era così finalmente approdata a quella tanto agognata "pace luminosa" che in alcuni indimenticabili versi così aveva suggestivamente evocato:

"L'alba e la sera sono soltanto errore
Se come una spada non penetra nel cuore
Una breve pace luminosa".