Attualità

06 settembre 2021

Il Nucleare, il ministro Cingolani e la polemica della settimana di cui non si sentiva il bisogno

La polemica della settimana ha inizio lo scorso primo settembre, quando, durante una lezione alla Scuola di politica organizzata a Ponte di legno dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, il ministro della Transizione ecologica, il fisico Roberto Cingolani, afferma con fierezza e convinzione che il nucleare non deve essere un tabù. L’intervento fa talmente rumore che riempie le prime pagine di tutti quotidiani, con gli schieramenti ormai già fatti: la destra con Cingolani, il M5S in gravissima difficoltà, ecologisti e sinistra (Pd compreso) offesi dalle parole del ministro e fortemente critici sull’impostazione neo-nuclearista. Ma vediamo in dettaglio cosa è accaduto, anche perché quella che pare una polemica estiva nasconde in realtà forti e radicati interessi economici.

Ecco le frasi incriminate riportate da tutti i quotidiani. Per il ministro Cingolani, ora "si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura". Per Roberto Cingolani "se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso, è da folli non considerare questa tecnologia". Aprendo dunque la Scuola di formazione politica 'Meritare l'Europa', il ministro, innanzitutto un fisico, ha avvertito che "nell'interesse dei nostri figli è vietato ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia. Stiamo ai numeri, quando saranno disponibili prenderemo le decisioni". Cingolani, convinto della necessità di un cambiamento epocale sul fronte ambientale, lancia una netta critica agli "ambientalisti radical chic", dice che il mondo ne è "pieno" come "è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici: loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato. Sono parte del problema, spero che rimaniate aperti a un confronto non ideologico, che guardiate i numeri. Se non guardate i numeri rischiate di farvi male come mai successo in precedenza". La transizione ecologica, ha spiegato il ministro nel suo intervento, "deve essere sostenibile sennò non si muore di inquinamento, ma di fame. Serve una transizione con la decarbonizzazione e il freno alla produzione di Co2, ma che dia tempo alla società di adeguarsi a queste trasformazioni. Non si può ridurre la Co2 chiudendo da domani le fabbriche di auto, mettendo sul lastrico milioni di famiglie", ha ribadito. In tema di interventi green, "l'Italia deve dimostrare di essere leader e deve portarsi dietro gli altri Paesi e l'Europa deve essere leader e portarsi dietro gli altri continenti. Nei prossimi dieci anni serve uno sforzo planetario. Questa sfida è epocale, la politica ha un compito mostruoso, serve una politica etica a livello internazionale". Ne è nato uno scontro insieme politico, ideologico e scientifico che non ha ancora avuto termine mentre scriviamo queste note.

A Fanpage.it Rossella Muroni, deputata ed ex presidente di Legambiente, commenta molto duramente le parole usate dal ministro della Transizione Ecologica. "Fare la lista dei buoni e cattivi senza avere la capacità di indicare una strada concreta credo che sia una caduta di stile da parte del ministro, di cui non c'era bisogno. Lo dico con grande amarezza, perché penso che in questo momento il Paese non abbia bisogno di polemiche, ma di responsabilità concreta. Non riesco a capire che cosa pensa di aver fatto di utile per il Paese con quelle dichiarazioni sul fronte degli ambientalisti". Inoltre, aggiunge Muroni, "che la transizione ecologica debba essere socialmente sostenibile è una cosa che sappiamo da tempo, non c'era bisogno di avere Roberto Cingolani come ministro. A lui non spetta fare raccomandazioni generiche, ma dire come trattare il tema della Green Economy per garantire quella sostenibilità sociale della transizione. Cioè creare nuovi posti di lavoro". Per Muroni infine "quello di cui abbiamo bisogno è il coraggio della conversione. Fino a quando penseremo che è rallentando che salveremo il clima, compiamo un errore di logica. Dobbiamo invece assumerci la responsabilità di dire come riconvertire i posti di lavoro che si perderanno. Il progetto del ministro manca di consapevolezza, di ambizione e di umiltà nel capire che in Italia c'è già un pezzo di economia che negli ultimi anni ha investito in sostenibilità ambientale nonostante l'indifferenza e i ritardi della politica". In realtà, la posizione di Rossella Muroni rispecchia le tante critiche rivolte al ministro dall’arcipelago ambientalista, e da diversi scienziati, oltre che dalla Chiesa e perfino dall’amministratore delegato dell’Enel, Francesco Starace. La polemica ha diversi seguiti.

