"Lo sai cosa vorrei?"
"Che cosa?" io gli domando.
"Un giorno della mia infanzia".
Elio Vittorini

"La casa nel bosco", di Vincenza Fanizza, arriva dopo "L'isola di Martina", ed è ambientato ancora in quei luoghi, "su quell'isola" che siamo abituati a pensare come l'isola che non c'è, ma che in questo caso c'è ed è, per Martina, l'isola d'Elba, ma che per tutti noi è quel luogo caro in cui abbiamo avuto l'onore di trascorrere l'infanzia.

Leggi "L'isola di Martina, il racconto di un viaggio"

Questa volta è Martina, ormai cresciuta e diventata una bellissima adolescente, la voce narrante. Ci racconta del ritorno all'Elba, delle passeggiate, del "sentiero dei profumi", della "spiaggetta" ma anche delle scorpacciate di more, del vento e dei colori: di tutte quelle cose certe che si ritrovano nel posto sicuro, il posto che ritrovi anno dopo anno e non cambia mai, anche se cambi tu. Ma ci racconta anche dell'isola in inverno, in primavera, dello strano silenzio che la circonda, del lento andare così diverso dall'estate. E poi, del ricominciare.

Eh già, perché da sempre l'isola è una metafora. Di cosa? Della vita. "L'isola sembra la forma perfetta per distillare in esperienza unica ed eccezionale l'essenza della vita. Dunque le isole possono essere luoghi ideali, creati da tradizioni e culture e universalmente riconosciuti come tali, o mondi privatissimi in cui leggere soprattutto se stessi e costruire il rapporto con gli altri e con la natura". Ma l'isola qui c'è, nella concretezza ma anche nella poesia delle parole di un'adolescente, Martina; l'isola c'è nei paesaggi e nelle storie, nella acque cristalline, nei posti segreti, nel respiro del mare, nel vento che quasi ci spinge ad andare, a tornare.

"Si respirava uno strano silenzio dappertutto. Un silenzio salmastro musicato dal Mare e dal Vento, padrone assoluto dell'isola. Un respiro lento e profondo. Un richiamo ancestrale di un tempo senza inizio, che ti penetrava nel corpo e nella mente".