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Voci dalla scuola

L'orientamento scolastico tra sogno e realtà

A partire dall’a.s. 2023/2024, la scuola italiana è chiamata ad applicare le Linee guida per l’orientamento, riforma prevista dal MIM nell’ambito delle iniziative prese con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). 

Non è la prima volta che in questi anni a un concetto noto come è, appunto, quello di orientamento venga data una veste nuova, “riformata” però più nella forma che nella sostanza (si veda a questo proposito l’introduzione dell’insegnamento curricolare dell’Educazione Civica[1]).

Gli obiettivi di questa iniziativa sono i seguenti, come si legge nelle stesse Linee guida:

  • rafforzare il raccordo tra primo e secondo ciclo di istruzione e formazione, per consentire una scelta consapevole e ponderata a studentesse e studenti che valorizzi i loro talenti e le loro potenzialità;
  • contrastare la dispersione scolastica;
  • favorire l’accesso all’istruzione terziaria.

Il nuovo orientamento deve, inoltre, garantire un processo di apprendimento e formazione permanente, destinato ad accompagnare un intero progetto di vita.

Se, da un lato, questi obiettivi sono senza alcun dubbio fondamentali per ciascuno studente e studentessa, dall’altro lato risulta poco chiaro come la proposta del MIM possa contribuire a raggiungerli. A questo proposito, è indispensabile partire dall’analisi degli aspetti principali compresi nelle Linee guida, che possono essere brevemente riassunti come di seguito.

Vengono introdotte per le Scuole secondarie di I grado e per il primo biennio delle Secondarie di II grado per ogni anno scolastico 30 ore di orientamento, anche extra-curriculari; per l’ultimo triennio delle Secondarie di II grado, 30 ore curriculari per ogni anno scolastico[2]. Le 30 ore possono essere gestite in modo flessibile nel rispetto dell’autonomia scolastica e non devono essere necessariamente ripartite in ore settimanali prestabilite. È questo il concetto della cosiddetta “didattica orientativa”, secondo la quale i docenti dovrebbero seguire un approccio formativo che privilegi lo sviluppo della consapevolezza del sé, delle proprie attitudini, delle proprie capacità e dei propri limiti, incanalando appositamente (anche) i contenuti disciplinari insegnati.

Ogni modulo di orientamento di almeno 30 ore prevede apprendimenti personalizzati che vengono registrati in un portfolio digitale - E-Portfolio - che integra il percorso scolastico in un quadro unitario, accompagna ragazzi e famiglie nella riflessione e nell’individuazione dei maggiori punti di forza dello studente all’interno del cammino formativo, ne evidenzia le competenze digitali, le conoscenze e le esperienze acquisite.

Per l’utilizzo appropriato dell’E-Portfolio e per ogni altra informazione necessaria per una scelta consapevole dell’indirizzo di studio anche sulla base delle esigenze del territorio, è stata messa a disposizione delle famiglie e di studenti e studentesse la piattaforma digitale “Unica” per l’orientamento.

I docenti tutor e il docente orientatore d’Istituto, individuati dalle istituzioni scolastiche e appositamente formati, fungono da tramite tra gruppi di studenti e studentesse – che vanno guidati e seguiti nella realizzazione dell’E-Portfolio personale – e le famiglie, che vanno supportate nei momenti di scelta dei percorsi formativi.

Quanto qui brevemente richiamato non esaurisce i punti trattati dalle Linee guida, ma dà un’idea di massima dell’approccio del MIM alla didattica in questi ultimi anni, che sia “orientativa” in senso stretto oppure no. Chiunque le legga non può esimersi dall’interrogarsi su come rendere nella prassi didattica quotidiana queste prescrizioni, con lo stesso monte ore di sempre, spesso senza compresenza tra docenti e soprattutto senza esempi concreti di cosa possa essere la didattica orientativa. Forse studiare la matematica e la fisica in quanto tali non è sufficiente per studenti e studentesse a comprendere i propri punti di forza e le proprie debolezze? Per non parlare dello studio delle lingue antiche che con la loro complessità contenutistica ed espressiva hanno fatto sì che di generazione in generazione studenti e studentesse sviluppassero attitudini al ragionamento induttivo, alla riflessione sulla lingua; o dello studio della letteratura e della filosofia che pongono studenti e studentesse di fronte alle grandi domande dell’umanità. Non è forse questa la didattica orientativa auspicata dal MIM, (sebbene sia decurtata dell’E-Portfolio o del “Capolavoro[3]” sic!)? Insomma, per citare un esempio su un milione, una pagina di Seneca dedicata alla riflessione sul valore del “tempo” e di come spendere bene il tempo della vita è probabilmente molto più orientante di qualsivoglia altra sovrastruttura imposta dal Legislatore.

Nonostante tutte queste perplessità con cui chiunque faccia parte del mondo della scuola si è senza dubbio misurato, le/i docenti della scuola italiana accolgono sempre con entusiasmo e passione quanto imposto dall’alto, come mostra questa intervista alla Prof.ssa Federica Paiella, docente di matematica presso il Liceo Statale A.Meucci di Aprilia (LT) e docente orientatore d’Istituto. Alla mia richiesta di porle alcune domande relative alla sua esperienza come orientatore d’Istituto, la Prof.ssa Paiella ha accettato con grande entusiasmo perché ha sentito di avere la possibilità di esprimersi in merito a un progetto in cui, sin dall’inizio e nonostante le criticità, ha creduto fermamente di poter attuare nella nostra scuola.

