Attualità

25 gennaio 2023

La memoria collettiva e l’educazione alla giustizia

Solo un anno fa su questa rivista parlavamo di corto circuito di memoria.

L’attualità ci dava modo di riflettere ancora una volta su questa data, il 27 gennaio, che sembra solo un altro giorno che si ripete ogni anno ma, come tutte le ricorrenze, ha valore se ricordato nel suo significato più profondo e reso vivo nella realtà odierna.

La memoria vacillava un anno fa e vacilla anche oggi. Vacilla quando ci voltiamo davanti ad una guerra, l’ennesima, che da un anno sta spazzando via interi quartieri, intere città, intere storie. Vacilla quando appoggiamo chi propone di istituire un blocco navale per proteggere il nostro paese “dall’ invasione” dei migranti. E vacilla anche nell'attualità "spicciola", quella che giornalmente ci piomba addosso, come l'episodio che è accaduto nella Capitale solo ieri, quando tra piazza Vescovio e il quartiere Trieste, ma anche a Talenti, Montesacro e al Tufello sono comparsi su saracinesche e segnali stradali adesivi raffiguranti Hitler con la storica maglia della Roma. "Una vera infamia - il commento su Twitter del sindaco di Roma Roberto Gualtieri - uno sfregio inaccettabile. Ci siamo attivati per la loro immediata rimozione. Vergogna per gli autori". Tra l'altro, la vicenda ci riporta indietro al 2017, quando alcuni tifosi laziali usarono sticker antisemiti contro i rivali della Curva Sud. In quell' occasione sulla maglia della Roma era stato applicato il volto di Anna Frank. Episodi che non fanno che farci riflettere sempre di più sull'importanza dell'esercizio alla memoria, della memoria collettiva, qualcosa di molto più grande di noi, che va oltre il Giorno della Memoria e che riguarda la parte più intima della nostra coscienza che, vacilla. Vacilla eccome.

Lo spunto per la riflessione di oggi ce lo offre Liliana Segre, che noi tutti conosciamo come testimone attiva della Shoah italiana, superstite dell’Olocausto e Senatrice a vita della Repubblica Italiana. Qualche giorno fa, a Milano, è stato inaugurato un tram della linea 9 dedicato alla Memoria, raffigurante una distesa di papaveri rossi simbolo di speranza e di rinascita, la cui fiancata riporta la scritta "27 gennaio - Giorno della Memoria" e "Memoriale della Shoah - Binario 21 - Stazione Centrale".

Una richiesta, appunto, di Liliana Segre, che ha voluto che il tram girasse per la sua città, per sensibilizzare i cittadini sulla giornata della Memoria e sull'esistenza del Memoriale. "Finalmente dopo tanti anni c'è un tram che gira per Milano - ha commentato Segre nel corso della presentazione delle iniziative organizzate a Milano per il 27 gennaio. Perché ho rotto le scatole e così prima di morire vedrò la mia Milano con il mio tram, che non posso più prendere perché ho la scorta e fra poco la smetterò anche di dare fastidio. Sono contenta, ma da quanti anni poteva esserci questo tram?".

La senatrice, infatti, chiedeva da anni la realizzazione di questo progetto e lo vede concretamente davanti ai suoi occhi solo adesso durante un sopralluogo fatto al deposito Atm, ora che non può nemmeno salirvi a bordo.

"È vero che non sono mai contenta - dice la senatrice a vita rispondendo bonariamente al sindaco di Milano, Beppe Sala, che l’ha punzecchiata dicendole che ha sempre qualcosa da criticare - ma è così quando uno è così vecchio come me e ha visto prima l’orrore e poi è arrivato a sentire che si nega addirittura".

Chiaramente la sua è una provocazione, che si percepisce chiaramente nelle sue parole. “Una come me ritiene che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella”, ha detto. “So cosa dice la gente del Giorno della Memoria. La gente già da anni dice basta con questi ebrei, che cosa noiosa, la sappiamo. Chi invece ha vissuto l’Olocausto, ha visto l’orrore non è mai contento ed è più noioso degli altri.

D’altra parte da anni intellettuali e politici discutono sulla ritualità di questa ricorrenza. Un dibattito insidioso, ma che richiama al rapporto tra storia e memoria, a non banalizzare il male delle stragi naziste e l’orrore delle persecuzioni e a rimemorizzare la Shoah. Ne parla David Baldini in un recente articolo pubblicato su Articolo 33 per Tempi Moderni in cui si addentra nel processo di ottundimento della coscienza collettiva e del conseguente degrado del ricordo, palesatosi dopo più di vent’anni di celebrazioni pubbliche e private, che avrebbero avuto l’effetto di snaturare la dimensione del “sacro”, di cui la Shoah - riconosciuta come la più grande grande tragedia del ventesimo secolo - è un riconosciuto caposaldo.

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“Il rischio è cancellare quello che è stato - afferma Baldini. Ma se il contrario di oblio non fosse memoria ma giustizia?”. E se è la giustizia il vero tema che può risvegliare la coscienza collettiva, che può salvare la memoria dall’oblio, cosa possiamo davvero fare? “Riproporre le tante questioni rimaste irrisolte nel secolo scorso, la prima delle quali è, oltre la Shoah, quella delle tante stragi naziste avvenute in Italia e in Europa, la gran parte delle quali rimaste senza colpevoli, propone Baldini. Esigere, senza alcuno spirito di faziosità o di vendetta, che si perseguano crimini pregressi, connessi al male assoluto, manifestatosi in modo dirompente nel secolo scorso: un obbligo morale e un dovere politico, ai quali non ci si può sottrarre.”

“Io voglio, noi vogliamo, soltanto giustizia”, diceva Primo Levi ai ragazzi nelle scuole. Forse è questo che dovremmo insegnare a chi può mantenere viva la memoria oggi: ad esercitare l’attitudine alla giustizia, in ogni contesto e verso ogni essere vivente. Forse, solo così la memoria collettiva può preservarsi e può continuare ad esser faro per l’umanità.

L'autore

Manuela Colaps

Allegati

Articolo David Baldini (.pdf, 371.5 KB)