Attualità

24 settembre 2021

Francia. Lo sciopero degli insegnanti: non solo aumento salariale dignitoso, ma no alla riforma neoliberista di Macron

Appena tre settimane dopo il rientro in classe, il personale dell’Istruzione francese è stato chiamato dai sindacati più rappresentativi allo sciopero nazionale giovedì 23 settembre. Le tre sigle sindacali FSU, FO, SUD, e CGT Educ’Action chiedono un “piano urgente nell’Istruzione, per l’occupazione, i salari, il miglioramento delle condizioni di lavoro”. Alla vigilia, i sindacati erano abbastanza scettici sulla partecipazione allo sciopero, la stessa Fsu prevedeva non più di un terzo del personale. E la giornata di mobilitazione, secondo il Ministero, ha visto la partecipazione di appena il 3,96% nelle primarie e del 6,19% nelle secondarie, dati del tutto sconfessati dai sindacati che hanno comunicato una partecipazione del 15% nelle primarie e del 32% nelle secondarie. Tra le rivendicazioni di questa prima giornata di mobilitazione: la gestione caotica della crisi sanitaria, le riforme governative che disegnano una scuola sempre più diseguale e neoliberista, il personale sempre più controllato.

La questione salariale

Il ministro dell’Istruzione, Blanqueur, aveva promesso nel 2019 una “rivalutazione storica” dei salari degli insegnanti, ma per i sindacati non si è ancora vista. Anzi, i sindacati denunciano una rivalutazione davvero miserabile: appena 57 euro mensili per gli scaloni di anzianità 2 e 3, 43 euro per lo scalone 4 e 28 euro dal quinto al nono scalone. Vale a dire, poco più di nulla, dicono unanimi i sindacati. Anche in Francia, gli insegnanti e il personale amministrativo hanno subito un blocco salariale che dura da dieci anni, un blocco che essi condividono con il settore del lavoro pubblico, anche se per una parte di quest’ultimo il salario perduto è già stato compensato. Non è stato così per l’Istruzione, evidentemente, dal momento che un insegnante all’inizio della carriera non supera i 1500 euro netti mensili. “Occorre un piano di rivalutazione perenne e misure d’insieme”, chiede Benoît Teste, segretario generale della FSU. “Occorre soprattutto una rivalutazione di almeno un punto dell’indice inflattivo, congelato da dieci anni” prosegue il sindacalista. Sempre all’inizio della carriera, denunciano ancora i sindacati, il salario medio degli insegnanti è inferiore del 7% a quello della media Ocse, che giovedì scorso ha pubblicato un nuovo rapporto sull’Istruzione, l’Education at a glance 2021. Ma non va bene neppure dopo dieci o quindici anni di servizio, quando il salario medio degli insegnanti francesi è inferiore addirittura del 10 o del 15% rispetto alla media Ocse. E per quanto riguarda la proposta della sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, candidata alle presidenziali 2022, di raddoppiare il salario degli insegnanti, i sindacati si mostrano scettici: “è sempre meglio pagare bene i prof”, dice la Cgt, d’accordo, “ma ciò significa reclutarne meno? Occorre dunque un aumento dei salari che equivalga anche all’aumento del numero dei posti, una cosa non può esistere senza l’altra”.

Gli insegnanti francesi pronti ad agire, anche contro la nuova riforma Rilhac

Per Sophie Vénétitay, segretaria generale del secrétaire SNES-FSU, primo sindacato nelle scuole secondarie (college e licei), il tasso di partecipazione allo sciopero del 32% dimostra che “gli insegnanti sono pronti ad agire e a mobilitarsi, anche se in tempo di rientro scolastico. Il bilancio del quinquennato di Blanquieur è deficitario e deludente. Le azioni di queste ore traducono la collera, la disperazione, la delusione dopo cinque anni difficilissimi per tutto il personale, al cospetto di una valanga di misure che hanno snaturato la professionalità e affamato il servizio pubblico dell’istruzione. Lo sciopero di oggi serve a pretendere un piano d’urgenza per l’istruzione”. Nello stesso tempo, vanno degradandosi le condizioni di lavoro. Soprattutto nelle secondarie dove il numero di studenti per classe aumenta regolarmente dal 2017, e con esso anche la soppressione dei posti. In questo inizio di anno scolastico in Francia sono scomparsi 1883 posti a fronte di un aumento degli studenti di oltre 30mila unità. Il risultato? Classi sempre più numerose. Dinanzi a questa situazione il governo, forte del consenso presidenziale di Macron, ha sostenuto un disegno di legge, il Rilhac, che fotografa questa situazione incandescente e la legittima investendo sul ruolo neo autoritario dei dirigenti scolastici e dei loro staff, con un’immagine aziendalistica e liberistica dell’istruzione pubblica. La reazione degli insegnanti del 23 settembre è anche contro questo tentativo di imporre una trasformazione liberista della scuola, con la legittimazione di una precisa scala gerarchica, ai cui ultimi posti ci sono gli insegnanti e gli studenti. Questo episodio è alla radice della vera e propria rottura tra gli insegnanti e il governo Castex, e con la visione educativa del ministro Blanqueur. Un recente sondaggio ha certificato che 8 insegnanti su 10 sono contrari a questo tentativo di riforma. Di fatto, gli insegnanti francesi, dopo appena tre settimane dal rientro in classe, scioperano certo per l‘aumento dei salari e per migliori condizioni di vita e di lavoro, ma scioperano anche contro una riforma che essi ritengono lesiva della loro libertà e della democrazia nelle scuole.

L'autore

Pino Salerno