Quale è stato l’impatto sulla scuola dell’introduzione delle linee guida per l’orientamento?
Lo scorso anno siamo partiti senza bussola ma con l’unica certezza che il finanziamento era stato stanziato e dunque eravamo chiamati ad applicare le linee guida ministeriali allo scopo di costruire un progetto formativo originale e innovativo per i nostri studenti e le nostre studentesse. Dal punto di vista operativo si navigava completamente a vista. L’esperienza era del tutto nuova per noi e nessun modello di riferimento poteva essere seguito nella realizzazione del progetto. L’unica cosa da fare era quella di attenzionare costantemente le circolari che il MIM pubblicava, cercando di esplorare quanto più possibile la rete e confrontarsi con i colleghi e le colleghe. Fondamentale era anche operare sulla piattaforma Unica che però ancora lo scorso 11 settembre era ancora in fase di implementazione delle sue funzionalità.

Come è stato strutturato il progetto di orientamento nel Liceo Meucci? E quali sono i punti di forza che avete individuato sulla base dell’esperienza dello scorso anno?

Siamo partiti dal presupposto che di fronte alla vastità delle opzioni e ai mutamenti continui che investono il mondo della formazione e il mondo del lavoro è fondamentale sapersi orientare.

Lo studente e la studentessa che attraverso la scuola scopre le proprie attitudini e potenzialità ha bisogno di ricevere un’informazione corretta e il più possibile esaustiva delle opportunità di studio e di lavoro che si presentano affinché la scelta post-diploma valorizzi il percorso fatto e consenta di indirizzarsi verso un’autentica realizzazione professionale. In questa direzione io insieme ai docenti tutor dell’Istituto abbiamo predisposto i moduli di orientamento formativo curricolari per tutte le classi ed anche extracurricolari per il biennio iniziale. Più nello specifico, abbiamo indirizzato gli studenti e le studentesse a lavorare su specifiche competenze distribuite sul quinquennio e, in particolare le LIFE COMP (Competenze chiave personali, sociali ed imparare ad imparare) per le classi prime; le DIGICOMP (Competenze digitali per i cittadini) per le classi seconde; le GREENCOMP (Competenze chiave sostenibilità) per le classi terze; le COMPETENZE DI CULTURA (Competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare - Competenza sociale e civica in materia di cittadinanza - Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali) per le classi quarte; ENTRECOMP (Competenza Imprenditoriale) per le classi quinte.

Nell’ambito di ogni macroarea di riferimento per ciascun anno, sono stati individuati percorsi interdisciplinari in forme di unità di apprendimento, attraverso cui tentare di convogliare i contenuti disciplinari in un più ampio bagaglio di competenze che la scuola già da anni è chiama a fornire.

Si tratta di un progetto ben costruito e ne sono ancora convinta tanto che abbiamo pensato di riproporlo anche per l’anno scolastico appena iniziato, sebbene con alcune limature legate a quanto l’esperienza conclusa ci ha insegnato in termini di snellimento delle procedure formali a carico del Consiglio di Classe e, soprattutto, di potenziamento della dimensione interdisciplinare. 

Al centro del progetto, protagonisti di un percorso di conoscenza e consapevolezza del sé, della propria personalità, delle proprie potenzialità, doti ed aspirazioni restano i ragazzi e le ragazze chiamate a orientarsi in un modo sempre più complesso che cambia velocemente, operande scelte fondate ed efficaci in merito al proprio percorso scolastico e poi professionale.

Il gioco di parole è d’obbligo: come si sono “orientati” i docenti orientatori in questo nuovo progetto e nel nuovo ruolo che è stato loro assegnato?

I docenti orientatori sono stati tutti entusiasti di accogliere l’incarico e sono stati molto motivati nell’affiancare i nostri studenti e le nostre studentesse in questo processo tanto delicato e difficile quanto importante: io, in qualità di docente orientatore, e gli altri docenti orientatori ci siamo proposti come tutor “disorientati” in un primo momento, ma molto sensibili nei confronti della formazione continua e del progressivo miglioramento delle nostre competenze in questo ambito. Ci siamo messi radicalmente in gioco districandoci tra la stesura del progetto, la didattica orientativa, gli incontri pomeridiani con gli studenti e le studentesse, il capolavoro, le conoscenze della piattaforma digitale Unica, i colleghi scettici e disorientati più di noi, i contatti con gli Atenei, le Accademy, le circolari e le note del Ministero da leggere attentamente. Credo che questo lungo elenco – non esaustivo – dia la misura degli impegni da cui siamo stati e siamo ancora assorditi.

Prospettive per il nuovo anno scolastico e per il futuro?

Il progetto è triennale, ma oggi che abbiamo costruito da soli una rudimentale bussola – dal momento che il MIM, come spesso accade, ci ha fornito il materiale (la legislazione), ma lo strumento (il progetto) abbiamo dovuto costruircelo interamente da zero e da soli – non abbiamo più nemmeno le poche certezze che a fatica ci siamo costruiti: mancano, infatti, le risorse economiche! Al momento siamo fermi, ma con tante idee che sono sicura che resteranno nel cassetto solo per poco. Crediamo molto in questo progetto, ci informiamo costantemente, l’entusiasmo non viene meno così come l’ottimismo e la fiducia nel fatto che questo progetto non sia una meteora ma una stessa che possa a lungo illuminare il nostro cammino.


[1] Per approfondimenti si veda il nostro monografico Educare alla cittadinanza. Percorsi, riflessioni, ricerche

[2] Ulteriori approfondimenti sul tema disponibili sul nostro sito e sul numero 2/2024 di Articolo 33

[3] Il Capolavoro è il lavoro ritenuto più rappresentativo dei progressi e delle competenze acquisite selezionato dallo studente o dalla studentessa insieme al tutor.

L'autore

Rossella Iovino

Docente presso Liceo Statale A. Meucci di Aprilia