Ritengo che sia molto importante aver favorito questa occasione di incontro e confronto comune tra forze sindacali, associazioni professionali del mondo della scuola, rappresentanze studentesche per riflettere intorno allo stato degli Organi Collegiali della scuola a cinquant’anni dalla approvazione dei decreti delegati che, tra gli altri, ne hanno disciplinato il funzionamento e l’organizzazione.
Quegli organismi, nel momento in cui furono istituiti, rappresentavano un significativo punto di arrivo di un processo di maggiore democratizzazione della società, frutto del clima politico, sociale e civile maturato negli anni Sessanta e Settanta. Si collocavano in una stagione di partecipazione che ha profondamente e positivamente modificato e migliorato la nostra società.
Quella stagione di partecipazione che, proprio alle prime elezioni per la costituzione degli Organi Collegiali, portò a una partecipazione di circa l’80% degli aventi diritto. Una stagione e un istituto rappresentativo che oggi vive un momento di evidente difficoltà e che vede una forte riduzione della partecipazione alla scelta dei componenti degli organismi collegiali e la necessità di attualizzarne compiti anche a fronte dei cambiamenti che la scuola ha vissuto in questi ultimi anni, a cominciare proprio dall’autonomia scolastica.
Una sollecitazione, emersa da più parti. che deve fare i conti, purtroppo, con quanto sta avvenendo al Senato dove è in discussione il disegno di legge per le semplificazioni che assegna al governo una delega, praticamente in bianco, per riformare proprio gli Organi Collegiali, senza un confronto reale, preventivo e approfondito con tutti coloro che compongono la comunità scolastica. Non può sfuggire, a mio avviso, il fatto che ogni ipotesi, utile e necessaria, di miglioramento degli Organi Collegiali, qualunque azione voglia restituire forza e partecipazione a essi, non può prescindere da un coinvolgimento pieno di studenti, insegnanti, famiglie. Di quanti di quella comunità fanno parte e sono coinvolti.
Ed è questo il timore che nutro verso il disegno del Governo. Perché fa seguito ad analoghe azioni (penso alle norme in materia di voto in condotta che hanno irrigidito il procedimento e compresso i margini di autonomia e scelta proprio degli organismi scolastici) dirette a ridurre, a comprimere gli spazi destinati all’autonomia degli istituti scolastici e dei suoi componenti. Dirette a creare divisioni e contrapposizioni al suo interno.
In questo momento non c’è bisogno di ulteriori divisioni. Anzi. È necessario promuovere per prima cosa una significativa azione di conoscenza, informazione, coinvolgimento sul ruolo e l’importanza della partecipazione democratica, ancor più in questo momento. Su cosa dovrebbe essere aggiornato e migliorato rispetto ad essi.
La proposta del PD
Proprio con questo spirito il Partito Democratico ha depositato, nell’aprile 2024, una proposta di legge che prende spunto e traduce in norma le sollecitazioni provenienti da una parte significativa dell’organizzazione giovanile del nostro partito – i Giovani Democratici – che già dal 2022, dopo la complessa stagione della pandemia, aveva lanciato la petizione “Studenti non utenti”. Maggiore rappresentanza degli studenti negli Organi Collegiali, più formazione per lo svolgimento dei compiti rappresentativi, commissioni paritetiche tra studenti e insegnanti con funzione consultiva e in cui possa essere incentivato il dialogo tra la componente docente e quella studentesca nella elaborazione delle scelte didattiche e progettuali della scuola.
È stata una proposta frutto di un grande lavoro di confronto e dibattito dal basso che abbiamo sentito la necessità di promuovere. Stanno arrivando analoghe sollecitazioni, a noi e alle altre forze di opposizione, anche da parte di altre associazioni studentesche. A testimonianza di una esigenza di confronto e partecipazione dal basso molto significativa in questo momento.
Penso che siano segnali importanti della coscienza civica e civile che matura intorno a questo tema, a cominciare proprio dagli studenti. Sono convinta che in questo momento sia fondamentale una presa di coscienza, un autentico lavoro culturale e politico, prima ancora che normativo, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli organi collegiali, sul valore della partecipazione e sui rischi di una delega in bianco su questo tema, come quella contenuta nel disegno di legge del Governo.
Serve un’alleanza forte tra tutte le componenti della comunità scolastica. I genitori, gli studenti, i docenti e tutto il personale della scuola, recuperando un clima di comunità, contrapposta all’individualismo delle singole posizioni e interessi, essenziale in questo momento.
Occorre restituire forza al patto di corresponsabilità educativa nella comune consapevolezza che scuola e famiglia devono collaborare insieme per educare e crescere. In questo senso, penso che l’iniziativa presa oggi, di provare a condividere un comune manifesto di valori e principi intorno agli organi collegiali rappresenti un primo passo molto importante, nella proposta e nel lavoro di consapevolezza che vuole promuovere.
Di fronte al rischio di svuotamento delle istituzioni democratiche, c’è la necessità di un lavoro comune, tra forze politiche e mondo associativo, costruendo momenti di confronto e partecipazione tra studenti, insegnanti, genitori, moltiplicando le occasioni partecipative.
Per rilanciare e migliorare gli strumenti della partecipazione, proponendo soluzioni che ne rendano il funzionamento più efficace e adeguato ai mutamenti avvenuti nel mondo della scuola. Per rafforzare la partecipazione democratica e difendere l’autonomia scolastica, tanto osteggiata dall’attuale governo.
Solo attraverso una larga e piena alleanza nel nome dell’educazione e dell’istruzione possiamo riuscirci. Quello messo in campo oggi è un progetto che dobbiamo continuare a portare avanti e attuare, nel confronto tra i reciproci punti di vista.
Commissione Cultura Camera dei deputati e Responsabile Nazionale Scuola del Partito Democratico