Politiche educative

11 agosto 2021

Istruzione e formazione tecnica superiore: in discussione in Parlamento un disegno di legge deludente e conservatore

È stato approvato a grande maggioranza dalla Camera dei deputati il disegno di legge di iniziativa parlamentare concernente la “Ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. A settembre il DDL sarà discusso dal Senato della Repubblica.

Il testo è sostanzialmente ricognitivo delle numerose disposizioni che si sono caoticamente susseguite in questi anni con la chiara finalità di mettere a sistema, le scelte e i processi (in gran parte negativi) che sono stati messi in campo dalle Regioni e dai singoli ITS nel sostanziale silenzio del Ministero:

  • autoreferenzialità delle Regioni nella programmazione;
  • autoreferenzialità delle Fondazioni legate ad imprese importanti e a territori con un sistema produttivo forte;
  • proliferazione di Fondazioni;
  • un sistema di monitoraggio che non riesce a tener conto delle specifiche e peculiari realtà produttive e di settore e che di conseguenza influenza negativamente la ripartizione delle risorse;
  • nessuna definizione dei livelli di qualificazione nazionale del personale impegnato nelle attività degli ITS;
  • nessun contratto di riferimento per coloro che lavorano negli ITS;
  • coinvolgimento sempre più limitato o di facciata delle organizzazioni sindacali;
  • strapotere delle imprese;
  • forte riduzione del ruolo dell’istituto scolastico di riferimento;
  • forte accentramento dei poteri all’interno della governance degli ITS con l’istituzione di figure monocratiche quali il direttore/segretario generale e l’indebolimento delle strutture collegiali sia a livello amministrativo che di progettazione formativa;
  • assenza di un adeguato riconoscimento della specializzazione tecnica offerta dal diploma da parte della contrattazione collettiva e del mondo del lavoro.

Inoltre si tratta di una proposta orientata verso una forte privatizzazione di un pezzo del sistema formativo nazionale e conferma la deriva regionalistica delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico nel nostro paese. Questa strada viene intrapresa con la chiara finalità di utilizzare con pochi o nessun vincolo il miliardo e mezzo di euro previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Contro queste scelte la FLC CGIL esprime forte contrarietà.

Chiariamo subito: il nostro Paese ha bisogno di un forte sistema di istruzione tecnica superiore con regia pubblica e nazionale e con finanziamenti cospicui e non legati alle poste messe annualmente nella legge di bilancio. Il riordino del 2008 dell’istruzione e formazione tecnica superiore rientrava in un progetto di più ampio respiro che prevedeva

  • grandi progetti di innovazione industriale in ben precise aree tecnologiche considerate strategiche per lo sviluppo dell’Italia;
  • incentivi alle imprese che investivano in tali aree tecnologiche;
  • politiche formative connesse finalizzate ad assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche;
  • un governo nazionale delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico che, riguardo agli ITS, significava avere innanzitutto come soggetto pubblico di riferimento una scuola secondaria di II grado con indirizzi tecnici o professionali;
  • la partecipazione diretta delle Università, degli Enti di Ricerca e delle strutture formative accreditate dalla Regione per l'alta formazione;
  • un forte coinvolgimento delle parti sociali che significava la costruzione di luoghi di confronto vero e la valorizzazione anche nei contratti collettivi nazionali delle figure di tecnico superiore.

È proprio a partire dal sostanziale fallimento di quella politica (deludente realizzazione dei progetti nazionali, incentivi dati a pioggia attraverso lo strumento piuttosto arcaico del clic day, forte regionalizzazione delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico) che si è sviluppato il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore di questi anni i cui percorsi formativi, al di là delle roboanti dichiarazioni di tanti politici, continuano ad essere residuali.

Diversamente da quanto previsto in molti punti dal disegno di legge in discussione in Parlamento, per la FLC il sistema ITS deve poggiarsi su elementi chiari e definiti:

  • una regia pubblica che non affidi l'incontro tra domanda/offerta di competenze solo alle singole aziende, ma che rafforzi scelte di politiche di sviluppo industriale e tecnologico volte a elevare la qualità della produzione e del lavoro. In questo contesto, considerata la mancanza di qualsiasi definizione dei livelli di qualificazione di coloro che operano negli ITS riteniamo che vada garantita la natura pubblica e nazionale del sistema degli ITS attribuendo la funzione di soggetto promotore e di riferimento ad un istituto scolastico statale;
  • standard quali – quantitativi omogenei che, pur nel rispetto delle competenze delle Regioni, diano vita ad un “sistema nazionale ITS” basato su principi comuni e condivisi su tutto il territorio nazionale;
  • un sistema di monitoraggio e valutazione che sappia leggere le criticità e intervenire a correggerle attraverso azioni mirate e sostenere azioni di potenziamento del sistema;
  • capacità di aggiornare le competenze professionali adeguandole alle sfide dell’innovazione tecnologica anche attraverso un sistema permeabile di contaminazione con le figure professionali dei CCNL che consenta anche la modifica delle relative declaratorie in relazione ai percorsi formativi attivati con particolare riguardo a quelle figure che sono investite da repentine e significative trasformazioni tecnologiche;
  • disponibilità di risorse finanziarie stabili e adeguate a partire da quelle nazionali;
  • cabine di regia a livello nazionale e regionale con la partecipazione diretta delle parti sociali alfine di legare l’esistenza degli ITS e la definizione dei relativi percorsi, a politiche di sviluppo del Paese e a precise scelte di politica industriale su ambiti tecnologici strategici strettamente connesse con le politiche di ricerca.

Torniamo a chiedere, quindi, l’apertura di un reale confronto con il Ministero dell’Istruzione e con il Parlamento affinché vi sia un profondo cambio di rotta sulla formazione tecnica superiore orientata verso il rafforzamento della dimensione nazionale e della governance pubblica, strettamente connessa con le politiche di ricerca, sviluppo e innovazione del Paese. In tale contesto non mancheremo di dare il nostro contributo di idee e proposte.