È di nuovo l’8 marzo. Il mondo celebra ancora una volta la giornata internazionale dei diritti della donna e lo fa, di nuovo, in un mondo in cui la parità di genere non è ancora stata raggiunta. In un mondo ci cui la donna lotta ancora tanto per affermare sé stessa.
È di nuovo l’8 marzo, ma quest’anno le celebrazioni si svolgono in uno scenario diverso, inimmaginabile fino a poche settimane fa. Uno scenario in cui le donne si stanno rivelando sempre più protagoniste e determinanti.
Fino a poche settimane fa non avremmo mai pensato ad un’altra guerra. Eppure è accaduto. Guerra, una parola forte e femminile, eppure sempre stata specifica del maschio. Una parola che, però, di femminile ha tanto, forse troppo: perché se la storia ci ha insegnato qualcosa è che ogni guerra da sempre intensifica la disuguaglianza di genere e frena i diritti umani, anche quelli che sono stati duramente conquistati nel tempo. La guerra porta con sé morte, distruzione e violenza, anche violenza sulle donne.
C'è un'altra parola (guarda caso) femminile, che le si accompagna. Da sempre, infatti, in guerra le donne sono protagoniste di resistenza. E quest’8 marzo, più che mai, sono proprio le donne a raccontare la guerra e a fare la resistenza.