Il 25 novembre sarà la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne: una data non scelta a caso. Ricorda infatti un brutale assassinio, avvenuto il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana, ai tempi del dittatore Rafael Leónidas Trujillo, quando tre sorelle, Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, considerate rivoluzionarie perché impegnate politicamente, furono torturate, massacrate, strangolate. Buttando i loro corpi in un burrone, venne simulato un incidente, al quale nessuno credette. Sono passati oltre 60 anni da allora e scommettiamo che di fronte a una narrazione tanto violenta più di qualcuno sobbalzerà dalla sedia. Eppure non è cambiato niente. Nelle ultime settimane si è tornato a parlare di una nuova ondata di femminicidi: l'ultimo report del Ministero dell'Interno parla di 80 donne uccise in ambito familiare/affettivo nel periodo che va dal 1° gennaio 2024 al 27 ottobre 2024, 50 delle quali uccise per mano del partner o dell'ex partner. L'Osservatorio di Non Una di Meno, però, ne conta ancora di più.
Scommettiamo, di nuovo, che tanti, anzi che tutti quelli che ci leggono sarebbero pronti a giurare che mai e poi mai commetterebbero un crimine come questo: e noi vogliamo credergli. Ma il femminicidio è solo la punta dell’iceberg, quello che i giornali schiaffano in prima pagina e che fa tanto rumore, almeno per qualche ora, almeno per qualche giorno. La violenza di genere ha tanti volti, silenziosi, subdoli, altrettanto pericolosi, e sicuramente a molti di voi è capitato di scontrarcisi. Ha il volto della violenza domestica e della manipolazione psicologica, ha il volto del carico mentale delle donne, delle madri. Ma ha anche il volto delle pressioni della società, una società che vuole le donne belle, magre, sicure ma non sfrontate, madri ma anche lavoratrici, part time, ovviamente, perché nel resto del tempo devono prendersi cura della casa, della famiglia, dei figli e questo si riflette su un altro volto della violenza, quella che vede le donne ricoprire meno ruoli apicali degli uomini. Ha il volto della violenza che ancora oggi entra nei colloqui di lavoro: “è sposata? Ha figli? Vorrebbe averne?”. Ha il volto del gender pay gap, in italiano “divario retributivo di genere”, ovvero la differenza media nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne, che risulta essere quasi sempre a svantaggio delle seconde, un divario che si prevede di colmare tra 134 anni. È “banalmente” la violenza che nel quotidiano fa scegliere ad una donna un capo d’abbigliamento rispetto ad un altro, quando esce da sola, perché “dà meno nell’occhio” e in caso contriario “se la sarebbe cercata”. Quella che la sera, mentre torna a casa, la spinge a parlare al telefono con qualcuno, perché si sente più sicura.
Nella costruzione di questo numero abbiamo pensato a tutto questo, affrontando il tema da diversi punti di vista: il disagio giovanile e la necessità di una educazione emotivo-sentimentale, la scienza invisibile delle donne, il gender gap nell’intelligenza artificiale, l’urbanistica femminista. Ma questo tema la nostra rivista l’affronta da sempre e per questo vi invitiamo a scoprire la sezione tematica del nostro sito dedicata alle questioni di genere, SUI GENERIS in cui si parla di molto altro.
Sperando di essere di ispirazione a tutti voi, vi auguriamo buona lettura.
La foto di copertina è di Giovanni Carbone.
Femminicidi e stragi familiari coinvolgono sempre più spesso i giovanissimi. Urgente la diffusione di una educazione emotivo-sentimentale, già dai primi anni di vita, in famiglia e a scuola.
Il Gender Gap investe anche le discipline scientifiche: le donne continuano ad essere sottovalutate nonostante le eccellenze. Cristina Mangia, ricercatrice al CNR presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima di Lecce, e autrice di “Scienziate visionarie. 10 storie di impegno per l’ambiente e la salute”, delinea in un’intervista la situazione negli enti di ricerca italiani.
Le tecnologie come pratica politica e sociale: progettazioni e discriminazioni.
Federica Castelli, ricercatrice in Filosofia Politica presso l’Università Roma Tre e autrice del libro “Bruci la città. Generi, transfemminismi e spazio urbano” approfondisce in un’intervista il legame tra il genere e la città.
Il nostro omaggio per il trentennale della morte del poeta e saggista.
Le parole suonano e la musica racconta: ricordando il grande compisitore nel centenario dalla scomparsa.