Attualità

29 maggio 2023

Piazza della Loggia, oggi come allora, nel nome dell’antifascismo

Piove la mattina del 28 maggio 1974 quando, alle 10.12, un boato lacera il cielo in Piazza della Loggia a Brescia. Una bomba con un chilogrammo di esplosivo, nascosta in un cestino dei rifiuti, esplode durante la manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista per rispondere allo stillicidio di attentati di destra avvenuti in città nei primi mesi di quell'anno.

Allo scoppio dell’ordigno, in sei muoiono subito, due invece dopo ore di agonia in ospedale. Le vittime sono Giulietta Banzi Bazoli, insegnante di francese, 34enne madre di tre bambini; Livia Bottardi, 32 anni, insegnante di lettere morta davanti al marito, Manlio Milani, che si era allontanato per salutare un amico (diventerà il presidente dell’Associazione familiari dei caduti di Piazza Loggia); Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica, e la moglie Clementina Calzari, 31 anni, anche lei docente; Euplo Natali, 69 anni, pensionato ed ex partigiano; Luigi Pinto, 25 anni, insegnante; gli operai Bartolomeo Talenti, 56 anni e Vittorio Zambarda, 60 anni.

È una strage fascista, lo si capirà subito, e tra i morti ci sono cinque attivisti della Cgil Scuola, il che rende la data del 28 maggio particolarmente sentita nella FLC CGIL e ancor di più nella sede bresciana dell’organizzazione che ogni anno ricorda in piazza quelle tragiche ore.

Quest’anno, a quarantanove anni dalla strage, la giornata di commemorazione è stata percepita molto intensamente come se fosse presente, tra i molti, la necessità mai come ora di testimoniare la radice antifascista della nostra Repubblica, la radice antifascista della nostra Costituzione, della nostra scuola. Un patrimonio che oggi, con una guerra in corso che non lascia intravvedere spiragli di tregua, con la corsa al riarmo, con i fremiti di nazionalismi e sovranismi, molti percepiscono come una ricchezza da rimettere al centro del proprio modo di essere cittadini e lavoratori. Perché quando Giulietta, Livia, Vittorio, Euplo, Bartolomeo, Clementina, Alberto, Luigi hanno deciso di partecipare alla manifestazione del 28 maggio 1974 indetta da CGIL-CISL-UIL e dal Comitato Unitario Antifascista in piazza della Loggia lo hanno fatto consapevoli del valore della loro partecipazione. Il manifesto recitava: MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA.

È importante oggi riconfermare questa loro consapevolezza per evitare letture della strage fascista che vorrebbero ridurla a uno fra gli episodi della violenza politica di quegli anni.

Sarebbe fare torto a loro e a quanti portano nel corpo e nell’animo il ricordo di quella bomba, esito di una violenza che in quegli anni attraversava Brescia in modo unilaterale con lo squadrismo davanti alle scuole e alle fabbriche, con pestaggi di studenti e operai che picchettavano a tutela dell’affermarsi della democrazia nei luoghi della vita civile, con attentati alle sedi dei partiti politici che esplicitamente si richiamavano alla Costituzione.

Definire ora l’antifascismo di allora come parte violenta di un atto di contrapposizione è disconoscere quanto nella loro esistenza di insegnanti e di lavoratori le vittime hanno promosso con il loro lavoro quotidiano, con l’impegno, con la passione civile e, dunque, risulta un gesto odioso, vile perché gratuito.

Antifascismo nella scuola era ed è il tentativo di promuovere il diritto allo studio che non è solo costruire le condizioni pratiche perché si possa esercitare, rendere esigibile ma, anche e soprattutto, la promozione della ricerca nell’ambito della conoscenza, la sollecitazione verso i saperi codificati e stratificati, la loro contestazione; è anche innamorarsi della conoscenza costruita nel confronto e nello studio; è saldare la conoscenza rinnovata a percorsi che promuovano una trama civile più ricca, capace di ri-conoscimento della diversità, capace di comprendere gli altri.

“Per questo ancora noi agiamo il nostro antifascismo. Per costruire un percorso di pace che non può dissaldarsi dalla giustizia, dall’uguaglianza. Per costruire una presenza sulla terra che ne riconosca l’unicità e la bellezza attraverso azioni politiche improntate al rispetto e ad una rivedibile idea di sviluppo che superi l’affermazione gratuita dell’ineluttabilità della classifica sociale tra primo e ...quarto mondo. Per cercare parole nuove con le quali prospettare un futuro possibile, attraente, inclusivo, ricco di sogni. Questo il peso che diamo alla nostra presenza oggi in piazza, una piazza antifascista, molti di noi, come allora, convocati dalla nostra militante coscienza”. Chiude così l’annuale testo di commemorazione a cura della FLC CGIL di Brescia. Oggi, come allora, antifascisti sempre.

L'autore

Manuela Colaps