Cultura

20 ottobre 2021

Il vero volto di Calamity Jane

Nello storico cimitero di Deadwood, la cittadina americana diventata nota nella seconda metà dell’Ottocento per la corsa all’oro, si possono visitare la tomba e il monumento di uno dei pistoleri più famosi del West, Wild Bill Hickok. Accanto a Wild Bill riposa anche la sua “donna”. Quella donna era nientemeno che Calamity Jane, pseudonimo di Martha Jane Canary-Burke, una delle donne dalla fama più controversa che esista: una donna coraggiosa, una donna avventuriera, considerata la prima donna pistolero della storia. Donna, lo ripeto più volte, perché è stato proprio il suo essere donna ad aver messo in dubbio tanto di lei, ad aver dato adito a pettegolezzi, a maldicenze, ma anche ad aver creato il mito, oltre la donna. E oltre la realtà.

È stato proprio il voler scoprire la verità su questa donna che ha portato Ermanno Detti a scrivere un libro su di lei. Un libro un po' diverso da quelli scritti finora su Calamity. Viene ricostruita, attraverso una ricca documentazione, la storia di una donna che, facendosi rispettare per quello che era, ha saputo primeggiare in un’epoca non facile in cui il mondo era degli uomini, il lavoro era degli uomini, il gioco delle carte e il tavolo del bar erano degli uomini.

Calamity Jane amava l’avventura sì, ma anche l’amore, e avrebbe voluto cambiare vita, sposando Wild Bill Hickok: già si immaginava donna di casa, dopo tanto aver lavorato. Così non sarà e con enorme fatica riesce a riprendersi da una separazione e a tornare in sella, continuando a fare quello che in fondo sa fare meglio: la donna cowboy.

La nota “avventuriera” è l’emblema di una donna forte e fragile che ha voluto evolversi e imparare a scrivere. È quella madre forte che cresce nel suo ventre una figlia e poi, per il suo bene, la dà in adozione, senza lasciarla comunque sola. È quella moglie abbandonata che corre dall’uomo che ama quando viene a sapere che gli hanno sparato, che l’hanno ucciso a tradimento, lo vendica e si farà seppellire accanto a lui quando sarà arrivata la sua ora.

Calamity è stata cameriera, lavandaia, lavapiatti, pony express, guida per i cercatori di oro, e quando tra le Black Hills scoppiò l’epidemia di vaiolo assistette i malati e le loro famiglie. Il tutto, indossando sempre i pantaloni, a dispetto dei pregiudizi, perché “come si può cavalcare o sfuggire a un attacco di fuorilegge con la gonna?”.

Ma sapeva anche di essere l’eccezione alla regola. E per questo si chiamava Calamity. Perché era una calamità...

Ermanno Detti, Calamity Jane. Il mito e la realtà, Mimesis, Milano, 2021, pp. 92, € 8,00

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L'autore

Elisa Spadaro