Il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (FMOF) è uno degli strumenti economici più importanti della scuola italiana, perché finanzia concretamente tutto ciò che va oltre l’attività ordinaria di insegnamento e amministrazione. Essendo regolato da un Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI), il FMOF è anche un pilastro delle relazioni sindacali nella scuola: attraverso di esso, le parti sociali esercitano un ruolo concreto nelle scelte su risorse, priorità e riconoscimenti economici. In altre parole è il cuore finanziario dell’autonomia scolastica: sostiene i progetti, valorizza il personale, riduce le disuguaglianze e tiene vivo il dialogo tra Amministrazione e sindacati. Senza questo fondo, la scuola si limiterebbe all’ordinario, perdendo gran parte della sua capacità di innovare e migliorare la qualità del servizio educativo. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito e le organizzazioni sindacali hanno di recente definito le modalità di ripartizione del FMOF per l’anno scolastico 2025/26 e per l’utilizzo delle economie degli anni precedenti. A settembre è stata sottoscritta l’ipotesi di CCNI che assegna alle scuole 847,36 milioni di euro, lo stesso importo dello scorso anno a cui si aggiungono ulteriori 31 milioni di euro di economie degli anni 2022 e 2023 con l’ipotesi di CCNI sottoscritta nei giorni scorsi. Abbiamo fatto alcune domande a Raffaele Miglietta, responsabile struttura di settore scuola FLC CGIL Nazionale e ad Anna Maria Santoro, coordinatrice contrattazione nazionale collettiva e integrativa scuola e politiche personale ATA, che hanno partecipato alle trattative.
Quali sono le principali novità sul FMOF?
Una prima novità riguarda l’ampliamento del numero delle scuole (che passano da 300 a oltre 600) situate in contesti sociali disagiati che potranno beneficiare di un finanziamento aggiuntivo da attribuire al personale docente. La disposizione è finalizzata a valorizzare i docenti che garantiscono la permanenza nella medesima scuola per almeno un triennio. La continuità didattica, infatti, è importante per prevenire situazioni di disagio e ridurre il rischio di abbandono scolastico in contesti particolarmente svantaggiati.
Una seconda novità riguarda il riconoscimento di un’indennità di disagio al personale ATA che presta servizio nelle piccole isole. La disposizione normativa varata dal Parlamento alcuni anni fa aveva riconosciuto questo beneficio solo al personale docente. Ora con il contratto sul FMOF 2025/26 questo diritto è stato finalmente esteso anche al personale ATA.
L’ammontare complessivo del fondo resta invariato rispetto all’anno scorso. È sufficiente a coprire le esigenze di tutte le istituzioni scolastiche?
Assolutamente no, le risorse disponibili sono del tutto inadeguate. Purtroppo nel corso degli anni le risorse del FMOF a disposizione delle scuole sono state fortemente ridotte. Basti pensare che il taglio operato dal Governo Berlusconi di circa 700 milioni di euro (per consentire il mantenimento degli scatti di anzianità relativi agli anni 2011 e 2012) ancora non è stato recuperato. Inoltre da allora la complessità del lavoro scolastico è notevolmente aumentata, il personale docente e ATA è sempre più chiamato a farsi carico di maggiori compiti e responsabilità a cui però non corrispondono equivalenti riconoscimenti economici. Non a caso nella piattaforma rivendicativa della FLC CGIL per il rinnovo del contratto di lavoro tra i primi punti c’è la richiesta di incrementi stipendiali per recuperare il potere d’acquisto perso in questi anni e la richiesta di rifinanziamento del FMOF per valorizzare pienamente il lavoro aggiuntivo docente e ATA.
Come sono stati stabiliti i criteri di riparto di queste risorse?
La ripartizione delle risorse del fondo alle scuole tiene conto, così come prevede il CCNL, delle diverse consistenze organiche (docenti e ATA), dei vari ordini di scuola presenti nell’unità scolastica, delle diverse tipologie di attività, del numero dei punti di erogazione del servizio (plessi e sedi staccate), delle scuole situate in aree disagiate, ecc. Con le risorse così ripartite occorre far fronte alle tante e diverse esigenze e attività svolte dal personale: le attività aggiuntive di insegnamento, le prestazioni aggiuntive del personale ATA, le funzioni strumentali dei docenti, gli incarichi specifici ATA, i compensi per le ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti, le varie indennità ecc.
Che giudizio dareste del fondo destinato anche per la formazione dei docenti? È un passo sufficiente per valorizzare la professionalità insegnante?
Con il CCNL 2019/21 abbiamo ottenuto un grande risultato, le attività di formazione e aggiornamento dei docenti sono state riconosciute a tutti gli effetti quali attività di servizio. Ciò comporta che laddove le attività dei docenti superano il monte ore destinato alle attività funzionali (composto da 40h+40h), le ore eccedenti devono essere riconosciute utilizzando le risorse del FMOF. Si tratta pertanto di un importante riconoscimento sul piano professionale e retributivo che però si scontra con un limite che è proprio del FMOF, ovvero l’inadeguatezza delle risorse complessivamente disponibili che fa si che in sede di contrattazione di scuola si fatica riconoscere e retribuire pienamente le attività aggiuntive svolte dal personale, comprese quelle di formazione. Da qui l’esigenza, come prima detto, di incrementare significativamente le risorse del FMOF.
