Attualità

01 settembre 2022

Francia. A pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico è ancora la matematica a creare enormi problemi a studenti e docenti

Tra i numerosi argomenti dell'anno scolastico che inizia in Francia tra pochissimo, la matematica figura in cima alla tabella: la disciplina è colpita da una carenza di insegnanti, mentre i risultati degli alunni francesi si collocano ampiamente al di sotto della media europea, e si tenta di ravvivare il dibattito sul posto che la matematica deve occupare nei corsi di scuola superiore. Tutte le difficoltà sono amplificate da un problema di ineguaglianze di genere. Le studentesse che hanno presentato la matematica al baccalaureato sono appena il 30%, contro il 54% degli studenti, e sono in netta minoranza tra coloro che si iscrivono alle facoltà legate alla matematica (scuole di ingegneria e di informatica ad esempio), nonostante il fatto che le docenti siano il 54% nell’insegnamento superiore. Una tendenza che si verifica anche nel mercato del lavoro.  Da dove viene questa netta differenza tra studentesse e studenti a proposito di matematica? Se la soluzione di una differenza innata è stata scartata dall’ampio consenso scientifico, in quale momento emerge la differenza? Il dibattito si è arricchito in Francia di recente, e si è scoperto che il momento più delicato sorge durante i corsi preparatori tra i 6 e i 7 anni, qualunque sia il contesto sociale.

Mentre durante le scuole materne alunne e alunni raggiungono le medesime prestazioni in matematica, il livello degli alunni si rivela superiore alla fine dei corsi preparatori, secondo le conclusioni di un grande studio pubblicato a maggio dai ricercatori nel British Journal of Developmental Psychology. Lo psicologo dello sviluppo Jean-Paul Fischer e il demografo Xavier Thierry si sono concentrati su due grandi gruppi di bambini, un campione di 18mila nati nel 2011 in Francia, le cui famiglie hanno dato il loro consenso per una ricerca della durata di 20 anni. I ricercatori hanno fatto affidamento su insegnanti volontari ed hanno osservato come gli alunni dei due sessi si comportano dinanzi a esercizi adattati al loro livello. In matematica, le alunne delle materne hanno dato risultati molto più ampiamente elevati, ma una differenza si constata pochi anni dopo durante i corsi preparatori dove gli alunni sembrano nettamente più preparati. 

“Questo fenomeno asimmetrico tra la matematica e le francesi è importante da sottolineare”, sottolinea Jean-Paul Fischer. “Lo studio ci permette di situare con precisione il momento in cui si verifica la differenza o lo scarto a favore degli alunni. E si può pensare che questo scarto continui e vada ad amplificarsi alla fine del ciclo scolastico. Ciò contribuisce a smentire la favola di una differenza in matematica che sarebbe di ordine genetico”. Questo studio conferma un’osservazione già messa in evidenza nel 2021 dai neuroscienziati e dagli statistici riuniti nel consiglio scientifico del ministero dell’Educazione nazionale. La loro analisi delle valutazioni nazionali degli alunni dei corsi preparatori mostrano chiaramente che, se alunne e alunni hanno le stesse prestazioni in matematica quando entrano nella scuola primaria, gli alunni prendono largamente vantaggio cinque mesi più tardi e lo scarto cresce fino al loro ingresso alle medie. Ancora più eclatante è il fatto che questa differenza si scopre dappertutto, qualunque sia il tipo di scuola (privata o pubblica), o qualunque sia l’ambiente sociale. Se le piste di interpretazione sono numerose, le certezze non lo sono. “Questi risultati suggeriscono che le differenze emergono con la scolarizzazione alla primaria” suppone Thomas Breda (Ecole d’économie di Parigi), che ha lavorato sulle disuguaglianze sociali e di genere nell’orientamento professionale delle giovani francesi. “Ci si interroga soprattutto se siano in causa gli stessi insegnanti oppure i metodi di insegnamento”. L’economista invita a puntare l’obiettivo sul cosiddetto “pregiudizio di genere”, vale a dire sugli stereotipi legati consapevolmente o no alle figure femminili o maschili per verificare se formando gli insegnanti alla evitazione di questo pregiudizio, ciò influirà sui risultati degli alunni e delle alunne.

Altri studi hanno permesso di mettere in evidenza questo pregiudizio. La ricercatrice Michela Carlana, dell’Università di Harvard (Massachusetts), ha anche dimostrato, nel 2019, che le alunne con professoresse o professori di matematica che associano implicitamente le scienze ai maschi mostrano risultati considerevolmente meno buoni di quelle i cui docenti non sono sensibili a questo stereotipo. Un altro studio americano pubblicato dall’Università di Chicago nel 2010, ipotizza che le alunne con insegnanti che mostrano ansia nel rapporto con l’insegnamento della matematica hanno un progresso meno positivo nel corso dell’anno se comparate a coloro le cui insegnanti non sono angosciate da questa materia. Da qui l’interesse a formare professori di matematica fin dalle prime classi delle primarie. In Francia, il consiglio scientifico del ministero dell’Educazione nazionale suggerisce anche di concentrarsi sui meccanismi di compensazione che potrebbero operare a favore degli alunni in matematica – partendo dal postulato che il corpo insegnante “li lasci brillare” per compensare “le prestazioni migliori delle alunne in Francese nello stesso periodo”.

L'autore

Pino Salerno