Il 4 settembre Roberto Cingolani frena sul nucleare e spiega che non ha "nessuna proposta da fare". "Ho parlato agli studenti degli studi che si stanno conducendo, ma ad oggi - chiarisce - non c'è una tecnologia". Dal Forum Ambrosetti a Cernobbio arriva il chiarimento del ministro dopo le polemiche degli ultimi giorni e la netta bocciatura anche da parte di Enel. Su questo tema "non è realistico pensare a una riconsiderazione", afferma appunto l'amministratore delegato di Enel, Francesco Starace. Dopo il dibattito degli ultimi giorni, Cingolani ritiene positivo "parlarne prima che qualunque scelta consapevole debba essere fatta; prima di prendere delle decisioni bisogna sapere di cosa si sta parlando. Francamente sono colpito dalla polemica, ma credo faccia parte della dialettica". Poi taglia corto ribadendo di non avere nessuna proposta perché non "c'è la tecnologia, ci sono solo degli esperimenti che potrebbero avere degli interessi". Alla platea del Forum Ambrosetti il titolare del ministero della transizione ecologica ha espresso la sua posizione sul tema delle nuove tecnologie. "Dobbiamo essere neutri ed essere ovviamente pronti ad accettare le nuove tecnologie a patto che siano pulite, sicure e universalmente giuste", ha detto. Dal congresso nazionale di Pax Christi in corso ad Assisi arriva la posizione di Gualtiero Bassetti, il cardinale presidente della Cei, il quale, citando don Tonino Bello ricorda come "non sempre lo sviluppo è sinonimo di progresso" – leggiamo da Avvenire del 4 settembre - aggiungendo che sul nucleare bisogna "stare molto attenti a dargli la patente di sviluppo". Con la transizione energetica si stimano impatti positivi su Prodotto interno lordo e sull'occupazione, oltre che sull'ambiente. Gli investimenti nel settore, secondo una ricerca di Enel e The European House-Ambrosetti, porteranno nei prossimi 10 anni ad un impatto cumulativo sul Pil di oltre 8.000 miliardi di euro nell'Unione Europea e oltre 400 miliardi di euro in Italia. Per accelerare sulla decarbonizzazione in Italia bisognerà sciogliere il nodo della semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti a fonte rinnovabile e promuovere interventi in favore dell'efficienza energetica. Occorre quindi “accelerare e dotarsi di un sistema di governance adeguato alla portata della sfida, che sappia tradurre in azione concreta le intenzioni e valorizzare le enormi opportunità che derivano da questo impegno", conclude l’amministratore delegato Enel, Starace, facendo il punto della posta in gioco.

La polemica però prosegue quando su La Stampa compare l’intervista al ministro, che pare però una vera e propria confessione intima e preoccupata. "Sono sconvolto, non pensavo si sarebbe arrivati a tanto. Da tre giorni ricevo minacce di morte sul web. Mi hanno rafforzato la scorta e gli agenti mi hanno seguito anche a cena con mia moglie che non vedevo praticamente da due mesi" ha detto il ministro parlando della bagarre sollevata dalle sue recenti considerazioni sul "nucleare pulito" espresse alla scuola di formazione politica di Italia Viva. Cingolani non se la spiega una tempesta così, anche perché "quelle frasi, quei concetti li ho ripetuti in molte altre occasioni. A pensarci bene stavolta una differenza c’è: in questo caso parlavo a un evento organizzato da Matteo Renzi, e questa circostanza ha generato reazioni tossiche". C’è poi la partita politica. Le parole sul nucleare hanno scatenato la reazione di Giuseppe Conte che lo avrebbe “convocato”. "Ma quale convocazione - chiarisce Cingolani. Ci siamo parlati con grande cordialità. Gli ho spiegato come è andata la cosa, è stato un dialogo molto corretto. Quando gli ho detto che la frase sul nucleare era stata estrapolata, mi ha risposto che capiva perfettamente, perché anche a lui è successa la stessa cosa quando in un discorso di 40 minuti sull’Afghanistan è stata riportata solo la frase sul dialogo con i Taleban. Abbiamo organizzato un incontro". Nel merito, ovvero sul nucleare, però, Cingolani non torna indietro: "ho detto una banalità: se non ci attrezziamo per tempo, in poco tempo i nostri fabbisogni energetici saranno soddisfatti da India e Cina". In ogni caso "non c’è nessuna proposta sul nucleare pulito, credo che sia stato preso un momento di una lezione fatta a qualche centinaio di studenti in cui raccontavo, tra altre cose, che Stati Uniti e Francia stanno testando tecnologie che non sono mature e di cui si saprà tra 10-15 anni. Non c’è nessuna proposta: sono rimasto un po’ meravigliato dal fatto che raccontare una cosa così venga trasformata in una proposta, al momento ci sarebbe poco da proporre perché non c’è la tecnologia". Se è così, però, allora occorre che Cingolani, oltre che con Conte parli anche col leader della Lega, Matteo Salvini il quale si schiera apertamente (come tutti gli esponenti della Lega, compresa la sottosegretaria del ministro di Cingolani) a difesa del ministro. Dal forum Ambrosetti di Cernobbio, Salvini dichiara in un'intervista a Repubblica: "Sostengo assolutamente l'idea del ministro Cingolani". E precisa: "Se uno già dice No a valutare, dimostra chiusura mentale. La valutazione non comporta già un giudizio. Secondo me è stato un errore fermarsi in passato". Più chiaro di così…

L'autore

Pino Salerno