Attualità

08 agosto 2021

“La nave dolce” portò a Bari un carico di umanità

“La nave dolce” portò a Bari un carico di umanità. Daniele Vicari, regista, sceneggiatore e scrittore italiano, diede questo titolo al suo documentario perché la nave Vlora aveva imbarcato tonnellate di canna da zucchero provenendo da Cuba. In Albania c’era ormai un liberi tutti dopo il crollo del regime di Enver Hoxha. L’8 agosto del 2001, nel porto di Durazzo, la nave fu assalita da chi cercava “Lamerica” vista nelle sfavillanti immagini televisive o, più semplicemente, da chi pensò di farsi un giro per provare l’esperienza di andare per qualche ora “in un altro mondo”.

Vito Leccese, allora assessore all’igiene della giunta Dalfino e ora capo gabinetto nello stesso comune di Bari, racconta con parole appassionate la sua esperienza vissuta in prima persona, e sembra di rivederla quella nave brulicante di uomini, donne, bambini attraccare lentamente al porto di Bari.

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La storia spesso ritorna, anche allora ci fu una disputa fra l’amministrazione, che riteneva di dover affrontare un problema umanitario e di accoglienza, e lo Stato che decise di affrontarlo come un problema di ordine pubblico. Le immagini dello stadio della Vittoria, ormai in disuso, e i viveri lanciati dagli elicotteri fecero il giro del mondo, e lo sdegno fu unanime.

Ma Bari, città da sempre aperta e accogliente, mostrò il suo volto migliore. Li vicino lo stadio c’è il cosiddetto villaggio Trieste, nato negli anni ’50 per un’accoglienza offerta  agli italiani provenienti dalla Grecia, dall’Albania, dalla Libia, dalla Dalmazia, dalla Turchia, dall’Istria e dalla Venezia-Giulia, così diversa da quella che oggi riserviamo ai richiedenti asilo provenienti da ogni dove. I nipoti di quegli esuli si presentarono davanti agli agenti dei reparti speciali che circondavano lo stadio chiedendo di poter entrare, avevano con loro acqua, pasta, pane. Focacce baresi contro le armi di uno Stato che aveva già dimenticato la sua storia.

La maggior parte fu riportata in Albania con l’inganno, credevano di volare alla volta di Roma. Molti riuscirono a fuggire, spesso accolti dalle famiglie baresi, diversi possono fortunatamente raccontare belle storie di integrazione.

Sono passati 30 anni da quel giorno. Da quel grande esodo che ha segnato per sempre la storia dell'immigrazione. Una ricorrenza che non potevamo non celebrare.

L'autore

Maurizio Lembo