Sono stato componente e coordinatore della RSU dell'Università di Macerata per due mandati. Erano gli anni di Brunetta, dei fannulloni... Mi ricordo che un Rettore nel corso di una trattativa ci disse che le nostre richieste erano quelle di privilegiati, rispetto a ciò che c'era nel mondo là fuori. Pagelline, classifiche, risorse sempre in diminuzione: si trattava di trattare o di mendicare? Insomma, fare attività sindacale in un contesto politico, sociale e culturale del genere poteva essere considerata una sfida improponibile. Credo che la prospettiva secondo cui abbiamo agito sia stata l'unica possibile e fattibile: dimostrare alla nostra controparte che agire con equità e giustizia nei confronti del personale fosse la scelta migliore per tutti. È evidente che abbiamo dovuto subire molto, il manico del coltello della normativa stava in larga parte non nelle nostre mani. Ma credo che siamo riusciti a imporre il valore del lavoro come strumento per l'andamento proficuo dell'attività dell'Ateneo. E a ottenere i conseguenti risultati a favore del personale.
Condizione essenziale per questo è stata l'unità di posizioni che siamo riusciti a creare all'interno della RSU, a prezzo di confronti anche duri. E posso dire che noi della FLC CGIL, con i nostri tre rappresentanti su sei, abbiamo fatto la parte trainante dentro e fuori la RSU: sui diritti non si arretra e si cerca sempre di ottenere il massimo possibile.
Per questo motivo il voto alle elezioni RSU per le candidate e i candidati FLC CGIL è importante, oggi come e più di allora. Quel clima di qualche anno fa è addirittura peggiorato, e va combattuto ovunque, a partire dai luoghi dove ciascuno di noi vive. Perché al Rettore che apostrofava le nostre richieste come un lusso, la risposta è nel lavoro quotidiano che fa andare avanti la macchina. La giusta ricompensa è un diritto, non un privilegio.