Parallelamente, il 23 ottobre 2025 è stato sottoscritto l’ipotesi di CCNI relativo alle economie del FMOF degli anni 2022 e 2023, pari a circa 31,8 milioni di euro, da utilizzare esclusivamente per operazioni una tantum. Queste risorse integrano quelle già disponibili per l’anno in corso e rientrano nella piena disponibilità della contrattazione integrativa d’istituto.
A cosa saranno destinate le economie?
Coerentemente con gli impegni che ci siamo presi in occasione della sottoscrizione del CCNI FMOF dello scorso anno scolastico, le economie sono state destinate prioritariamente a ristorare il salario accessorio del personale ATA, DSGA compresi. È risaputo che questo personale, a causa dei forti processi di riorganizzazione della rete scolastica, dell’aumento del numero di alunni con disabilità e da ultimo per gli impegni derivanti per l’attuazione dei progetti PNNR, ha un sovraccarico di lavoro ormai fuori controllo. Destinare agli ATA buona parte delle economie è stato un segnale di dell’attenzione politica ad un settore storicamente in sofferenza, di cui la FLC CGIL si è fatta promotrice. Naturalmente non mancano anche risorse destinate ai docenti, ad es per incrementare il fondo per le funzioni strumentali o la continuità didattica nelle scuole situate in contesti disagiati.
In che modo sono stati definiti i criteri di riparto delle risorse? Ci sono territori o tipologie di scuole che ne trarranno maggior beneficio?
Non è semplice rispondere a questa domanda proprio per l’eccezionalità dell’operazione. Diciamo che il CCNI ha individuato principalmente le voci da finanziare e il relativo budget. Mentre in alcuni casi ha determinato già la misura dei compensi individuali. Per la restante parte il MIM assegnerà i fondi alle scuole utilizzando i consueti criteri di distribuzione che si basano essenzialmente sulla complessità delle stesse e sulla numerosità degli addetti.
Queste risorse sono sufficienti a sanare le situazioni rimaste sospese negli anni passati?
Certamente sì. O perlomeno noi confidiamo che tutte le situazioni pregresse siano sanate. Come ad esempio il mancato pagamento delle varie indennità ai DSGA che hanno “retto” più scuole e agli assistenti amministrativi che hanno sostituito i DSGA titolari. Si badi bene, il mancato pagamento di queste spettanze è dovuto esclusivamente alle burocrazie ministeriali e al continuo rimpallo di responsabilità tra MEF/MIM. Il CCNI che, come sempre si rivela uno strumento forte di protezione dei lavoratori, si è fatto carico di sanare questi scompensi che invece sarebbero dovuti ricadere sui capitoli ordinari del bilancio dello Stato.
Le risorse una tantum sono per loro natura temporanee: il sindacato intende chiedere che alcune di queste misure diventino strutturali nei futuri rinnovi contrattuali?
Certamente sì. È necessario un rifinanziamento a regime dell’intero FMOF che, come da piattaforma rivendicativa della FLC CGIL, andrebbe raddoppiato.
Ci sono criticità ancora aperte?
Numerose. Riguardano le tante attività svolte all’interno della scuola dal personale e che non trovano effettivo riconoscimento per la limitatezza di risorse disponibili del FMOF. Riguardano, ad es, le numerose funzioni o incarichi svolti dai docenti, a seguito di deliberazione collegiale, sempre più indispensabili per il coordinamento e il supporto alle attività didattiche, come i coordinatori di classe o i responsabili di dipartimento, che però ricevono compensi economici ben lontani dal riconoscere l’effettivo lavoro svolto. Oppure riguardano compiti già definiti dal CCNL, come le funzioni strumentali dei docenti o gli incarichi specifici ATA, che comportano responsabilità e carichi di lavoro aggiuntivi, che però, per scarsezza di finanziamento, vengono retribuiti in modo del tutto inadeguato. L’auspicio, e il nostro impegno, è che non solo queste attività vengano pienamente riconosciute nel nuovo CCNL ma siano anche adeguatamente retribuite.
Guardando al futuro, quali sono le prossime priorità sindacali?
Rinnovare i CCNL di lavoro già scaduti (triennio 2022/2024) e in scadenza (2025/2027) per ridare forza e dignità ai salari del personale della scuola, il peggio pagato in Europa; superare la precarietà in un settore la cui forza lavoro è al 25% precaria con danni inenarrabili sulla qualità della relazione didattica e del servizio, aumentare gli investimenti pubblici in istruzione in linea con la media degli altri Paesi Europei.