Politiche educative

21 luglio 2021

Università e didattica a distanza: i limiti di uno strumento, i rischi di una generalizzazione

Ad un primo sguardo, l’università italiana ha attraversato brillantemente questi due anni di pandemia. Diversamente dalla scuola, è cioè sembrato che nelle università fosse andato tutto bene. A sospingere questa narrazione è stata l’autonomia, enfatizzata dal MUR, lasciando nei famosi DPCM amplissima libertà agli Atenei per individuare regole e soluzioni che ritenevano migliori. Così abbiamo avuto protocolli nazionali per scuole, bar, ristoranti, cinema, spiagge e ombrelloni, ma non per le Università. Ogni ateneo ha fatto scelte diverse, anche molto diverse, ma tutte apparentemente sono state buone, perché tutti così hanno voluto presentarsi, per non perdere iscritti.

La realtà è stata diversa.

La ricerca è stata sospesa o rallentata in molti settori. Le attività didattiche online hanno impattato non solo sulla vita sociale, ma anche sugli apprendimenti. Certo, l’università ha comunque reagito meglio e con maggior capacità rispetto alla scuola. Tre, credo, le ragioni di fondo. In primo luogo, per le caratteristiche stesse dell’università (strutture di formazione terziaria, rivolte a persone adulte, focalizzate sull’apprendimento). In secondo luogo, per le strutture e le capacità tecnologiche consolidate degli atenei. In terzo luogo, per la lunga esperienza di formazione a distanza, anche con codici e regole per gestire questa particolare modalità didattica.

In Italia esiste infatti un sistema universitario nazionale, con criteri e regole per l’accreditamento anche dei percorsi telematici. I limiti strutturali della distanza rendono infatti necessari affiancare alle lezioni online (in streaming o videoregistrate) altri strumenti didattici, interattivi, che permettono di rafforzare la motivazione, verificare dubbi e fissare gli apprendimenti. In questa direzione, ad esempio, si muovono le attuali linee guida per l’accreditamento di questi corsi (Anvur). Questa esperienza e questa consapevolezza, però, non è stata usata in questi due anni di emergenza. Il MUR e la CRUI hanno invece sostenuto un uso emergenziale e leggero della didattica online, configurando una nuova ed eccezionale modalità di insegnamento: la cosiddetta didattica blended. Una didattica che ha però forme e modalità confusive: una lezione in presenza, in streaming o registrata comporta infatti organizzazioni diverse. L’università è cioè consapevole delle potenzialità della didattica a distanza (perché la usa da trent’anni), ma ne ha conosciuto anche i limiti e proprio per questo ha previsto codici e forme per utilizzarla.

L’uso massiccio e prolungato di una didattica di emergenza, congiuntamente alla narrazione del tutto va bene, ha però sviluppato un equivoco: l’aspettativa errata che si sia di fronte ad un nuovo e rivoluzionario strumento di generalizzazione del sapere universitario, che si strutturerà in tutti gli atenei e a tutti i livelli universitari. Questa illusione prospettica sta sviluppando un enorme pressione in questa direzione. Una generalizzazione sregolata di queste diverse modalità, però, oltre a problemi in relazione ai diritti del personale, presenta il rischio ben più rilevante, sistemico, di una stratificazione dell’offerta universitaria (trasversale a quella che in questi decenni si è provato a sviluppare tra gli atenei, con l’autonomia competitiva delle università).

L’università che uscirà dalla pandemia, come la nostra società, potrà allora esser una realtà che mette a sistema diseguaglianze e divaricazioni, a partire da quelle di classe, o potrà provare a ridurle e superarle. Temo fortemente che la strutturazione della didattica a distanza negli atenei favorisca più il primo esito che il secondo. La FLC CGIL, come tutti i settori che hanno combattuto un modello competitivo di autonomia e di società, credo abbia il compito di approfondire questa discussione ed agire, con determinazione e coraggio, per contrastare questi rischi.

Abstract dell'articolo completo che trovate in allegato.

L'autore

Luca Scacchi

Responsabile Forum Docenti FLC CGIL