Attualità

25 ottobre 2021

Francia: passa la legge Rilhac

“Cosa chiedono i dirigenti scolastici?”, si chiedeva retoricamente il ministro francese dell’Istruzione Blanquer aprendo la seduta del Senato dedicata all’approvazione della legge Rilhac. “Chiedono che venga dato loro il vantaggio dell’autonomia di poter prendere decisioni” ha affermato, dinanzi allo stupore dell’opposizione. La consultazione ministeriale del 2019 aveva mostrato che, in realtà, i dirigenti scolastici francesi non vogliono un nuovo statuto delle loro funzioni ma più mezzi materiali, più risorse, per fronteggiare le enormi difficoltà delle scuole. La legge Rilhac propone esattamente il contrario, ed è per questo che è stata giudicata dai socialisti e dai senatori di Melenchon una grossolana scopiazzatura della legge Renzi 107 del 2015, la famigerata Buona scuola. La legge, tuttavia, è passata col voto favorevole del partito macroniano e delle destre.

La senatrice socialista Marie Pierre Monier ha tenuto testa al ministro Blanquer: “quando si attacca la funzione profonda dei dirigenti, si rimette in gioco la stessa visione della scuola. È sulla base dei limiti delle nostre scuole che si risponderà alle loro attese non aumentando un rapporto di autorità. Ciò che i dirigenti vogliono è di essere sollevati dalla pesantezza dei loro compiti burocratici e amministrativi. E su questo punto, la legge Rilhac fornisce poche risposte concrete”. Per il senatore comunista Brulin, “è inquietante l’equivoco per cui si dice che i dirigenti non esercitino l’autorità gerarchica. Il lavoro in equipe è un atout: il dirigente deve restare un pari tra pari, e non divenire un gestore burocratico”. Il senatore De Marco, dei Verdi-ecologisti, accusa: “affidando ai dirigenti scolastici compiti supplementari senza alcun coordinamento funzionale, si rischia di aggravarne il lavoro quotidiano. Il Presidente della Repubblica annuncia una sperimentazione, in 50 scuole di Marsiglia, per il reclutamento degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici. Così, il dirigente diventa pure un capitano d’impresa. La filosofia qual è? I problemi della scuola si regolano attraverso l’autorità. Ma noi pensiamo al contrario che essi si risolvano mediante la collegialità. Questa miope visione autoritaria (che ricorda quanto accaduto in Italia con Renzi nel 2015), verticale, manageriale e di corto respiro di Macron è proprio ciò che non vogliamo”. A destra, ovviamente, i commenti sono stati diversi e contrari. Il senatore macroniano Brisson sostiene che “per noi, l’autorità funzionale rappresenta l’apporto maggiore di questo testo di legge, la sua colonna vertebrale. Il Senato l’ha introdotta e l’Assemblea nazionale l’ha mantenuta”. Il senatore lepeniano Vial, felice per la torsione autoritaria anche nelle scuole, prende come esempio il direttore di un’orchestra necessario ai musicisti per produrre una musica armoniosa.

Comunisti, socialisti e verdi avevano presentato una mozione per la cancellazione dell’articolo sull’autorità funzionale nel testo e avevano proposto di aggiungere la frase: “il dirigente scolastico non esercita l’autorità gerarchica sugli insegnanti della sua scuola”. La maggioranza e le forze di destra hanno naturalmente votato contro questa proposta di emendamento. Nell’articolo 1 della legge Rilhac si scrive che il dirigente scolastico “trae beneficio da una delega di competenze dell’autorità accademica per il buon funzionamento della scuola che dirige. Dispone di un’autorità funzionale nel quadro dei compiti che gli sono assegnati”. L’articolo 2 precisa che il dirigente “partecipa all’inquadramento e alla buona organizzazione dell’insegnamento di primo grado”. Può essere incaricato delle missioni relative alla formazione. L’insieme di queste missioni è definita nel corso di un dialogo di due anni con l’ispettore accademico. Il dirigente propone all’ispettore le azioni di formazione specifica nella sua scuola. E infine, i dirigenti possono sempre essere nominati anche senza averne fatto richiesta. L’ultimo articolo, il 3, è quello che più ha fatto discutere. Si tratta di sapere chi assumerà l’incarico di una eventuale assistenza amministrativa. Il governo aveva depositato un emendamento in cui si proponeva che fosse lo Stato o la collettività locale. Il Senato ha imposto che debba essere unicamente lo Stato.

La legge Rilhac mette fine ad un sistema messo in opera da Jules Ferry per le scuole primarie. A differenza del secondo grado ereditato dai licei napoleonici con un capo alla guida, Ferry volle fare delle scuole primarie piccole repubbliche che producono democrazia. Per questa ragione, aveva messo alla guida un collegio di docenti con un direttore che lo rappresentava. È proprio questa costruzione democratica che è stata smantellata. Al posto di una gestione collettiva della scuola si introduce un capo che detiene l’autorità su tutto, didattica, disciplina, gestione burocratica e amministrativa. E infine il dirigente ha persino il potere di valutare gli insegnanti, e se non lo dovesse fare, l’ispettore accademico potrebbe tranquillamente sostituirlo, con tutto quel che comporta sulla reale autonomia del dirigente. Insomma, come avvertono le opposizioni, si tratta di un vero e proprio Far West nelle scuole primarie francesi, nelle quali la gerarchizzazione delle funzioni prevede un “dirigente-sceriffo” che risponde ad un’autorità superiore incarnata dall’ispettore ministeriale, e che considera gli insegnanti dei sottoposti da giudicare, pena la sua sostituzione.

Tutti i sindacati si sono opposti contro questa vera e propria vergognosa torsione autoritaria nelle scuole primarie. Per il Snuipp-FSU, principale sindacato delle scuole primarie francesi, si tratta di un tradimento: “nella prima stesura della legge c’era scritto che il dirigente non avrebbe assunto funzioni autoritarie, non avrebbe costruito ruoli gerarchici nella scuola. Si rischia così di passare da un sistema collettivo a un funzionamento gerarchico, che può creare conflitti e isolare i dirigenti”. I dirigenti, dicono i sindacati, non sono disponibili a valutare i loro pari. Tra i 45 mila dirigenti delle scuole francesi la grandissima parte ha già dichiarato di essere perfino disponibile a farsi da parte qualora fosse imposta loro la valutazione obbligatoria degli insegnanti.

L'autore

Pino Salerno