Politiche educative

05 ottobre 2021

Crocifisso nelle aule: la Cassazione dà alla scuola la responsabilità di mediare tra i diversi punti di vista senza imposizioni

La diatriba sull'esposizione del crocifisso nelle aule ha origini lontane, la norma che ne prevede la presenza risale al 1924 e non è mai stata formalmente abrogata, sebbene i principi sanciti dalla Costituzione ne indeboliscano fortemente il portato impositivo.

Previsto per legge ma non obbligatorio, il crocifisso fa ancora discutere, le tante sentenze che si sono succedute dal lontano 1988 hanno sostanzialmente confermato l'idea che il crocifisso esposto in classe non leda la libertà religiosa di chi professa un'altra religione oppure sia ateo.

Eppure i casi di docenti, genitori o associazioni che abbiano provato a metterne in discussione la presenza sono stati assai frequenti nel nostro Paese. L'ultimo risale al 2008, quando un  dirigente scolastico di un istituto  di Terni, aderendo alla decisione presa a maggioranza dagli studenti, ne aveva ordinato l'esposizione, sanzionando  il professore che lo rimuoveva sistematicamente all'inizio della sua ora di lezione. 

La sentenza del 9 settembre scorso segna un punto importante: affiggere la croce non può essere un atto impositivo e se il docente ha torto nel ravvedere in questo simbolo una limitazione della propria libertà di espressione e di insegnamento, tanto che ne può persino criticare pubblicamente la presenza, il dirigente che ne ha ordinato l'esposizione e poi sanzionato la rimozione avrebbe dovuto seguire un metodo dialogante. La sanzione disciplinare inflitta al professore è stata quindi annullata, la strada da seguire è il dialogo e la ricerca di soluzioni condivise. Alla scuola quindi viene affidata tutta la responsabilità di mediare un dibattito alimentato da visioni profondamente diverse: l'esigenza di una scuola laica da un lato, l'affermazione della cultura e della tradizione cattolica come componente integrante delle istituzioni.

E se nel 2003 Umberto Eco ci ricordava come generazioni di atei o repubblicani fossero cresciuti all'ombra del crocifisso e del ritratto del re,  è pur vero che il tema della laicità della scuola e dello Stato non è questione che può essere sottovalutata in un Paese in cui leggi di civiltà, come quella sul divorzio o sull'aborto, sono state tutto sommato conquiste recenti e  il crocifisso viene ancora strumentalmente brandito quale simbolo che distingue e divide noi e gli altri, siano essi quelli al di là del mediteranneo, dei confini della mascolinità, delle guerre, o del benessere.