Cultura

27 settembre 2022

Le conoscenze del saper fare: Il Capolavoro

Mettere il lavoro al centro del percorso formativo dei ragazzi del triennio della scuola secondaria di secondo grado. Questa l’idea che muove la realizzazione del ‘Capolavoro’, una selezione di proposte didattiche di supporto al docente della scuola secondaria di secondo grado. La raccolta, composta da tre volumi dedicati ognuno a un anno del triennio, è centrata sugli insegnamenti di letteratura e storia, ma è aperta al coinvolgimento di altre discipline e, lungi dal porsi come un sostituto ai testi in dotazione, vuole essere una fonte di spunto e approfondimento, un “suggerimento per lo sviluppo di percorsi personalizzati da parte degli insegnanti”. Il lavoro lega in modo inscindibile scuola, vita e società e caratterizzerà in modo dominante il futuro degli ancora studenti. Affidare al lavoro una posizione centrale è, prima di tutto, un modo per nobilitarlo. “Il lavoro non può essere proposto alla stregua di uno dei tanti temi, più o meno importanti, che oggi animano la scuola”, poiché è il “perno intorno al quale si polarizzano le conoscenze smembrate nelle singole discipline”, nonché chiave emblematica di lettura del passato. Partendo da questo principio l’impostazione dei tre testi non si prospetta come una semplice storiografia del lavoro, che racconta le trasformazioni della società in base ad esso, ma come “un atto dovuto alle generazioni passate e future” nel tentativo di proporre agli allievi una formazione autentica. Per gli studenti comprendere come funzionava e come era organizzato il lavoro nel passato, serve innanzitutto a rendersi conto dell’importanza che avrà il lavoro nelle loro vite, in quanto elemento imprescindibile della società. “L’uomo è libero quando, grazie alla cultura, ai saperi acquisiti, alla sua volontà, riesce a conciliare talenti e competenze e a realizzarsi sul lavoro”. Una formazione che tenga conto della dimensione del lavoro è funzionale, infatti, proprio a formare dei cittadini liberi, in grado di dialogare e di contrattare con i loro simili. E questo dovrebbe essere innanzitutto l’obiettivo della scuola.

Autori del testo sono Lidia Bellina e Sauro Garzi, che hanno lavorato rispettivamente come medico del lavoro presso il Dipartimento di prevenzione di Treviso e come insegnante di Lettere e Storia presso l’Itis ‘Leonardo da Vinci’ di Firenze. Ma, come gli stessi tendono a precisare, l’opera risulta il frutto di un ‘percorso collettivo’, merito di una ‘redazione allargata’, costituita da personale scolastico ed esperti di tematiche del lavoro, impegnati nella promozione di salute e sicurezza nelle scuole. La commistione del contributo di professionisti della scuola con figure di mondi extrascolastici ha allargato la prospettiva dei testi, al fine di proporre dei percorsi in grado di aiutare gli allievi nel loro percorso formativo. Il fatto che questo progetto sia il risultato di una attività collettiva è un rimando al suo senso intrinseco, quello di essere un invito alla partecipazione e al fare insieme.

“Di fatto noi siamo giunti alla società delle conoscenze separate le une dalle altre, separazione che ci impedisce di legarle, per concepire i problemi fondamentali e globali sia delle nostre vite personali che dei nostri destini collettivi [...] Orbene, il problema cruciale del nostro tempo è quello della necessità di un pensiero in grado di raccogliere la sfida della complessità del reale, cioè di cogliere le relazioni, le interazioni e le implicazioni reciproche, i fenomeni multidimensionali, le realtà nello stesso tempo solidali e conflittuali”. Questo estratto da La via di Edgar Morin, citato nella prefazione ai tre volumi, redatta da Giuseppe Bagni e Francesco Sinopoli, ben sintetizza la missione di quest’opera: il tentativo di superare la scissione dei saperi in favore di una fruibilità che sia funzionale per gli studenti a livello pratico. Il lavoro viene considerato un integratore di conoscenze. La sua natura trasversale e poliedrica, infatti, favorisce una visione organica e coerente di diverse discipline, permettendo anche di lasciarsi alle spalle, a livello didattico, quelle educazioni aggiuntive che, considerate come compartimenti stagni, risultano spesso dispersive: educazione alla salute, alla cittadinanza, ecc. Attraverso una visione più organica che la prospettiva sul lavoro può dare, si invita lo studente ad allontanarsi dall’approccio nozionistico alle discipline scolastiche verso un’apertura esperienziale, e questo può servire anche nei contesti di alternanza scuola-lavoro. Proprio quell’elemento da sempre assente nella storia della letteratura diventa centrale nel testo, perché riconosciuto come fattore cruciale nell’evoluzione dell’umanità, che ha connotato da sempre l’agire di donne e uomini. La dimensione del lavoro intesa come “saper fare” e il suo riconoscimento di elemento
imprescindibile per la vita dei singoli può fornire degli stimoli agli allievi anche nella strutturazione del loro “saper essere”, attraverso la messa a tema e il conseguimento di soft skill relazionali e di comunicazione, ma anche life skill, come autostima e senso di appartenenza.

