Vogliamo che questo insegnamento sia libero, poetico e astratto
Giacomo Matteotti, 1919, Discorso agli amministratori comunali socialisti della Lombardia[1]
Il Forum nazionale FLC CGIL "Professionalità docente" è un organismo che presiede le tematiche inerenti alla figura e alla funzione docente nell’ottica di una valorizzazione e uno sviluppo della professionalità, in sintonia con il dettato costituzionale e con l’identità di un modello perseguito da FLC e CGIL di Istruzione pubblica, di stato, inclusiva.
La professionalità docente si modella ogni giorno, è messa alla prova nel lavoro quotidiano e si deve misurare nell’attualità di un contesto sociale, economico e politico in cambiamento, di inusitata – almeno per l’Europa e l’Occidente del secondo dopoguerra del Novecento – e progressiva durezza e inumanità, di emergenza democratica, quasi assuefatto alle logiche di guerra e alle nuove espressioni del capitalismo, nella velocità del mutamento tecnologico. Il corpo docente è posto di fronte, inoltre, a un vero e proprio balzo generazionale verso diverse strutture cognitive, già lontane tra loro persino nel ricambio di fascia generazionale più prossima, tra gli stessi cosiddetti millenians, con conseguenti nuove possibilità e forme nel processo di insegnamento-apprendimento. Quel processo la cui configurazione e sviluppo è compito della scuola – dell’istruzione pubblica, del corpo docente in primis – cogliere per darne vita al meglio.
Principi irrinunciabili
Vi sono condizioni irrinunciabili e costitutive nel modo di operare a scuola: la libertà d’insegnamento attuata nella dinamica generativa della collegialità; l’unicità della figura docente in ogni ordine e grado di scuola; una professionalità esercitata tra eguali, in quanto come tali si deve essere riconosciuti dalle e dai discenti e nella comunità educante; il valore delle competenze di ricerca di ogni docente a partire dalla ricerca-azione, dalle sperimentazioni e dalla ricerca educativa. Il riconoscimento della peculiarità del contesto educativo rappresenta una premessa per cogliere la rilevanza della presenza di un’organizzazione del lavoro non gerarchico-piramidale, ma coordinata e collaborativa nell’assunzione di compiti e responsabilità secondo i rispettivi ruoli e funzioni, lontano da una logica di “premierato”, con organigramma di figure via via apicali, dal dirigente scolastico al vertice del comando, fino all'inserimento – già da tempo evocato da alcune organizzazioni della dirigenza scolastica e da sindacati minori – di figure di middle management, al fine di disegnare un’organizzazione assimilabile a una "catena di comando” da azienda all’antica, disciplinante e senz’altro disfunzionale a ogni autonomia scolastica concepita come comunità educante, orientata, invece, alle potenzialità e ai bisogni di ciascuna e ciascun allievo.
La realizzazione di un efficace processo di insegnamento-apprendimento è il cuore della professionalità docente. Il concorso dell’intera comunità educante di ciascuna autonomia scolastica consente di garantirne le premesse: Dirigente scolastico, docenti, colleghi ATA, genitori, studenti insieme alla comunità sociale, e poi nel collegio i docenti devono recepire ed elaborare le istanze delle altre componenti.
Professioni e collegialità nel governo della scuola autonoma
Questa reciprocità, che è il tessuto della democrazia nella scuola, ha sede negli Organi Collegiali, nei ruoli e funzioni di ciascun organismo. Sono gli Organi Collegiali generati da cinque Decreti delegati (DPR 416-420 del 31 maggio 1974), da allora mai riformati e riveduti nel loro impianto. Tra questi c'è il Collegio dei docenti con potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell'istituto (art.4 DPR 416/74).
La loro stessa esistenza costituisce, oggi più che mai, una garanzia di gestione democratica, un freno a tentazioni autocratiche a cui si ispira il modello del Disegno di Legge Delega, DDL 1192, detto di "semplificazione": nel senso che intenderebbe “semplificare”, riordinare con una revisione degli OO.CC in rapporto al ruolo, competenze e responsabilità del Dirigente scolastico. In sostanza, secondo uno sbrigativo e antico approccio, si semplifica la collegialità, la dimensione collettiva depotenziandola, a favore di “uno solo al comando”.
Quali tutele resterebbero allora per la libertà d’insegnamento, costitutiva della professione docente, postulata dalla Costituzione, premessa imprescindibile per l’esercizio della nostra professione? Questo modello necessita di altre figure e funzioni professionali, dignitose ma diverse: educatori, formatori, addestratori ad hoc in base alle richieste del mercato. Come pensare di favorire lo sviluppo di potenzialità personali, consapevolezza di sé, autonomia, fino alle competenze di cittadinanza attiva in un ambiente di apprendimento caratterizzato dalla passività e dalla subordinazione gerarchica nelle relazioni tra gli adulti.
Che cosa manterrebbe di collegiale, di sede di confronto un Collegio dei docenti privato dei suoi poteri oppure depotenziato, sottoposto al controllo di altre componenti della comunità educante e non, oppure se si assegnasse ad altri attori, a partire da un novellato dirigente manager, il suo fondante potere deliberativo dell’indirizzo didattico e pedagogico che caratterizza l’offerta formativa di ciascuna autonomia scolastica.
