Cultura

08 gennaio 2025

“Il treno dei bambini”, una storia di amore, separazione e resistenza

Tratto dall’omonimo romanzo di Viola Ardone, il film di Cristina Comencini Il treno dei bambini con Serena Rossi, Barbara Ronchi, Stefano Accorsi e Christian Cervone ricostruisce una delle iniziative più belle del dopoguerra italiano che salvò migliaia di bimbi dalla fame e dalla povertà.  Siamo nel 1946 e Amerigo, il protagonista del film, un bambino di soli otto anni, sale a bordo di uno dei “treni della felicità” insieme ad altri settantamila bambini italiani provenienti dalle città del Sud devastate dalla guerra e accolti temporaneamente dalle famiglie del Nord, in un’impresa di solidarietà eccezionale organizzata dall’Unione donne italiane (Udi) e dal Partito Comunista Italiano. Un gesto eroico, soprattutto perché la maggior parte delle famiglie affidatarie non sono ricche e hanno già tante bocche da sfamare ma condividono letti e pasti caldi, vestiti, giochi e istruzione. E quello che inizialmente sembra solo distacco, dolore, malinconia, diventa semplicemente una possibilità. E Amerigo, alla fine, capirà una cosa molto importante: che chi ti ama, a volte, ti lascia andare.

Il film diventa quindi un atto di recupero della memoria storica, ma anche un inno alla resistenza. La guerra non è solo un fatto di battaglie tra eserciti, ma anche una guerra di anime, dove i più vulnerabili sono i bambini, e quei bambini su quei treni non sono semplici passeggeri, ma una metafora vivente della speranza, della capacità di resistere attraverso la solidarietà e l’umanità, anche nei momenti più bui. Il gesto stesso del "treno" è simbolico: un trasporto forzato, ma anche un passaggio. Da una condizione di impotenza, questi bambini affrontano un viaggio che, seppur doloroso e traumatico, li porta verso un futuro ignoto, ma con una speranza che si radica nella possibilità di un domani migliore. La resistenza non è solo una questione di azione diretta contro l'oppressore, ma anche di testimonianza: questi bambini rappresentano il ricordo e la voce dei milioni che sono stati spinti fuori dalle loro case, che hanno perso tutto, ma che hanno trovato tanto.

Il treno dei bambini è quindi un film che, pur narrando una storia di dolore e separazione, si erge come un tributo alla forza di resistenza che è intrinseca nell'umanità stessa. È una riflessione sul coraggio di affrontare le difficoltà e sulla speranza che, anche nei momenti più oscuri, l'umanità riesca a trovare una via per sopravvivere, resistere e ricostruire. Un atto di resistenza che non è solo contro i nemici esterni, ma contro l’indifferenza e la crudeltà della guerra stessa.

Il Treno dei Bambini è un film di genere drammatico, storico del 2024, diretto da Cristina Comencini, con Stefano Accorsi e Barbara Ronchi. Durata 105 minuti. Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma il 20 ottobre 2024, il film è uscito su Netflix il 4 dicembre seguente. In Italia al Box Office ha incassato 4,9 mila euro.

È tratto dal romanzo omonimo di Viola Ardone edito da Einaudi nel 2019, che nel 2020 si è aggiudicato il Premio Letteraria e nel 2021 il premio Wondy per la letteratura resiliente.

L'autore

Elisa Spadaro