I tre volumi si compongono complessivamente di quindici proposte didattiche, cinque per ogni anno scolastico del triennio, organizzate in moduli dall’andamento cronologico. Le proposte sono pensate per permetterne una libertà di utilizzo da parte degli insegnanti e si presentano volutamente non esaustive, per essere integrate dagli studenti stessi con ricerche individuali o di gruppo. Ogni tema è introdotto da una citazione, un autore o un documento, stimolo iniziale ad intraprendere il discorso anche in riferimento all’attualità. Nel
complesso ogni proposta è organizzata secondo degli elementi principali: titolo e sottotitolo, che connotano le particolarità del lavoro nel periodo considerato; principali fonti e documenti, riferiti ad autori già presenti nei manuali didattici, ma con una selezione più inerente alle
problematiche di interesse; luoghi e contesti emblematici, vero punto di partenza della proposta per comprendere la dimensione propria del lavoro in un periodo storico; indice tematico, con specifiche cronologiche sugli argomenti trattati; contenuti, con riferimento a testi specialistici, ma anche a materiale attendibile e verificabile reperito dalla rete; laboratori tematici, attività pensate anche in collaborazione con altre discipline e con il supporto di figure extrascolastiche. I materiali del volume non si esauriscono alla sola progettazione didattica, ma sono strutturati anche per la gestione delle proposte in classe e per la valutazione da parte del docente.

Allenare gli studenti a porsi domande: questo in ultima analisi il valore di una raccolta di testi come Il Capolavoro. L'utilizzo di brani meno conosciuti di autori che si studiano nel corso del triennio apre già inevitabilmente alla riflessione, così come il supporto di documentazione
storica inerente al tema del lavoro. Il contadino, il lavoratore salariato, il banchiere, il filatore di seta, il lavoro della donna. Altra particolarità del testo è la presentazione di mestieri emblematici, che aiutano gli studenti a una comprensione più accurata dell’evoluzione e delle problematiche relative al lavoro. Da evidenziare è l’attenzione al tema della sicurezza, che risulta trasversale alle quindici proposte didattiche. I rischi professionali vengono considerati in tutti gli ambiti del lavoro, così come l’evoluzione scientifica e lo sviluppo delle politiche di prevenzione. Il binomio lavoro-salute è, infatti, sempre attuale e un reale coinvolgimento degli studenti sui rischi professionali e sul diritto alla salute non potrà che essergli utile nelle possibili problematiche del loro futuro lavorativo.

Il titolo della raccolta è rappresentativo dell’intero progetto: Il Capolavoro fa riferimento all’omonimo racconto autobiografico dell’operaio scrittore Luigi Davì. Si tratta di una narrazione paradigmatica in cui la realizzazione dell’artigiano Alessandro Reffi di due pezzi al tornio rappresenta il passaggio epocale dalla cultura della piccola azienda al contesto della grande fabbrica, dove il protagonista spera di essere assunto consegnando proprio un lavoro fatto a regola d’arte. Il termine ha perso questo significato, tipico della cultura artigiana, di prova per il conseguimento della professione, ed è oggi usato come sinonimo di qualcosa di straordinario. In questo senso la scuola, intesa come progetto educativo, risulta un luogo congeniale alla creazione di opere eccellenti, di conquiste personali che rendano consapevoli gli studenti delle proprie capacità e li invoglino a continuare a realizzare capolavori.

 

Lidia Bellina e Sauro Garzi raccontano in un video come nasce il progetto del Capolavoro.

I tre volumi che compongono la raccolta sono disponibili sul sito www.edizioniconoscenza.it.

L'autore

Manuela Colaps