Il 9 luglio 1955, Bertrand Russell[1], di fronte a una sala gremita di giornalisti internazionali, legge una dichiarazione (conosciuta come il Manifesto di Russell-Einstein) che presenta come uno degli ultimi atti pubblici di Albert Einstein (scomparso il 18 aprile dello stesso anno): un drammatico appello, firmato da 11 scienziati, sulla necessità di evitare la guerra nell’era del nucleare. Il Manifesto di Russell-Einstein, prende corpo proprio a metà degli anni ‘50 a seguito della sperimentazione delle prime Bombe H (o superbombe) con una capacità distruttiva notevolmente più alta di quelle di Hiroshima e Nagasaki e a seguito delle evidenze sugli effetti a lungo tempo dell’esposizione alle radiazioni nucleari che aveva colpito la popolazione sopravvissuta alle bombe atomiche.
La dichiarazione si conclude con le seguenti parole: «We appeal, as human beings, to human beings: remember your humanity, and forget the rest. If you can do so, the way lies open to a new Paradise; if you cannot, there lies before you the risk of universal death».
Queste parole costituiscono il fondamento valoriale della responsabilità sociale degli scienziati. «Facciamo appello, come esseri umani, a esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se così potete fare, la via è aperta a un nuovo Paradiso; se non potete, c'è dinanzi a voi il rischio della morte universale».
Joseph Rotblat (vedi avanti, n.d.r.) definì la dichiarazione come «l'ultimo messaggio dell'uomo (Einstein, n.d.r.) che era il simbolo delle grandi vette che l'intelletto umano può raggiungere, implorandoci di non lasciare che tutto questo venga distrutto dalla follia umana».
Da quell’appello nacque il Pugwash[2] (Pugwash Conferences on Science and World Affairs, dal nome della cittadina canadese che, nel 1957, ospitò la prima conferenza) che ha costituito, e costituisce ancora, un’organizzazione di scienziati il cui obiettivo è quello di sensibilizzare e informare la società e coloro che hanno responsabilità di governo dei rischi catastrofici dell’uso di armi nucleari, oltre che sulle atrocità di nuove tecniche di guerra, oggi sempre più spersonalizzate attraverso l’uso di droni e intelligenza artificiale.
Il primo Presidente delle Pugwash Conferences on Science and World Affairs fu Joseph Rotblat, fisico ebreo polacco, unico scienziato ad abbandonare nel 1944 il Progetto Manhattan prima della sua devastante conclusione. Rotblat e il Pugwash, nel 1995, ottennero il premio Nobel per la Pace: scienziati di tutto il mondo che ottengono il Nobel non per le loro scoperte scientifiche e tecnologiche, ma per il loro impegno mosso dalla responsabilità sociale degli scienziati animata dalla Dichiarazione di Russell-Einstein.
Per sintetizzare il contributo che questi scienziati hanno dato alla lotta al riarmo nucleare e alla promozione di una cultura della pace, essenziale per garantire la stessa sopravvivenza dell’essere umano, basta riportare le motivazioni con le quali fu attribuito loro il premio Nobel: «Quest'anno (il 1995, n.d.r.) ricorrono cinquant'anni da quando le due bombe atomiche furono sganciate su Hiroshima e Nagasaki, e quarant'anni dalla pubblicazione del Manifesto Russell-Einstein. Il Manifesto pose le basi per le Conferenze Pugwash, che hanno mantenuto un alto livello di attività fino ad oggi. Joseph Rotblat fu uno degli undici scienziati che firmarono il Manifesto e da allora è la figura più importante del lavoro Pugwash. Le Conferenze si basano sul riconoscimento della responsabilità degli scienziati per le loro invenzioni. Hanno sottolineato le conseguenze catastrofiche dell'uso delle nuove armi. Hanno riunito scienziati e decisori politici per collaborare, superando le divisioni politiche, a proposte costruttive per ridurre la minaccia nucleare. Le Conferenze Pugwash si fondano sul desiderio di vedere tutte le armi nucleari distrutte e, in ultima analisi, su una visione di soluzioni alternative alla guerra per le controversie internazionali. La Conferenza Pugwash di Hiroshima di luglio di quest'anno ha dichiarato che oggi abbiamo l'opportunità di avvicinarci a questi obiettivi. Il Comitato spera che l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace del 1995 a Rotblat e Pugwash incoraggi i leader mondiali a intensificare i loro sforzi per liberare il mondo dalle armi nucleari».
Agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, a seguito della corsa al riarmo che interessò l’Europa (con i missili SS20 sovietici da una parte e i missili Cruise statunitensi a Comiso), con la ripresa del movimento per la Pace, in Italia, nacque l’USPID (l’Unione degli Scienziati Per Il Disarmo) «un’associazione di scienziati e ricercatori secondo i quali, fornire informazione e analisi su controllo degli armamenti e disarmo, incluse quelle relative all’impatto ambientale e ai costi umani dello sviluppo e della diffusione degli armamenti, costituisce un compito che risponde a un imperativo morale e di responsabilità sociale degli scienziati». Chi scrive ha avuto la fortuna di iniziare la propria attività di ricerca scientifica sotto la guida di Francesco Lenci (maestro di scienza e di “umanità”), Direttore dell’Istituto di Biofisica del CNR di Pisa e, dal 1983 al 1990, Segretario Generale dell’USPID.
Ma ritorniamo al contenuto della Dichiarazione di Russell-Einstein che, rivolgendosi ai governanti e ai parlamenti di tutto il mondo, chiedeva l’assunzione della seguente risoluzione: «In considerazione del fatto che in una qualsiasi guerra futura saranno certamente usate armi nucleari e che queste armi minacciano la continuazione dell’esistenza umana, noi invitiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a dichiararlo pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una guerra mondiale, e li invitiamo di conseguenza a trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutti i loro motivi di contesa».
A 89 secondi dall'apocalisse
Il Manifesto di Russell-Einstein è di estrema attualità. Pensate alle recenti parole del Presidente degli Stati Uniti che spera di non essere “costretto” a usare l’arsenale nucleare, sostenendo di averlo ricostituito. Che distanza! Ma pensate anche al neo bellicismo che abbiamo di fronte e alla corsa al riarmo che riguarderà tutta l’Europa.
Oggi, più che mai siamo vicini al rischio di una catastrofe da guerra nucleare, come mostra l’Orologio dell’Apocalisse (Doomsday Clock). Il Bulletin of the Atomic Scientists è stato fondato nel 1945, dopo il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, da scienziati che avevano contribuito a sviluppare le prime armi atomiche nel Progetto Manhattan, con l’obiettivo di informare sui pericoli di una guerra atomica. Per descriverne il rischio, il Bulletin inventò l'Orologio dell'apocalisse, orologio metaforico che misura il pericolo di un'ipotetica fine del mondo a cui l'umanità è sottoposta: la mezzanotte simboleggia l’apocalisse, i minuti precedenti rappresentano la distanza ipotetica da tale evento. La posizione originale, nel 1947, era di sette minuti alla mezzanotte[3].
«Nel 2024, l'umanità si è avvicinata sempre di più alla catastrofe. Le tendenze che hanno profondamente preoccupato lo Science and Security Board sono continuate e, nonostante i segnali inequivocabili di pericolo, i leader nazionali e le loro società non sono riusciti a fare ciò che era necessario per cambiare rotta. Di conseguenza, ora spostiamo l'Orologio dell'apocalisse da 90 a 89 secondi alla mezzanotte, il momento più vicino alla catastrofe che ci sia mai stato. La nostra fervente speranza è che i leader riconoscano la difficile situazione esistenziale del mondo e adottino misure coraggiose per ridurre le minacce poste dalle armi nucleari, dal cambiamento climatico e dal potenziale uso improprio della scienza biologica e di una varietà di tecnologie emergenti. Spostando l'Orologio di un secondo più vicino alla mezzanotte, inviamo un segnale forte: poiché il mondo è già pericolosamente vicino al precipizio, uno spostamento anche di un solo secondo dovrebbe essere interpretato come un'indicazione di pericolo estremo e un avvertimento inequivocabile che ogni ritardo nell'inversione di rotta aumenta la probabilità di un disastro globale. Continuare ciecamente nel percorso attuale è una forma di follia. Gli Stati Uniti, la Cina e la Russia hanno il potere collettivo di distruggere la civiltà. Questi tre paesi hanno la responsabilità primaria di salvare il mondo dall'orlo del baratro, e possono farlo se i loro leader avviano seriamente discussioni in buona fede sulle minacce globali. Nonostante i loro profondi disaccordi, dovrebbero fare quel primo passo senza indugio. Il mondo dipende da un'azione immediata. Mancano 89 secondi a mezzanotte» (Dall’ultimo Bollettino del Consiglio per la scienza e la sicurezza degli scienziati atomici).
Di fronte a tutto ciò, la Dichiarazione di Russell-Einstein è drammaticamente attuale per gli scienziati e per l’intera umanità: il rischio di una guerra nucleare è reale e sempre più vicino. Rileggere le parole del Manifesto ci pone di fronte a un obbligo morale: riassumere un ruolo di critica fondata su evidenze scientifiche e agire nella società per spiegare i rischi drammatici a cui andiamo incontro.
[1] Bertrand Arthur William Russell è stato un filosofo, logico, matematico, attivista e saggista britannico. Fu un autorevole esponente del movimento pacifista nonché divulgatore della filosofia, vicino alle correnti filosofiche del razionalismo, dell'antiteismo e del neopositivismo.