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L'abisso retributivo. I bassi stipendi dei docenti italiani

Il nuovo rapporto Ocse-Education at a glance 2023 conferma ancora una volta come le retribuzioni dei docenti italiani siano notevolmente più basse rispetto alle retribuzioni medie degli insegnanti europei di tutti i gradi di scuola, dalla scuola primaria alla scuola superiore.

Tali differenze si riscontrano tanto al principio quanto al culmine della carriera.

Per quanto concerne gli stipendi iniziali (Tab. 1), il differenziale maggiore riguarda gli insegnanti italiani della scuola primaria, il cui stipendio è inferiore del 6,6% rispetto a quello medio iniziale degli omologhi docenti europei. È invece inferiore del 2,8% rispetto ai docenti delle scuole medie e del 4,3% rispetto a quelli delle superiori. In termini monetari la differenza tra stipendi italiani e media europea è rispettivamente di 2.194 dollari nella primaria, 999 dollari nella scuola media e 1.538 dollari nelle superiori (l’Ocse, ai fini della comparazione, calcola gli stipendi in dollari americani, USD, a parità di potere d’acquisto).

Tab. 1

Le differenze retributive sono ben più evidenti se gli stipendi degli insegnanti italiani si confrontano direttamente con quelli dei colleghi dei singoli paesi europei più omogenei al nostro: la differenza tra lo stipendio di un docente italiano e un docente francese della primaria è di 1.630 USD (-4,9%); tra un docente italiano e uno spagnolo delle medie è di 14.458 USD (-40,7%); tra un docente italiano e uno tedesco delle superiori è di 45.694 USD (-128,9%), cioè lo stipendio tedesco è più del doppio di quello italiano.

Il divario registrato all'ingresso in servizio persiste e anzi aumenta nel corso della carriera. Basti pensare che la retribuzione media di un docente italiano al termine della carriera aumenta del 48,7% rispetto al livello di partenza, mentre in ambito europeo la media di incremento finale è del 67,6%. Questo perché a livello europeo gli incrementi retributivi nel corso della carriera non solo sono molto più consistenti ma sono anche più accelerati, per cui il culmine della carriera retributiva viene raggiunto molto prima che in Italia (mediamente dopo 25 anni in Europa rispetto ai 35 anni in Italia).

Lo stipendio al culmine della carriera (Tab. 2) di un insegnante italiano della scuola primaria è inferiore di 10.727 USD (-22,3%) rispetto a quello della media degli insegnanti a livello europeo dello stesso grado scolastico, è inferiore di 8.365 USD (-15,8%) rispetto a un docente della scuola media e di 8.368 USD (-15,1%) rispetto a un docente della scuola superiore.

Tab. 2

 

Anche in questo caso il confronto diretto tra le retribuzioni degli insegnanti dei principali paesi europei è molto eloquente. Se prendiamo il caso di un docente italiano della scuola media noteremo che al massimo della carriera è inferiore di 9.444 USD (-17,9%) rispetto alla retribuzione di un docente francese, di 18.510 USD (-35,1%) rispetto a un docente spagnolo e di 48.785 USD (-92,75%) nei confronti di un docente tedesco. Le medesime osservazioni si possono fare per gli insegnanti degli altri settori scolastici.

Restano le forti differenze retributive tra gli insegnanti di scuola primaria, media e superiore nonostante le modalità di accesso, a partire dai titoli di studio, e le condizioni di svolgimento della professione siano ormai del tutto equivalenti. E questo è un dato che accomuna in negativo l’Italia alla gran parte dei paesi europei.

Da ultimo si propone un confronto tra gli stipendi nazionali ed europei dei docenti espressi in euro e non in dollari (Tab. 3), ciò al fine di dare maggiore evidenza alle differenze esistenti tra le retribuzioni dei diversi paesi. Il confronto riguarda lo stipendio percepito da un docente della scuola media dopo 15 anni di servizio, che rappresenta con buona approssimazione la condizione retributiva media della categoria. La differenza retributiva di un docente italiano rispetto a un francese è di 4.208 euro (-13,2%), rispetto a uno spagnolo è di 9.491 euro (-29,9%) e, infine, rispetto ad un tedesco è di 41.725 euro (-131,9%), ovvero un tedesco percepisce più di due volte lo stipendio di un italiano.

Tab. 3

Il rapporto Ocse afferma che la retribuzione e le condizioni di lavoro sono importanti per attrarre, incentivare e trattenere insegnanti qualificati e di alta professionalità. Dai dati sopra analizzati emerge come in Italia in questi anni ci sia stata ben poca attenzione da parte dei decisori politici per motivare e valorizzare il personale docente che rappresenta la risorsa primaria per assicurare al Paese un’istruzione di qualità.

È vero che le diverse crisi che si sono succedute in questi anni (dall’emergenza covid al conflitto ucraino) hanno fortemente ridotto le disponibilità economiche degli Stati europei ma è pur vero che alcuni di essi più oculatamente, proprio nella prospettiva di una ripresa economica e del superamento dei divari sociali, abbiano continuato a privilegiare gli investimenti sui docenti e più in generale nell’istruzione. Non a caso, è sempre l’Ocse a certificarlo, negli anni che vanno dal 2010 al 2022 in alcuni Paesi europei gli stipendi dei docenti sono aumentati (Germania, Francia…), in altri no, anzi in rapporto all’inflazione sono diminuiti (come in Italia).

La prossima legge di bilancio sarà un banco di prova fondamentale per il Governo per dimostrare che si intende cambiare rotta nei confronti del personale della scuola (docenti, educativi e ata), assicurando quei finanziamenti necessari a recuperare il divario rispetto all’Europa o, quanto meno, a garantire la tutela del potere d’acquisto dei salari fortemente compromesso dall’inflazione. Quale occasione per il Ministro Valditara di passare dal rispetto predicato a quello praticato? Il primo passo è il rinnovo contrattuale relativo al triennio 2022-2024.