La rivista

Politiche educative

Orientamento scolastico, professionalità docente e tutor

La complessiva impostazione dell’azione di governo e, in particolare quella del Ministro Valditara, rispetto al sistema di istruzione, si caratterizza in modo fortemente ideologico. Molte delle iniziative recentemente intraprese, sia sul versante contrattuale che su quello ordinamentale, introducono novità finalizzate a trasformare la visione e la funzione della scuola, la costruzione dei rapporti tra le professionalità del sistema educativo e quindi, principalmente, la ridefinizione della professionalità docente. È il caso, ad esempio, della repentina istituzionalizzazione delle figure di “tutor” e “orientatore”, realizzata al di fuori e a prescindere dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e, certamente, ignorando qualunque contributo proveniente dalla comunità pedagogico-professionale.

Con la pubblicazione delle Linee guida sull’orientamento, adottate con il Decreto Ministeriale 328/2022 e con la Circolare 958/2023, ha preso forma l’iniziativa governativa in attuazione della Riforma 1.4 – Missione 4 – Componente 1 del PNRR. Si tratta di una operazione che dal punto di vista pedagogico e professionale, oltre che da quello economico e contrattuale, mostra molte incongruenze, a partire proprio dai contenuti dei decreti e della circolare applicativa.

Le novità introdotte e la figura del “tutor”

Le nuove linee guida prevedono, a partire da quest'anno scolastico, 2023-2024, la realizzazione di moduli di orientamento nella scuola secondaria. Nel primo grado si tratta di moduli di almeno 30 ore, anche extra curriculari, per anno scolastico e in tutte le classi, mentre le scuole secondarie di secondo grado attivano i moduli con le stesse modalità solo nelle classi prime e seconde. Per gli studenti delle terze, quarte e quinte bisognerà prevedere, invece, moduli curriculari. Su questa differenza si inserisce, per volontà del legislatore, l’introduzione della figura del tutor. Infatti, per il Ministro Valditara, nell’ottica di avviare la graduazione e la differenziazione stipendiale tra gli insegnanti, diventa funzionale l’introduzione di questa ulteriore specificazione della professionalità docente e soprattutto, diventa necessario rappresentarla come un elemento aggiuntivo da retribuire in modo “visibile”. Appare evidente il portato demagogico dell’operazione comunicativa sull’opinione pubblica e in particolare sui genitori degli studenti. Con uno stanziamento nazionale pari a 150 milioni di euro, è attribuita al docente tutor una remunerazione annua lorda compresa tra un valore minimo pari a 2.850 euro e un valore massimo pari a 4.750 euro e al docente orientatore una remunerazione compresa tra un minimo di 1.500 euro e un massimo di 2.000.

L’attività del docente tutor si svolge nel secondo biennio e dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, per raggruppamenti costituiti da un minimo di 30 studenti fino a un massimo di 50 studenti in connessione con un docente orientatore per ogni unità scolastica. Per ciascun istituto, tra la fine dell’a.s. 2022/23 e l’avvio dell’a.s. 2023/24, è stato individuato un numero minimo di docenti che, a partire da un’adesione volontaria, sono stati successivamente avviati alla formazione di venti ore organizzata da INDIRE. Alla conclusione della formazione, nel periodo settembre-ottobre 2023, sempre nel rispetto delle prerogative degli organi collegiali (Collegio dei docenti), il dirigente scolastico “procederà alla nomina dei docenti tutor e del docente orientatore per l’anno scolastico 2023/2024, in base a quanto previsto in relazione alle figure funzionali al Piano Triennale dell’Offerta Formativa”.

Da qui in avanti, per settimane, si è aperta una querelle a distanza tra il Ministro e la FLC CGIL: l’uno sosteneva la perentorietà delle risorse e dei numeri individuati dal decreto e l’altra ribadiva il primato del Collegio docenti nella predisposizione delle attività didattiche (individuazione dei colleghi, numerosità dei gruppi di alunni, ...). La questione si è risolta a gennaio 2024 con la definitiva entrata in vigore del CCNL 2019/21 che prevede che vengano ricondotte al FMOF tutte le risorse disposte con specifiche disposizioni di legge destinate a remunerare le attività del personale scolastico.

Non si tratta, però, solo di una vertenza da rinchiudere nell’alveo contrattuale/retributivo: in gioco c'è il valore della professionalità docente in rapporto con le disposizioni normative, la collegialità e la libertà di insegnamento.

I rischi del sistema

Le nuove linee guida sull’orientamento, con l’introduzione di queste figure, di fatto, ci mettono di fronte a rischi di natura professionale, didattica e organizzativa, oltre che a una concreta limitazione della libertà di insegnamento assicurata dall’art. 33 della Costituzione, in considerazione, soprattutto, dell’elezione di un modello pedagogico unico basato sulla personalizzazione degli apprendimenti.

