Il 26 giugno 1945, cinquanta paesi firmano a San Francisco la Carta delle Nazioni Unite, l'atto fondativo dell'ONU, che nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale con l'obiettivo di salvare le future generazioni dalla guerra, difendere i diritti umani e promuovere il progresso sociale e la cooperazione internazionale. Qualche mese dopo, il 24 ottobre, quella carta entra in vigore. Un atto di speranza e determinazione. Una speranza che oggi, ottanta anni dopo, come mai prima, è messa a dura prova. La guerra esplode e si espande, così come le azioni unilaterali di brutale e ingiustificata violenza, la propaganda affoga i fatti, i giovani affrontano l’esclusione e la disperazione. Non stiamo assistendo a semplici violazioni del diritto internazionale: si tratta dello smantellamento sistematico dello stato di diritto, pezzo per pezzo, norma per norma. Nel frattempo il mondo e, a quanto pare anche l’ONU, resta a guardare: è assolutamente impotente. È ovvio che le intenzioni sono le stesse: la pace, unico faro allora e oggi. A cambiare sono gli scenari. Gli assetti. Le economie. E sarebbe importante e urgente un nuovo assetto che rispecchi i cambiamenti già avvenuti, e destinati a crescere, nel panorama planetario perché la pace continui ad essere l’unico obiettivo per tutti. Quest’anno ricorre un’altra data su cui vogliamo riflettere: gli 800 anni dalla composizione del Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi, uno dei testi più antichi e poetici della letteratura italiana, ma anche un profondo messaggio spirituale e universale. In un tempo segnato da guerre, divisioni e crisi ambientali, il Cantico è più che mai attuale e acquista un significato particolare: ci ricorda la necessità di riscoprire la pace come armonia, non solo tra gli esseri umani, ma con tutta la creazione. Quello che vogliamo offrirvi è una riflessione sul testo del Cantico e sulla sua capacità di rispondere alla idolatria consumistica dei nostri tempi: una idolatria sottile, che trasforma i mezzi in fini e confonde l’essere con il possesso. In questa prospettiva, la casa non è più luogo delle relazioni affettive ma status symbol; la scuola non è più il luogo in cui si formano le giovani menti ma mero luogo di ambizione e competitività; il lavoro non è più servizio ma strumento di affermazione; la natura non è più madre ma risorsa da spremere. Il Cantico delle creature smaschera queste idolatrie proponendo una logica opposta: l’essere invece dell’avere, la relazione invece del dominio, la nostra finitezza come benedizione. Una riflessione su come educare alla pace, superando la spinta individualistica che caratterizza diffusamente il nostro presente e lavorare per implementare quello spirito comunitario e quelle relazioni positive, premesse imprescindibili per una cultura della pace, con un occhio puntato sulle giovani generazioni, che sembrano perdere ogni giorno di più il contatto con la realtà e con il mondo che abitano.
Come sempre, noi speriamo di essere di ispirazione per tutti voi. E vi auguriamo buona lettura.
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