Cultura

14 settembre 2021

Commemorati a Carpi i martiri dell’eccidio nazifascista del Cibeno

Per iniziativa della Fondazione Fossoli, l'11 luglio, alla presenza di autorità civili e religiose, si è svolta a Carpi una cerimonia pubblica, in ricordo della strage nazista del Cibeno, il poligono di tiro dove, 77 anni fa, furono trucidati 67 “triangoli rossi”. In rappresentanza del Governo erano presenti il Ministro della P. I. Patrizio Bianchi e il Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, con delega per gli affari europei, Vincenzo Amendola. Tra le presenze di spicco, va aggiunta quella dell’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi.

La novità, quest’anno, è consistita nel fatto che, accanto alle autorità cittadine e regionali e ai familiari delle vittime, fossero presenti anche i rappresentanti delle Istituzioni europee, ai massimi livelli: la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

Dopo la rituale deposizione di una corona di fiori in ricordo delle vittime, c’è stato un momento di raccoglimento, nel corso del quale un sacerdote cattolico ha letto un passo tratto dal Vangelo di Luca (21, 8-19), mentre un rabbino ha letto il 1° e il 10° capitolo dei Salmi. 

Conclusasi questa prima parte della cerimonia, ha preso la parola il sindaco di Carpi, Alberto Bellelli, che si è assunto il compito di fare gli onori di casa. Egli, dopo alcune parole di circostanza, ha invitato tutti i presenti ad alzarsi in piedi e - in un momento di grande solennità - ha scandito i nomi dei 67 trucidati, cui è stata dedicata una preghiera comune in ebraico e in italiano.

Dopo che il sindaco ha sottolineato - con il saluto di “bentornata Europa!” - il senso davvero straordinario dell’evento, ha preso la parola il Presidente della Fondazione Fossoli, Pier Luigi Castagnetti, il quale ha iniziato il suo discorso con una citazione del grande teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer: “bisogna rispettare la dignità della sofferenza”. Il Presidente Castagnetti ha poi proseguito il suo discorso inneggiando alla speranza poiché, come egli ha sottolineato, anche a Fossoli si parlava di “politica”. Di più: egli ha ricordato come nei detenuti più politicizzati di Fossoli, fosse presente – nonostante fossero ristretti in un campo di concentramento – non solo l’idea di uno Stato democratico basato sulla Costituzione, ma anche, come sosteneva Galileo Vercesi, il progetto della nascita degli Stati Uniti d’Europa. Fulcro di questa elaborazione, all’epoca senza dubbio “visionaria”, era la baracca 18, dove il tema dell’Europa veniva dibattuto in sintonia con il “Manifesto di Ventotene” elaborato da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi. I detenuti della baracca 18, insomma, erano i depositari di quella cultura umanistica e di quell’amor di patria che nulla aveva a che vedere con il nazionalismo allora in auge nel Vecchio Continente e con i suoi disvalori. L’oratore infine, dopo aver ricordato che “l’Olocausto è stato una tragedia europea”, si è richiamato all’oggi, affermando che anche ai nostri giorni abbiamo a che fare con una sorta di “Lager”, quale è rappresentato dal mar Mediterraneo. Il riferimento al presente, di forte impatto etico, si è insomma svolto all’insegna della responsabilità: se ai tempi della Shoah - egli ha sostenuto - i contemporanei europei dicevano di non sapere quanto accadeva nei campi di concentramento nazisti, oggi al contrario tutti sappiamo, in quanto la tragedia, raccontata e amplificata dai mass-media, si svolge - quasi quotidianamente - sotto i nostri occhi.

Dopo gli interventi del Ministro della P. I. Patrizio Bianchi e del Presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ha preso la parola la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il cui discorso è stato di altissimo profilo, sia morale che politico. La Presidente della Commissione europea ha infatti esordito dicendo che, a suo giudizio, Fossoli è uno dei luoghi dove allignano le radici del “male”; di qui il rilievo dato a Primo Levi, di cui ha ricordato come egli, picchiato a sangue freddo dai kapò mentre era in procinto di essere trasportato ad Auschwitz, era rimasto “attonito” di fronte a una violenza del tutto gratuita. Le vittime del Cibeno, ella ha aggiunto, scelsero dunque di combattere contro la mala pianta del fascismo e del nazismo, contribuendo, con il loro sacrificio, a gettare le basi per un’Europa unita. La Presidente poi, autodefinendosi un’“europea di nazionalità tedesca”, se da una parte non ha minimizzato in alcun modo sulle colpe del popolo tedesco, dall’altro si è richiamata espressamente all’esempio offertoci dai martiri di Fossoli, i quali hanno restituito la libertà a italiani e a tedeschi. Infine, rivolgendosi direttamente ai parenti delle vittime, ha pronunciato, in vero spirito di fratellanza, le seguenti commoventi parole: “So di dovere la mia libertà ai vostri genitori e ai vostri nonni”. Tutta dedicata all’attualità politica è stata infine la conclusione: infatti, dopo aver reso onore a coloro che hanno combattuto per la liberazione dell’Europa dal nazifascismo, con vero spirito di solidarietà e di sacrifici, ella ha voluto ricordare come anche l’Europa di oggi stia adoperandosi ad aiutare i diversi popoli europei, cercando di offrire il suo contributo solidale nel difficile cammino della costruzione di un’autentica unità.

La manifestazione si è conclusa con l’intervento del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che, in un discorso intenso e a tutto campo, ha offerto in qualche modo un riepilogo dei valori fondanti dell’Europa, le cui radici risiedono - come anche lui ha con forza sottolineato - a Fossoli. Ricorrendo a un concetto “largo” di memoria, anch’egli ha poi coniugato il ricordo delle tragedie di ieri con quelle di oggi. Di qui il suo appello a farsi carico responsabilmente della condizione di quanti, in fuga dalla guerra e dalla fame, non solo spesso non trovano adeguata e degna accoglienza in Europa, ma vengono anche rifiutati e rimandati nei loro paesi di provenienza, spesso in preda alla fame e alla guerra. Ebbene, tutto ciò - ha con forza affermato Sassoli - è contrario a quei principi di libertà, fraternità e democrazia che -  in tema di tutela dei diritti e del rispetto dell’“altro” -  sono il tratto distintivo della storia d’’Europa. Dopo aver ricordato altri luoghi di massacri e di eccidi, Sassoli ha concluso il suo discorso con un invito alla speranza; e lo ha fatto ricordando come il Campo di Fossoli, nell’immediato dopoguerra, sia stato trasformato da don Zeno Saltini da luogo di dolore in luogo di fraternità e di pace con la fondazione della comunità di Nomadelfia.

La manifestazione si è conclusa con un omaggio floreale, offerto dall’amministrazione carpigiana alla Presidente Ursula von der Leyen, la cui presenza ha davvero conferito alla commemorazione quel respiro europeo che i martiri del Cibeno e i loro familiari da lungo tempo si attendevano.

L'autore

Francesca Baldini

Docente di scuola secondaria di secondo grado