Attualità

07 marzo 2022

Essere donna oggi nella forza della Resistenza

È di nuovo l’8 marzo. Il mondo celebra ancora una volta la giornata internazionale dei diritti della donna e lo fa, di nuovo, in un mondo in cui la parità di genere non è ancora stata raggiunta. In un mondo ci cui la donna lotta ancora tanto per affermare sé stessa.

È di nuovo l’8 marzo, ma quest’anno le celebrazioni si svolgono in uno scenario diverso, inimmaginabile fino a poche settimane fa. Uno scenario in cui le donne si stanno rivelando sempre più protagoniste e determinanti.

Fino a poche settimane fa non avremmo mai pensato ad un’altra guerra. Eppure è accaduto. Guerra, una parola forte e femminile, eppure sempre stata specifica del maschio. Una parola che, però, di femminile ha tanto, forse troppo: perché se la storia ci ha insegnato qualcosa è che ogni guerra da sempre intensifica la disuguaglianza di genere e frena i diritti umani, anche quelli che sono stati duramente conquistati nel tempo. La guerra porta con sé morte, distruzione e violenza, anche violenza sulle donne.

C'è un'altra parola (guarda caso) femminile, che le si accompagna. Da sempre, infatti, in guerra le donne sono protagoniste di resistenza. E quest’8 marzo, più che mai, sono proprio le donne a raccontare la guerra e a fare la resistenza.

Le donne ucraine, che restano, per il loro Paese. Che donano il loro sangue ai soldati feriti, ma anche ai civili colpiti dagli attacchi. Che cuciono divise mimetiche e cucinano pasti caldi per l’esercito e per i volontari. Donne che combattono in battaglia, nella lotta clandestina*.

Ma non solo loro.

Le donne russe, che si uniscono per opporsi attivamente al loro governo e chiedono in accorati appelli la fine di questa guerra, anche e soprattutto per le loro sorelle ucraine.

Le donne afghane, che a sette mesi dalla presa del potere da parte dei talebani, portano avanti la loro rivoluzione silenziosa.

Le donne resistenti per una cultura di pace.

E se la storia ci ha insegnato che in guerra i corpi delle donne sono campi di battaglia, la resistenza di queste donne, la loro lotta, è e deve essere il punto di ripartenza per le lotte di emancipazione e libertà delle donne di tutto il mondo.

In un momento come questo, in cui siamo di fronte alla vera domanda, se il mondo sia o meno capace di prendersi cura di sé o è destinato a scomparire (e non solo per la guerra) essere donne di pace, avere la forza di resistere, continuare a proporre la cura del mondo, è l’unica vera strategia possibile, l’unica vera possibilità di guardare al futuro”, afferma Susanna Camusso, prima e finora unica segretaria generale donna della CGIL, dalla fine del 2010 all’inizio del 2019, e oggi responsabile delle politiche di genere e europee.

“Ovviamente in questo processo non si possono dimenticare i diritti, continua Camusso. La guerra distrugge e produce disuguaglianze e disparità di cui le donne sono le prime testimoni e vittime contemporaneamente. La forza delle voci di pace, che siano ucraine, russe, afghane, deve essere la forza trasformativa e di traino delle voci delle donne di tutto il mondo. Ogni 8 marzo. Ogni giorno”.

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*i dati ufficiali dell’Esercito Ucraino parlano del 15% di donne soldato, 36.000 impegnate attualmente nella guerra contro la Russia.

L'autore

Elisa Spadaro