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11 novembre 2021

Il lavoro agile di Mario, il re dei virus e il Ministro Brunetta

Mario era un dipendente pubblico, che lavorava tutti i giorni nel suo ufficio.

A marzo 2020 scoppia una pandemia mondiale per colpa del Re dei virus (aveva la corona!) e Mario deve iniziare a lavorare da casa tutti i giorni. Periodo iniziale di assestamento, complicato il giusto, superato, per poi arrivare a lavorare in maniera ordinaria in un luogo che non fosse l’ufficio. In tutto quel trambusto, Mario lavorava in un luogo diverso dall’ufficio a proprie spese, bollette più alte, computer e telefono di sua proprietà, connessione internet…ma non si lamentava più di tanto: del resto, fuori c’era la pandemia!

Da luglio 2020 le cose migliorarono un pochino, il Re dei virus era diventato Principe anche se non si sapeva per quanto tempo, e Mario aveva avuto il permesso di andare un po’ in ufficio e un po’ no, e continuava a lavorare, raggiungendo buoni risultati. Beh sì, lo dicevano tutti che Mario sapeva lavorare bene, anche in luoghi che non fossero l’ufficio, o forse anche meglio! Lo dicevano tutti, persino il Ministro Brunetta

Nel frattempo, il Governo teneva sott’occhio la situazione e da marzo 2020 aveva decretato lo stato di emergenza. Prima fino a luglio, poi fino alla fine del 2020, quindi a dicembre 2021. Era chiaro a tutti: il 31 dicembre 2021 sarebbe finito lo stato di emergenza per il lavoro nella Pubblica Amministrazione!

E fu così che gli enti pubblici iniziarono a lavorare ai loro piani di rientro ad un’attività ordinaria, chi più e chi meno, chi in maniera più lungimirante e chi meno, ma sicuri del loro orizzonte temporale: 31 dicembre 2021. Avevano imparato tante cose in quel periodo. Mentre si discuteva su come metterle a frutto, in modo da migliorare la qualità di lavoro e di vita dei dipendenti e dei servizi ai cittadini, il Ministro Brunetta a ottobre 2021 decise, dopo mesi di sconclusionate interviste, di pubblicare un decreto ministeriale: nei mesi di novembre e dicembre 2021, tutti i Mario avrebbero dovuto lavorare prevalentemente in ufficio.

Gli enti pubblici, nel panico, invece di attrezzarsi per l’organizzazione futura del lavoro (agile e non) dal 1° gennaio, dovettero mettersi nel giro di pochissimo tempo a testa bassa ad organizzare i 43 giorni lavorativi di novembre e dicembre: più presenza, o forse no, tensione tra i dipendenti, tensione tra i dirigenti, personale spostato a lavorare sui piani di rientro da un giorno all’altro, giornate di lavoro pubblico usate quasi soltanto per gestire il lavoro di tanti Mario per 43 giorni. 

Del resto se come dice il neo premio Nobel per la Fisica Giorgio Parsi anche organizzare un tavolo di 12 persone per un matrimonio rispettando i vincoli di compatibilità fra gli invitati è un “sistema complesso” che richiede fino a 10 miliardi di possibili diverse sistemazioni, immaginate cosa possa voler dire organizzare un rientro improvvisato in ufficio di milioni di lavoratori pubblici tutti insieme, nel rispetto delle misure di sicurezza che la pandemia ancora impone e delle “condizionalità” del decreto del Ministro.

Il Ministro dimenticò peraltro di inviare in tempo le linee guida che lo stesso decreto prometteva, generando il caos generale.

Tutto andò per il meglio perché alla fine Mario sapeva lavorare bene, e saper lavorare bene è un po’ come andare in bicicletta, una volta imparato non si scorda mai. Solo che un percorso ad ostacoli, le ruote sgonfie e il manubrio disallineato fanno venire voglia di scendere da quella bicicletta.
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*Questa, cari lettori, anche se può sembrarlo, una favola non è. Mario, così come tutti i lavorarori della Pubblica Amministrazione, viene avvertito il 15 ottobre scorso del suo imminente rientro in presenza al lavoro, con un decreto del Ministro della Funzione Pubblica che si rivolge in modo univoco a tutti i settori e a tutti i lavoratori della Pubblica Amministrazione, senza quindi tener conto della enorme varietà delle forme assunte dal lavoro pubblico, generando un vero e proprio caos. Questo, ovviamente, accade anche dentro l'Istat, dove, in pochissimo tempo, molto lavoro è stato fatto, ad esempio, per chiarire e definire le modalità di continuazione del lavoro agile dopo il 31 ottobre, ritenendo fuori discussione il rientro generalizzato di tutti in presenza, nel rispetto delle misure di sicurezza. Ma molto ancora si deve fare.

Vi invitiamo a leggere, in merito a questo, l'articolo di Lorenzo Cassata, ricercatore dell'Istat e responsabile nazionale del Comitato di Ente FLC CGIL, sui meriti e le potenzialità del lavoro agile a partire proprio dal caso dell'Istat.

*nota della redazione

L'autore

Roberta Varriale