Attualità

18 luglio 2025

Maturità 2025, nuova protesta a Roma: Pietro scrive al ministro Valditara

È di qualche giorno fa la notizia della richiesta da parte di uno studente maturando di decurtare il proprio voto dell’esame di maturità a 60 centesimi, la soglia minima per superarlo.

Pietro Marconcini, 19 anni, diplomato al Liceo Scientifico Plinio Seniore di Roma, ha deciso di rivolgersi direttamente al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara – ha cui ha indirizzato una lettera -, scagliandosi contro il sistema scolastico e il clima di competizione che genera la valutazione dell’esame di maturità.

Questo gesto si inserisce in un contesto già intriso di proteste e polemiche, quando già altri studenti hanno scelto il silenzio come forma di ribellione verso un sistema competitivo e “poco attento alle persone” e di tutta risposta il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato una norma anti-boicottaggio per contrastare il fenomeno, dal prossimo anno.

Noi crediamo che se i ragazzi, che sono il nostro futuro, arrivano a compiere un gesto potente e coraggioso, come quello che hanno compiuto nei giorni scorsi, vadano ascoltati. Per questo vi invitiamo a leggere la lettera che Pietro Marconcini ha indirizzato direttamente al ministro.
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Avv. Giuseppe Valditara
Ministro dell’istruzione e del Merito

OGGETTO: Lettera per l’esame di stato 2025

Caro Ministro,

mi chiamo Pietro Marconcini e sono uno studente di 19 anni che si è appena diplomato presso il Liceo Scientifico Plinio Seniore di Roma, con un voto di 83 centesimi. Ho deciso di scriverLe questa lettera a seguito di una lunga e profonda riflessione, iniziata dopo aver letto le notizie di quelle studentesse e di quegli studenti che, durante la prova orale del loro esame, hanno deciso di rimanere in silenzio in segno di protesta verso l’attuale sistema scolastico in Italia.

Dal mio punto di vista, la scuola pubblica dovrebbe rappresentare a pieno i valori della nostra Costituzione e, in tal senso, penso che il dialogo e il confronto ne siano alla base; non le nascondo il profondo dispiacere che ho provato nello scoprire, invece, da parte Sua, una risposta che va nella direzione opposta, annunciando una riforma che costringerebbe a ripetere l’anno chi sceglierà di rimanere in silenzio durante il colloquio orale.

Proprio per questo ho scelto di inviarLe questa lettera: per condividerLe il perchè di tale protesta, le motivazioni profonde per le quali molte studentesse e studenti di questo Paese vogliono essere ascoltati e chiedono un cambiamento nel sistema scolastico.

Ad oggi, infatti, la scuola non rappresenta più quel luogo di crescita, sia sul lato dell’istruzione che per l’aspetto dell’educazione come futuri cittadini e cittadine di questo paese ma, invece, ci sembra che l’unico obiettivo del sistema scolastico sia quello di assegnarci voti in un clima, spesso e volentieri, di competizione tossica: una scuola che non si interroga sulla reale formazione delle persone, ma si ferma solo all’attribuzione di un voto.

Non vogliamo più rimanere in silenzio: quelle studentesse e quegli studenti hanno avuto il coraggio di rendere pubblico un problema profondo che dura da anni e, per il quale, serve iniziare un periodo di riforme. Ogni anno, e durante l’ultimo ancora di più, il piacere della conoscenza viene prevaricato dalla costante presenza del voto, l’ascia di un boia sempre presente sopra le nostre teste e che, per evitarlo, causa in ognuno di noi stress e disagio, che impatta fortemente sulla nostra salute e sul nostro benessere fisico e psicologico. La scuola non può e non deve essere questo: la scuola non deve far star male, non deve creare rabbia, stress, frustrazione, disagio in noi ma, soprattutto, la scuola non può portare alla morte.

Sto dedicando questi giorni dalla fine del mio esame di stato a ripercorrere il mio ultimo anno a scuola, gli ultimi giorni prima dell’esame, i momenti di studio con le mie amiche e i miei amici e, Le confesso, sono pochi i ricordi positivi che mi vengono in mente. Questi ultimi mesi di sforzo, così li hanno definiti molti dei miei professori, nascondono in realtà una radice malsana: in poche ore ci si ritrova sottoposti alla valutazione di un percorso durato anni e che, spesso, viene fortemente svalutato a causa di un sistema che non funziona.

Mesi di studio con amici e amiche che, il più delle volte, si è trasformato in momento di sostegno psicologico collettivo e, tutto ciò, per un clima snervante proprio della scuola italiana.

Un esame che, non si sa bene in che modo, pretende di valutare la “maturità” di una persona, un esame che con un semplice numero su un foglio di carta svilisce e crea stati di forte disagio.

Le confesso, non riesco proprio a capire il senso di tutto ciò: per quale motivo non si vuole mettere in discussione un sistema di valutazione che, inevitabilmente, crea vergogna in tutte e tutti noi, come è possibile pensare che questi voti possano raccontare chi siamo, quale sia stato il nostro percorso.

La verità è che l’obiettivo di tutto ciò è incasellarci in un numero e ridurre la nostra personalità ad una cifra, senza tenere conto dell’impatto che questa procedura burocratica può avere su di noi.

Mi rattrista pensare che questo sia l'unico modello di scuola possibile, credo e spero che presto arrivi un cambiamento che metta al centro l'ascolto della comunità studentesca.

Per tutte le lacrime versate, per tutte le crisi nervose avute, per tutte le prese in giro, le critiche subite a causa di un sistema scolastico alienante e cieco, per tutti i sorrisi che ci sono stati sottratti, Ministro, io le chiedo di ridurre il mio voto attribuito al termine dell’esame di stato a 60/100.

Le chiedo questo. perchè non riesco a riconoscermi in questo sistema scolastico, basato sulla competizione e che mi ha impartito questa valutazione, perchè nessun altro debba subire ciò che ho vissuto io, e quelli prima di me.

Cordiali Saluti

Roma, 15/07/2025
Pietro Marconcini

L'autore

Redazione