Cultura

12 gennaio 2023

Il ricordo di Elena Gianini Belotti: sempre "dalla parte delle bambine"

La notizia della scomparsa di Elena Gianini Belotti, la vigilia di Natale, è stata per molte di noi l’occasione di rileggere il suo libro più noto, pubblicato nel 1973: ”Dalla parte delle bambine". Una rilettura che ce ne ricorda la portata dirompente, riconoscendo che se il nostro presente è, almeno in parte, modificato rispetto alla realtà descritta, è anche merito delle idee che hanno trovato espressione e diffusione attraverso quelle pagine. Si tratta, infatti, di un saggio anticonformista, teso a smontare gli stereotipi e i luoghi comuni che alimentano i pregiudizi alla base delle tante forme di discriminazione e prevaricazione di genere, funzionali alla legittimazione di comportamenti e valori che la cultura dominante intende invece conservare e trasmettere.

Emblematiche dell’attualità del pensiero di Gianini Belotti sono queste parole tratte da “Dalla parte delle bambine”:

L’operazione da compiere, che ci riguarda tutti ma soprattutto le donne perché ad esse è affidata l’educazione dei bambini, non è quella di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire ad ogni individuo che nasce, la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene.

E ancora:

In un essere che è stato programmato per essere dominato, l’intelligenza è una qualità così scomoda che si fa tutto il possibile per scoraggiarla sul nascere, per non darle modo di prendere coscienza di sé. Al contrario, viene celebrata la superiorità dell’intuito femminile perché a chi domina fa molto comodo che i propri desideri siano capiti ancor prima di essere formulati, e soddisfatti da un essere condizionato a considerare i bisogni degli altri prima dei suoi e spesso contro i suoi.

È trascorso il tempo in cui l’istruzione era prevalentemente appannaggio maschile, oggi le cose sono cambiate, almeno per quanto riguarda l’accesso e il successo delle ragazze nei percorsi di studio. Le statistiche dimostrano che, nella maggior parte dei casi, le donne sono più istruite, preparate, disponibili all’innovazione rispetto agli uomini.

scuola ottengono risultati più favorevoli in ogni ordine e indirizzo, costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia, registrano nelle Università performance migliori sia per la regolarità negli studi sia per il voto di laurea.

Eppure gli uomini continuano a essere più valorizzati nel mercato del lavoro in termini di occupazione, guadagnano di più a parità di titolo di studio, occupano posizioni professionali di più alto livello.

È noto che le laureate nelle cosiddette discipline STEM, nonostante la crescita degli ultimi anni, sono tuttora minoranza rispetto ai laureati maschi. Gli effetti di questa tendenza non sono indifferenti in termini di parità di genere. Si tratta infatti di studi e percorsi professionali che nel mercato del lavoro attuale offrono maggiore stabilità lavorativa e redditi medi più alti, ma dove le donne, anche se presenti, hanno enormi difficoltà a sfondare il soffitto di cristallo.

Il dibattito sulle cause di tale tendenza rischia di scadere nella contrapposizione ideologica tra natura e cultura.

Dalla parte delle bambine”, a cinquant’anni di distanza dalla sua pubblicazione, insegna che il problema della segregazione formativa e occupazionale affonda le sue radici in un contesto socio-culturale portatore di retaggi sessisti che ingabbiano le donne in modelli preconfezionati in cui, il più delle volte, non si riconoscono. Se le bambine, fin da piccole e al contrario dei coetanei maschi, continuano a immaginare il loro futuro legato a professioni considerate femminili o di cura, non è per le loro preferenze o attitudini individuali, ma piuttosto per il condizionamento e l’interazione con un ambiente intriso di stereotipi che può avere effetti demotivanti in termini di apprendimenti e di scelta di percorsi di studi, percepiti come inappropriati rispetto al proprio genere.

In questo consiste l’attualità del messaggio di Elena Gianini Belotti: la necessità di un grande cambiamento sociale e culturale che consenta a tutte e a tutti, femmine e maschi, di immaginare di poter fare e diventare quello che si desidera, senza doversi limitare in ruoli predefiniti.  Non basta incrementare la frequenza delle facoltà STEM da parte delle ragazze se, analogamente, non viene incentivata la presenza maschile nei settori “tradizionalmente” femminili che, proprio in quanto tali, godono oggi di uno scarsissimo riconoscimento sociale ed economico.

Ma soprattutto, a partire dall’educazione familiare e dai luoghi della formazione, è cruciale cambiare la narrazione e diffondere modelli alternativi, dove la diversità biologica non percorre binari contrapposti e gerarchici ma evolve in una direzione non sessista e paritaria.

L'autore

Manuela Calza