Politiche educative

20 dicembre 2021

Neoliberismo e scuola pubblica: incompatibili

Come in una sorta di trasloco forzato, assistiamo da anni, e continuiamo ad assistere, allo spettacolo triste della scuola che, un pezzo alla volta, ci viene portata via. In un sistema capitalistico, un’istruzione pubblica garantita dalla Costituzione dello Stato è considerata un problema da risolvere: essa prevede investimenti i cui ricavi rischiano di essere goduti da altri, in futuro, se non addirittura (al momento in cui c’è dispersione scolastica) andare del tutto in fumo. No, un’economia di mercato non può permettersi di buttare soldi in nome di favole ideologiche come il cittadino consapevole, che sa informarsi e scegliere ciò che è meglio per sé, che addirittura conosce i propri diritti e li rivendica.

Non potendosi, tuttavia, presentare in tutta la sua furia, il neoliberismo ha imparato a insinuarsi nei dettagli, più o meno importanti, del mondo della scuola. Facciamo qualche esempio concreto.

Fino al terzo anno di secondaria di primo grado, alunne e alunni hanno a disposizione il servizio di trasporto comunale (pubblico); dal primo anno della secondaria di secondo grado, cioè quando le distanze da ricoprire diventano piuttosto grandi, con conseguente spesa, ci si dimentica che si devono portare studentesse e studenti a scuola (per di più dell’obbligo, fino a un certo punto) e si affida la gestione del trasporto ai privati.

Siamo entrati a scuola, bene, c’è chi necessita del sostegno, che lo Stato non può negare perché “la scuola è aperta a tutti”, quindi che si fa? Semplice, almeno una parte lo affida ai privati, cioè a educatori ed educatrici che lavorano per una cooperativa, la quale ha vinto un appalto comunale (al ribasso) e che invia nelle scuole personale assunto con contratti più precari di quelli dei precari dei ministeri.

I libri di testo sono forniti da case editrici private. Il materiale di cancelleria lo vendono privati, come tutto il restante necessario. E abbiamo seguito la lezione. Servono i computer? Ci si rivolge ai privati, come per le LIM. Serve una piattaforma per la didattica a distanza? Chi meglio di una bella azienda privata conosce le necessità di studentesse e studenti? Serve il registro elettronico? Azienda privata, che ce lo dà bello e fatto. Suona la campanella, tutti a mensa!

E che sarà mai assumere tre o quattro persone e dare loro un lavoro stabile, retribuito il giusto, che consenta loro di vivere senza l’angoscia della scadenza del contratto? Niente da fare. Un tempo era così, ma oggi si preferisce fare un bell’appalto e affidare il servizio a un… PRIVATO!

Sempre previa gara d’appalto al ribasso e contratti da fame e salari da fame. Quando la mensa è troppo cara anche così, si chiede alle famiglie di contribuire con una modica spesa. Certo, c’è sempre il problema dell’alunna o dell’alunno musulmani, per cui ci si deve ricordare che non mangiano il maiale (che faticaccia la vita per queste ditte!).

Da grandicelli, gli studenti devono iniziare a pensare per il loro futuro, è giusto che facciano qualche esperienza di lavoro, quindi che si fa? Niente di più semplice, si contattano le aziende (private), sempre in cerca di capitale umano a buon mercato, anzi, diciamo fuori mercato, insomma gratis. E così l’alternanza scuola-lavoro (chiamala come vuoi, ma quello è) diventa obbligatoria e mister imprenditore self-made man capace di motivare se stesso e di essere leader, a fine mese si ritrova un bel po’ di ore di lavoro da cui ha tratto guadagni senza cacciare un soldo. A proposito, il fatto che il periodo di sfruttamento si svolga in ambiti attinenti al percorso di studi è irrilevante.

Ma tutto questo deve avvenire all’ombra di docenti formati, continuamente formati. In effetti questa è l’unica cosa sensata del sistema. Allora che si fa? Si chiamano insegnanti esperti e li si paga di più per l’importanza del ruolo di formatori delle prossime classi di insegnanti? No! Si contatta un’azienda privata che vende corsi di tutto e se ne compra uno riguardante la formazione, possibilmente a distanza, così evitiamo di far venire i collaboratori al pomeriggio, di accendere le luci echi più ne ha più ne metta.

Bene, anzi male, ma a un certo punto c’è la gita, basta andare da un’agenzia di viaggio privata, possibilmente specializzata in gite scolastiche, che tanto l’importante è che tutti, alla fine, abbiano mangiato.

Se leggendo queste parole avete iniziato a sentirvi circondati è un bene, perché è vuol dire che avete la percezione di quanto ci sia da fare per difendere la scuola pubblica e, di conseguenza, le generazioni future.

Continua...

L'autore

Giuseppe Virone

FLC CGIL Pavia