Università Roma Tre
Il contributo pone in luce le sfide che riguardano oggi l’educazione con e per la cittadinanza, in una prospettiva globale, in grado di interconnettere saperi e rappresentazioni del mondo, con l’obiettivo per ogni persona si saper esercitare un agire partecipativo e critico all’interno dei contesti di vita sociale. In questo senso la cittadinanza diviene mezzo e fine educativo che deve essere promosso a partire dai contesti di apprendimento cosiddetti non formali o informali, ma che necessita di essere intenzionalmente costruito all’interno della scuola, come ente privilegiato di educazione e formazione. A tal fine è opportuno lavorare non solo sui contenuti, le metodologie, i dispositivi educativi, ma in modo particolare sulla formazione di insegnanti “etici” e impegnati, non semplici riproduttori di un “curriculum ufficiale”, ma professionisti della relazione educativa e della comprensione umana.
Il contributo muove da una breve analisi delle criticità presenti sui diversi piani dell’esistenza umana, in cui sempre più gruppi sociali sono esclusi e vivono condizioni di marginalità e vulnerabilità. A partire da tale contestualizzazione si intende ragionare sul costrutto di vulnerabilità in una prospettiva pedagogica critica, al fine di decostruire pericolose visioni omologanti e stereotipate che rischiano di enfatizzare e riprodurre condizioni di esclusione, piuttosto che ripensare la vulnerabilità come atto politico e spazio del possibile. Si tratta di educare a uno sguardo profondo, attraverso il ripensamento delle parole e la costruzione di contro-narrazioni che supportano mondi trasformativi, attraverso cui “vedere con il cuore” e ridefinire lo spazio di azione della relazione di cura.