Il tema del convegno nazionale “Organi Collegiali: democrazia, partecipazione, professionalità, autonomia scolastica” è da sempre oggetto di riflessione nella FLC CGIL e all’interno di Proteo Fare Sapere soprattutto in considerazione del mancato sviluppo dell’autonomia scolastica e dei suoi effetti sulla scuola pubblica. In questi mesi, inoltre, si prospetta, per iniziativa governativa, la riforma degli Organi Collegiali di scuola.
Questo convegno è il risultato di un attento e impegnativo lavoro di preparazione basato sul confronto con le associazioni professionali delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola e sulla discussione all’interno della FLC CGIL, come risulta dalle relazioni e dagli interventi che pubblichiamo di seguito, che affronteranno questioni riguardanti l’attuale assetto e funzionamento degli Organi Collegiali, le prospettive aperte dalla proposta di riforma e quanto dell’attuale configurazione resti da salvaguardare e sviluppare.
Mi limito a richiamare un aspetto rilevante del disegno di legge delega che intende operare «una revisione degli organi collegiali ridefinendone il rapporto con il ruolo, le competenze, le responsabilità dei Dirigenti scolastici».
La questione non è affatto secondaria per diverse ragioni.
La prima è che si intende riformare un organo della scuola senza dire con quale finalità, e non certo per chiarirne e rafforzarne il ruolo nei processi decisionali delle scuole autonome visto che la “revisione” è finalizzata solamente a ridefinire il rapporto fra Organi Collegiali e Dirigente scolastico.
La seconda è che appare invece espresso chiaramente il fine: intervenire sul Dirigente scolastico “rafforzandone i poteri” nel rapporto con gli altri organi della scuola (organi collegiali, docenti, personale ATA) come se questa possa essere la soluzione alle difficoltà delle scuole che, nei venticinque anni trascorsi dall’istituzione dell’autonomia scolastica, hanno visto continuamente limitata o coartata la loro autonomia e compromesso il loro funzionamento.
La terza ragione è che incentrare l’attenzione e le intenzioni riformatrici sulla dirigenza scolastica, oggi chiaramente definita nella suo carattere “speciale” proprio per il suo rapporto con gli altri soggetti della comunità educante e con gli organi collegiali, attribuirebbe ad essa una irrealizzabile – oltre che impropria – funzione decisiva nel miglioramento e nell’innovazione di processi vitali per il funzionamento delle scuole autonome e si svierebbe invece la necessaria attenzione alle vere cause delle difficoltà delle scuole.
Se questo avvenisse si rischierebbe di riproporre il clima vissuto all’epoca della legge 107/15 quando si vollero assegnare nuovi “poteri” alla dirigenza ritenendoli risolutivi per il cambiamento senza minimamente tener conto di quanto sarebbe stato ed è tuttora necessario per ridare valore ed efficacia a tutti i lavori nella scuola.
Ma credo che questo quadro sapranno renderlo esplicito la relazione introduttiva e i successivi interventi.