Corrono, quindi, sugli stessi binari la libertà d’insegnamento, l’organizzazione democratica del lavoro, l’autonomia e la valorizzazione professionale, la libertà di pensiero, di tutto il personale della scuola. La professionalità docente non può che esplicarsi in situazioni di libertà, non di comando. Vale per i docenti, per chi li coordina, per ogni figura professionale, per ciascun attore sul palcoscenico dell’atto educativo in una società democratica, fatta di relazioni di cooperazione, di solidarietà, di corresponsabilità.
Una riforma necessaria
Il Forum nazionale FLC CGIL Professionalità docente, a dicembre scorso, ha dedicato un seminario interno agli Organi Collegiali e alle possibili prospettive di revisione per individuare punti di forza, criticità, proposte a rilancio e rinforzo.
Tra le prime delle criticità emerse nel corso della discussione è stata indicata la condizione docente, i cui problematici aspetti sono subito emersi e dilagati, a partire dalla denuncia del profilarsi di un ulteriore e deciso consolidamento normativo di gestione burocratica e verticistica della scuola, quale rappresentato nel citato DDL 1192 e dalla volontà di revisione aumentando i poteri del Dirigente degli Organi Collegiali. Una modalità che non è solo all’orizzonte, ma già presente nelle attuali sperimentazioni della filiera tecnico-professionale, dove è stato, una volta di più, ravvisato il possibile snaturamento delle finalità della scuola e del lavoro docente, in questo caso riguardo a modifiche proprio intorno ai rappresentanti negli organi di gestione, in particolare nel Consiglio d’Istituto, possibile sede di interferenze esterne e di altri interessi.
La piena apertura verso le realtà produttive, verso altre realtà educative, verso l’apporto di altre figure professionali è stata individuata come una risorsa, una sede di rilancio per l’esperienza democratica degli Organi Collegiali e dell’autonomia scolastica e, al tempo stesso, per aprire nuove strade, per ridare senso alla partecipazione sociale, per dare una più aperta dimensione di esercizio delle competenze dei docenti, quali professionisti della scuola. Con una condizione coralmente espressa con chiarezza: che la gestione della scuola sia mantenuta saldamente in capo a ciascuna autonomia scolastica e al corrispondente Consiglio d’Istituto, quale agenzia distinta tra le altre nel territorio, con le competenze di professionisti della scuola, quali sono i docenti, realizzata, come sin dai Decreti delegati, nel dialogo tra le diverse componenti della comunità educante.
Il Collegio docenti rappresenta il primo ostacolo alla svolta dirigista impressa alla dirigenza e il primo baluardo per l’esercizio della funzione docente nella libertà d’insegnamento, luogo di espressione della professionalità e del profilo didattico e pedagogico della singola scuola. Le sue competenze e i suoi poteri non possono che essere intangibili.
Il Collegio docenti rappresenta il “parlamentino della scuola”, come definito da alcuni colleghi. È un organo da rispettare per dare dignità alla professione docente e all’autonomia scolastica. Piuttosto, si intervenga per dare modo di esercitare competenze e compiti al meglio, con articolazioni specifiche e funzionalmente dialoganti, in particolare laddove gli Istituti di istruzione superiore uniscono indirizzi a vocazione diversa; per potenziare la trasversalità tra ordini di scuola negli Istituti comprensivi o comunque nelle scuole accorpate a seguito di dimensionamento, specialmente nelle cosiddette” scuole monstrum”.
L’indirizzo deliberante del Collegio dei docenti, nostra leva e punto cardine per la professione docente riguardo alle scelte didattiche e pedagogiche, rischia la compromissione. Al mondo politico arrivi il messaggio dei docenti. Rappresenta dunque un primo nostro traguardo riuscire a mettere a fuoco aspetti e prospettive da mutuare dall’esperienza dei Decreti delegati e dall’attuale condizione a scuola per dare vita a nuova partecipazione sociale e aprire nuove strade.
Non si danno riforme a costo zero, né riforme in solitaria. Dal nostro Forum sono scaturite alcune “istruzioni per l’uso”. Per esempio, a cornice di ogni intervento sugli organismi di gestione democratica e per sollecitare l’affezione da parte delle nuove generazioni di docenti, dirigenti e personale della scuola si dovrebbe avere cura di dare una formazione iniziale concreta riguardo agli OO.CC. Tale formazione dovrebbe essere prevista anche per tutte le altre componenti una volta elette e a disposizione dei genitori e degli studenti della comunità educante.
Oggi è un atto di lotta e di coraggio aprire, rinnovando l’esistente, nuovi spazi di cambiamento democratico per rivitalizzare e spingere verso una nuova partecipazione sociale, inclusa l’attivazione dei poteri e delle competenze dei Collegi docenti e di tutti gli OO.CC.
La nostra determinazione a superare la gestione burocratica verticistica della scuola e a opporsi a un’organizzazione del lavoro e delle attività della scuola a catena di comando, implicita al cosiddetto riordino degli organi consultivi, è netta.
Il futuro comincia ogni mattina. Alle ore 8. Per questo è così importante rivitalizzare ogni spazio democratico, senza ombre e concessioni, così da continuare ogni giorno a dire a ciascuna e ciascuno dei nostri allievi: «siamo da una sola parte, la tua».
[1] La citazione di Giacomo Matteotti è tratta dal resoconto stenografico del suo intervento al Congresso dei comuni socialisti svoltosi a Milano il 16-17-18 ottobre 1919. In V. Zincone, Matteotti Dieci vite, Vicenza 2024 pag. 126.