Il 2 agosto del 1980 ala stazione di Bologna 23 chili di esplosivo uccisero 85 persone e ne ferirono oltre 200.
È uno dei più gravi attentati verificatisi negli anni di piombo, insieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974, quello con il maggior numero di vittime.
Come esecutori materiali sono stati individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei armati rivoluzionari. Ma restano molte ombre e manca una piena verità, come chiedono da anni i familiari delle vittime e i superstiti.
«Quarantuno anni fa la città di Bologna e con essa la Repubblica vennero colpite al cuore - ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - un attentato dinamitardo, ad opera di menti ciniche che puntavano alla destabilizzazione della democrazia italiana, provocò una terribile strage in cui morirono donne e uomini inermi, bambini innocenti».
«I bolognesi e gli italiani - ha sottolineato Mattarella - seppero reagire con sofferto coraggio, offrendo solidarietà a chi aveva bisogno di aiuto, di cure, di conforto. Affermando un forte spirito di unità di fronte al gesto eversivo diretto contro il popolo italiano. Sostenendo nel tempo le domande di verità e di giustizia, che, a partire dai familiari, hanno reso la memoria di questo evento disumano un motore di riscatto civile e un monito da trasmettere alle generazioni più giovani». Il capo dello Stato ha voluto sottolineare come la Repubblica ha saputo respingere la strategia dei criminali, «difendendo i principi di civiltà conquistati con la lotta di Liberazione». Mattarella ha rinnovato la vicinanza dello Stato «a quanti sono stati colpiti negli affetti più preziosi da tanta ferocia, costituisce anche pegno per il futuro, affinché il patrimonio di valori e di umanità, che sta alle fondamenta della nostra società, sia percepito sempre più come un bene comune indivisibile».
Sono 85, tanti come le vittime, i sampietrini della memoria installati lungo il percorso che da Piazza Nettuno porta alla Stazione Centrale per ricordare le vittime. «Da quest’anno, sul nostro cammino, ci sono i sampietrini della memoria - ha commentato il sindaco della città Virginio Merola. Sono le targhette con i nomi delle vittime incastonate nella strada da piazza del Nettuno alla stazione. La memoria è un processo collettivo e va custodita aggiungendo con costanza elementi che la tengano viva. É significativo che questa installazione permanente, idea di Aldo Balzanelli, sia frutto del lavoro di tre associazioni - Cantiere Bologna, 6000Sardine e Cucine Popolari - con il coinvolgimento attivo e convinto del comune e dell’Associazione tra i familiari delle vittime. Questo si chiama impegno civico con le istituzioni sempre al fianco di chi ha subito lutti e lottato senza mai fermarsi per affermare verità e giustizia».
Elisa Spadaro