Attualità

23 giugno 2021

Londra: il caso Kevin Collins

Il commissario di governo inglese per il recupero degli alunni in difficoltà ha rassegnato le dimissioni in segno di protesta contro la decisione del primo ministro, Boris Johnson, di ridurre considerevolmente le risorse, avvertendo che queste ultime non si avvicinano minimamente alle necessità dei ragazzi la cui istruzione è stata gettata nel caos dalla pandemia. Ex insegnante, che è giunto a diventare direttore dei servizi per i bambini del Ministero dell’educazione, Kevin Collins, il commissario dimissionario, è figura assai stimata nel mondo dell’istruzione inglese e la sua nomina a febbraio 2021 in quel ruolo aveva aggiunto una significativa credibilità ai piani governativi sull’istruzione. Non solo, Kevin Collins è stato anche il capo della Education Endowment Foundation, che esamina lo stato delle cose nel sistema dell’istruzione, ed è ampiamente stimato in tutto il settore.

In una dichiarazione appassionata, nella quale si delineano le ragioni per le quali egli non è rimasto al suo posto, sir Kevin Collins ha affermato che aver dato consigli al governo sul piano di recupero dell’istruzione per gli alunni inglesi era stato lo sforzo più importante della sua vita professionale. Ma ha aggiunto che l’offerta del governo per il sostegno - un piano di 1,4 miliardi di sterline annunciato poche ore prima delle dimissioni, ovvero l’equivalente di 22 sterline a studente in media nella scuola primaria - “tradisce una sottovalutazione dell’importanza dell’istruzione”. Inoltre, “un approccio poco convinto rischia di veder fallire centinaia di migliaia di alunni. Il sostegno annunciato dal governo non si avvicina affatto alla sfida ed è per questo che non ho avuto scelta di rassegnare le dimissioni”. Le dimissioni di Collins giungono dopo le sue proposte per un “investimento storico” di 15 miliardi circa di sterline per il potenziamento di insegnanti, tutor, e per un tempo scuola esteso, proprio per aiutare i ragazzi in difficoltà. Al contrario, il governo Johnson ha previsto appena 1,4 miliardi di sterline, una cifra assolutamente insufficiente, secondo Collins. “Troppo poco, risorse troppo scarse, che per giunta saranno distribuite troppo lentamente”, ha affermato Collins, sostenendo che con quella cifra il governo avrebbe finanziato ogni scuola con appena 6000 sterline l’anno, per miseri 22 sterline per alunno. Al confronto, aggiunge ancora Collins, molti altri Paesi hanno deciso di spendere molto di più. Gli Stati Uniti, ad esempio, stanno investendo sul recupero 1600 sterline ad alunno, e l’Olanda arriva fino a 2500 sterline.

Le dimissioni di Collins da commissario per il recupero degli alunni in difficoltà è un problema per i piani del governo per gli interventi post covid, che sono stati enormemente tagliati dal Ministero del Tesoro. Eppure, lo stesso Collins pare abbia giurato ai suoi collaboratori di aver ricevuto segnali positivi in più incontri con il Cancelliere dello Scacchiere (il ministro del Tesoro) e con lo stesso Johnson, e per questo si era detto ottimista per un finanziamento vicino ai 15 miliardi di sterline. Ma così non è stato. Il Ministero dell’Educazione ha provato a persuadere Collins a rimanere al suo posto, promettendo più risorse nel corso del tempo, a partire dall’autunno, con una spending review all’orizzonte, ma la drammatica riduzione del finanziamento e l’ambizione del progetto lo hanno condotto a credere di non aver avuto altra scelta se non le dimissioni.

Le dimissioni di Collins hanno fatto molto rumore a Londra e in Inghilterra, perché, come scrivono i quotidiani più diffusi, se chiedi 100 per la scuola e ottieni 10 di ciò che hai richiesto, è molto difficile prendere sul serio il processo di sostegno. Di fatto, un tale apparente risparmio di risorse rappresenta una falsa scelta economica, dal momento che, come argomenta lo stesso Collins, “le perdite nell’apprendimento che colpiscono milioni di studenti non si risolvono più se non si interviene con grande velocità”.

Il miliardo e mezzo circa annunciato dal governo Johnson per finanziare i piani di sostegno per gli alunni è “davvero troppo poco” ed è una frazione di quel che viene impegnato dagli altri Paesi per aiutare l’educazione degli alunni in difficoltà, scrivono i sindacati della scuola. Il segretario generale dell’Associazione dei presidi, Geoff Barton, ha protestato sonoramente contro la scelta del governo di investire appena un decimo di quanto c’è bisogno, almeno 15 miliardi di sterline. Secondo Barton, l’investimento del governo è “deprimente”, e “vergognoso”. “È un peccato, solo ieri stavamo ascoltando storie sull’estensione del tempo scuola”, ha detto, aggiungendo: “cos’hanno i bambini olandesi o americani che rende loro più preziosi di quanto sembra fare il governo inglese? È il momento di fermare la propaganda e agire per il bene dei bambini e dei giovani”.

Dal canto loro i laburisti sono entrati nel dibattito sostenendo di essere in grado - al contrario del governo - di trovare un extra finanziamento pari a 14,7 miliardi di sterline in due anni per sostenere gli alunni in difficoltà e per ridurre le disuguaglianze create dalla pandemia. I laburisti hanno ripetutamente chiesto a Boris Johnson per quale ragione il suo governo abbia ignorato le raccomandazioni di sir Kevin Collins e abbia invece deciso un finanziamento scarsissimo di appena un miliardo e mezzo, provocandone le dimissioni. Il segretario del Partito Laburista, Starmer, ha detto “Fatemi capire bene. A febbraio il governo nomina un esperto per risolvere il problema del sostegno per i più bisognosi nelle scuole inglesi. Ha scelto un esperto di elevatissimo livello e di enorme stima, lo ha consultato ampiamente, e gli ha chiesto un piano. Il Tesoro si mette di traverso e dice che finanzierà solo il 10% di quanto necessario. Il primo ministro alza bandiera bianca e i bambini perdono”. Insomma, conclude Starmer: “se il governo non cambia corso, bloccherà un’intera generazione”. E infine l’elenco delle insufficienze del governo Johnson sulla scuola: “pasti gratuiti a scuola? Dietrofront. Il fiasco degli esami? Dietrofront. Ora il caso degli studenti in difficoltà che non si intendono aiutare. Che ne sarà dei giovani inglesi?”.  La replica di Johnson ha fatto indignare tutta l’Inghilterra: “tutti sappiamo che ci sono scuole in questo Paese dove gli alunni prendono lezioni private grazie al duro lavoro dei genitori. E ciò che vogliamo fare è dare una mano a quelle famiglie che non possono permettersi lezioni private, con un programma mirato al costo di un miliardo e mezzo di sterline. A me sembra una buona scelta”. Insomma, un invito esplicito alle famiglie ad arrangiarsi, quello di Boris Johnson.

L'autore

Pino Salerno