Il 19 gennaio 2022 il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta ha mandato una lettera a 3,2 milioni di dipendenti pubblici per presentare il Piano strategico per la valorizzazione e lo sviluppo del capitale umano della PA e promuovere alcune iniziative di formazione rivolte specificamente al personale della Pubblica Amministrazione. Non mi soffermo sulle obiezioni – che pure ritengo molto rilevanti – già sollevate e approfondite in altri contesti in merito ai dubbi sul mancato rispetto della privacy (risulta a dir poco anomalo ricevere comunicazioni ufficiali sulla propria posta elettronica privata invece che su quella istituzionale) e sulla promozione di percorsi formativi messi a disposizione da grandi attori privati come Tim e Microsoft.
Il Ministro inizia la sua lettera precisando che la Pubblica amministrazione “è il perno della ricostruzione del Paese e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza individua nelle persone, prima ancora che nelle tecnologie, il motore del cambiamento. L’innovazione si produce con le conoscenze e le competenze che già possedete e con quelle, anche tecniche, organizzative e manageriali, che le transizioni amministrativa, digitale ed ecologica richiedono di acquisire”.
Come lavoratrici e lavoratori Istat - l’ente di ricerca vigilato dal Ministero della Funzione Pubblica che è anche il principale produttore della statistica ufficiale del nostro Paese - l’innovazione, la formazione e il continuo aggiornamento delle competenze sono sempre al centro delle nostre attività, sia quando ci occupiamo di analisi e ricerca per migliorare l’informazione statistica, sia nelle attività ordinarie di raccolta dati, produzione e supporto agli enti Sistan. Con amarezza abbiamo constatato che, nonostante la grande enfasi data alla conoscenza, il Governo nell’ultima legge di bilancio ha completamente dimenticato di garantire la valorizzazione del personale di tutti gli enti pubblici di ricerca: in particolare, pur avendo destinato importanti risorse per il rinnovo contrattuale e gli avanzamenti di carriera del personale degli enti vigilati dal Ministero dell’Università e della Ricerca, nessuna risorsa è stata prevista per tutti gli altri enti di ricerca vigilati da Ministeri diversi. Si tratta di lavoratrici e lavoratori altamente specializzati e fortemente motivati, che ogni giorno forniscono con competenza e passione servizi di assistenza tecnica, ricerca e innovazione al Paese in diversi ambiti, dalla salute (l’ISS – Istituto Superiore di Sanità), all’energia (l’Enea – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), l’ambiente (l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) o l’agricoltura (il Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), solo per fare alcuni esempi.
Al di là dei proclami e delle lettere “motivazionali”, il Ministro Brunetta dovrebbe quindi farsi garante di questo importante settore del lavoro pubblico (a partire dall’Istat che è di sua sua diretta competenza): è il momento di definire una governance unitaria per il sistema degli EPR e di individuare le risorse adeguate per la piena valorizzazione di tutto il personale della ricerca.