Attualità

03 agosto 2021

Il governo conservatore inglese prova a riportare il Latino nelle scuole pubbliche. E noi?

La lingua e la letteratura latina, considerate morte in Italia, trovano nuovi spazi nelle scuole pubbliche inglesi per decisione del governo conservatore. Si tratta di una novità considerevole, e di un progetto assai condivisibile. A Londra il tentativo è quello di contrastare la reputazione dell’insegnamento del Latino come “elitaria” e presente quasi esclusivamente nelle scuole private. Un primo finanziamento di 4 milioni di sterline è stato varato dal Ministero dell’Istruzione per far partire il progetto pilota in 40 scuole pubbliche e destinato a studenti di età compresa tra gli 11 e i sedici anni, a partire da settembre 2022. Secondo una ricerca effettuata dal British Council, il Latino viene insegnato in appena il 3% delle scuole pubbliche, contro il 49% delle scuole private.

Per questa ragione il ministro dell’Istruzione Gavin Williamson ha affermato che “il Latino ha la reputazione di una materia elitaria che è riservata unicamente a pochi privilegiati. Ma la materia può portare molti benefici ai giovani, così vorrei metter fine a questa disuguaglianza”. Egli ha poi aggiunto che non dovrebbe esserci “alcuna differenza in ciò che gli studenti apprendono nella scuola pubblica e nella scuola privata”. Ed è per questo che il suo ministero “si focalizza senza indugio sul tentativo di far salire gli standard e di garantire agli studenti un curriculum ampio e ambizioso”. Il Latino, secondo il ministro Williamson, può aiutare gli studenti ad imparare altre lingue e altre materie come la matematica e la stessa lingua Inglese. Anzi, per quanto riguarda l’insegnamento dell’Inglese, il programma “excellence” per lo studio del Latino prevede visite presso i siti e i resti degli antichi romani per offrire agli studenti una maggiore comprensione degli studi classici e del mondo antico Si spera dunque che il programma ministeriale possa far crescere il numero degli studenti che si metteranno a studiare il Latino nelle scuole superiori pubbliche.

Un gruppo di esperti collaborerà con le scuole che per ora sono considerate tra le più forti nell’insegnamento del Latino, al fine di creare risorse che poi saranno offerte alle scuole pubbliche nelle aree più svantaggiate. In realtà, lo studio delle lingue straniere è stato reso obbligatorio a partire dai 7 anni in Inghilterra nel 2014, e tra esse vi sono anche le lingue antiche. Solo che quando gli studenti arrivano a 11 anni, la scuola prevede l’obbligo solo per le lingue straniere moderne, il che vale a dire che le lingue antiche vengono insegnate solo nelle scuole più prestigiose e private. La studiosa del mondo classico Mary Beard ha dato il benvenuto al tentativo di rendere universale l’insegnamento del Latino, dicendosi “assolutamente felice che tantissimi studenti possano studiare una materia così straordinariamente ricca”. Secondo la studiosa, “lo studio dei classici ci apre alla storia – dalle prime tragedie, che da oltre duemila anni fanno parte del repertorio dei nostri teatri, alla filosofia, dalla democrazia all’impero, dai potenti agli schiavi. Ma non si tratta solo del passato. Studiare il mondo antico ci aiuta a guardaci dentro, a osservare i nostri problemi con occhi più attenti”.

Jimmy Mulville, presidente dell’associazione Classics for All, dice: “ogni iniziativa del governo di ristabilire l’insegnamento di ogni materia classica nelle scuole pubbliche è la benvenuta, come questa che si concentra sul Latino è un’ottima partenza per l’obiettivo finale”. L’iniziativa del governo inglese è stata promossa anche in Italia da Ivano Dionigi, latinista di fama ed ex rettore dell’Università di Bologna, sostenendo che “è tempo di uscire dalla dimensione elitaria in cui sono stati tenuti gli studi classici”. Non solo. L’analisi di Dionigi è spietata ma vera: “paghiamo lo scotto del feticcio tecnologico che ci fa considerare inutili le lingue del passato; si continua a pensare al latino e al greco come lingue conservatrici. Fino a quindici anni fa ancora teneva banco la perversione culturale per la quale sembrava che l’inglese e l’informatica fossero di sinistra e la lingua di Virgilio di destra. Una stupidaggine ideologica dovuta alla strumentalizzazione che ne fece il fascismo”. E Dionigi auspica che il latino torni anche nelle scuole pubbliche italiane (il latino venne reso non obbligatorio nel lontano 1978), e venga insegnato tanto ai figli dei liberi professionisti delle élite quanto ai figli degli operai. Perché? Perché, afferma Dionigi, dinanzi al prevalere “dell’eterno presente dei social”, il latino grazie alla consecutio temporum, “ci riallaccia al passato e ci spalanca il futuro. Torna a darci una memoria e una prospettiva di cui sentiamo la mancanza”.

L'autore

Pino Salerno