Dal punto di vista organizzativo e didattico, si tratta di un modello che si sovrappone all’attuale impostazione delle scuole, fondata sulla corresponsabilità dei consigli di classe e dei rispettivi coordinatori. L’attività di programmazione e verifica, l’attenzione allo sviluppo degli studenti, nella collettività dei percorsi e nell’individualità delle diverse modalità di crescita e apprendimento, si basano sul nucleo primario del gruppo classe, non tanto sulla esaltazione individualistica dei “talenti” di ciascuno. Pertanto, l’istituzione di un tutor per classe sarebbe stata una proposta già più coerente con l'impianto pedagogico, didattico e organizzativo della scuola. Secondo l’impostazione proposta dal decreto, invece, ciascun tutor dovrebbe seguire gruppi tra 30 e 50 alunni, sovrapponendosi pericolosamente al lavoro dei consigli di classe, perdipiù con una efficacia discutibile sul singolo studente, vista la grandezza dei gruppi. Si produce inoltre l’effetto di frammentare l’azione formativa nel suo complesso; infatti, poiché i moduli di orientamento previsti dalle linee guida saranno curriculari, si potrebbero ipoteticamente proporre a ciascuno studente o studentessa percorsi diversi rispetto alla classe di appartenenza che, potrebbe non essere interamente coinvolta. Un doppio pericolo, quindi, in due direzioni diverse: scarsa efficacia di orientamento del singolo studente e frammentazione dell’apprendimento dei gruppi classe.

Il punto di partenza dovrebbe essere, invece, il recupero delle diseguaglianze a partire dall’approccio didattico disciplinare e interdisciplinare e laboratoriale, con una attenzione all’orientamento che mantenga la collegialità dell’insegnamento e una visione sociale e collettiva dell’imparare, attraverso percorsi di apprendimento che devono rimanere collaborativi e solidali. Addirittura, andrebbe affrontato il tema in modo trasversale almeno a partire dal primo biennio del secondo grado, se non dalla scuola secondaria di primo grado[1], e valorizzata la funzione formativa generale, mentre questo progetto sull’orientamento si rivolge solo all’ultimo triennio scolastico.

I compiti previsti per il docente tutor, propri della professionalità di tutti i docenti della scuola, dovrebbero ricadere nell’ambito dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e nelle prerogative esclusive degli organi collegiali, protagonisti nella definizione delle priorità organizzative, frutto delle scelte didattiche dei collegi dei docenti e dei consigli di classe. Sarà necessario incardinare con attenzione queste funzioni nel più complesso quadro della professionalità docente, nella intrinseca capacità di orientamento e tutoraggio che ogni insegnante esercita. Se volessimo acquisire queste figure nell’ambito del contesto descritto, cioè nel rispetto dell’autonomia scolastica, delle prerogative degli organi collegiali e della libertà di insegnamento, dovremmo consentire a ogni scuola di poter progettare con cura e intelligenza la definizione degli incarichi per  tutor e orientatori, valutando i tempi e le modalità degli interventi, evitando che si creino figure estranee al lavoro collegiale e che si sovrappongano, ad esempio, al lavoro già realizzato dai coordinatori di classe o dai tutor dei PCTO. Solo così tali figure potrebbero essere acquisite all’interno dell’attuale funzionamento delle scuole, rispettando la loro libertà didattica e progettuale.

Le scelte del Governo e la deriva culturale

Al momento registriamo una forte componente ideologica nelle scelte dell'esecutivo. Il nucleo fondante di queste Linee guida per l’orientamento, come dicevamo sopra, è comune alle altre riforme recentemente avviate: la filiera tecnologico-professionale, il liceo del made in Italy, e la prossima riforma dei tecnici e quella già realizzata dei professionali. La deriva culturale che appartiene alla narrazione liberista mainstream e che si attaglia perfettamente all’impostazione autoritaria tipica del governo Meloni e del Ministro Valditara, propone la semplicistica ricetta di un contrasto alla dispersione scolastica attraverso l’orientamento guidato dalla personalizzazione e attraverso un modello di scuola diminuita nella durata, che canalizzi verso gli ITS e non verso l’università, che offra meno ore di formazione generale e più PCTO e apprendistato.

Viviamo questi anni di ideologia neoliberista in cui studentesse e studenti diventano il prodotto di una filiera, rappresentano “risorse umane” o “capitale umano”, ignorando che i processi di formazione e istruzione dei singoli si accompagnano adattando didatticamente, ai tempi e agli stili di ciascuno, i medesimi traguardi (quelli che ci impone la Costituzione). Ciò avviene anche mediante un luogo dell’apprendere che è il gruppo classe, un soggetto collettivo, in cui le capacità dei singoli si potenziano e dove l’interazione (e l’inclusione) è più significativa dell’inclinazione.

Come FLC CGIL, in questi tempi complicati, tra gli altri numerosi compiti, consideriamo centrale quello di dare ancora senso al valore della solidarietà: nel declinare le modalità di apprendimento, nella riscoperta della collegialità e nella difesa del valore unitario e unificante del sistema nazionale di istruzione. Per questo motivo, tutto si tiene: dal contrasto alla deriva dell’orientamento personalizzato, alla denuncia della privatizzazione dalla scuola pubblica, alla ricomposizione della funzione nazionale del CCNL, alla lotta chiara e forte al progetto di autonomia differenziata. Su questi valori si fonda la nostra azione e, con certezza, non ci fermeremo.


[1] Si veda quanto espresso nel parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione in data 28 marzo 2023