Abbiamo organizzato questo convegno perché abbiamo ritenuto importante richiamare all’attenzione delle forze associative della scuola e delle forze politiche dell’opposizione il tema degli Organi Collegiali. Ciò perché da luglio 2024 è iniziato il percorso di un disegno di legge governativo che, nell’ambito di interventi di semplificazione, si propone di riformare gli Organi Collegiali della scuola.
Gli interventi di semplificazione, in genere, dovrebbero avere una funzione strumentale, di facilitazione della macchina amministrativa per migliorarne snellezza ed efficienza; in questo caso, invece, il DDL comprende delle vere e proprie riforme che incidono pesantemente sulla vita delle persone, in questo caso delle persone che operano nella scuola o nell’università, nella ricerca e nell’AFAM, dove, tra l’altro, si vorrebbe intervenire persino sullo stato giuridico oltre che sulla governance.
Una delega in bianco
I contenuti e le modalità di questo provvedimento del governo non vanno sottovalutati perché sugli Organi Collegiali si rischia di mettere in discussione un modello partecipativo e democratico che semmai va migliorato e sviluppato ma non stravolto, come appare dai criteri indicati dal DDL, che sono criteri indefiniti e non perimetrarti, come deve avvenire per i disegni di legge delega quale è quello di cui parliamo. Questa “impennata” semplificatoria, in realtà di forte torsione autoritaria, sorge in un momento – e non a caso – in cui gli Organi Collegiali per il secondo anno hanno, di fatto, rifiutato la sperimentazione della filiera tecnico-professionale che ha come suo primo effetto deleterio quello di ridurre da cinque a quattro anni il percorso di studio e poi quello di incanalare verso un lavoro predeterminato dalle richieste delle aziende rendendo le scuole a queste subalterne.
La FLC CGIL, anche attraverso questi convegni, esprime e ribadisce un pensiero decisamente diverso: invece di riformare per delega un ganglio democratico così importante e decisivo per la democrazia italiana, quale è quello rappresentato dagli Organi Collegiali, occorre semmai mobilitare i soggetti che sono interessati a tale argomento, a partire dai docenti, dagli educatori, dagli ATA, dai dirigenti e dalle associazioni professionali, genitoriali e studentesche per discutere ed elaborare dal basso una proposta di riforma che, è vero, attende di esser messa in campo già da quando fu introdotta l’autonomia scolastica.
E infatti la FLC CGIL ha una sua proposta che va in direzione esattamente contraria a quella che si intravede chiaramente dal DDL di delega.
I rischi insiti nella delega sono chiari: lo scardinamento dell’autonomia scolastica; la messa in discussione della libertà di insegnamento – cosa che sta già avvenendo con sanzioni disciplinari finalizzate a “silenziare” il dissenso anche nei percorsi didattici; un colpo al processo democratico partecipativo, magari tacciato di “sessantottismo”, un periodo storico che costituisce una vera e propria ossessione per buona parte dei governanti attuali. E se ne comprende il perché dal momento che con il ’68 si avviò il più grande processo di riconoscimento dei diritti civili e sociali che erano inscritti nella nostra Costituzione e che avevano fino ad allora fatto fatica ad affermarsi. E i Decreti delegati, che nacquero nel 1974, istituendo gli Organi Collegiali furono figli anch’essi di quell’ondata di lotte per l’attuazione dei diritti costituzionali.
I Decreti delegati sono la Costituzione a scuola come modello di democrazia, partecipazione e autonomia: principi tutti già contenuti nella Carta del ‘48 e che venti anni dopo la società ha reclamato venissero inverati nella vita concreta delle persone.
Un lavoro collettivo
Noi ringraziamo davvero le Associazioni con le quali abbiamo avviato un intenso e che hanno con noi sottoscritto la “Dichiarazione di intenti” che apre a una prospettiva di riforma che guarda a un allargamento degli spazi democratici e partecipativi, di tutela della libertà di insegnamento, di inclusione di tutti i soggetti fra cui gli ATA e gli educatori.
Insieme continueremo la battaglia per affermare questi principi, ma chiediamo alle forze politiche democratiche di non sottovalutare la questione e di condurre anch'esse una battaglia che contrasti le torsioni autoritarie che si delineano in modo evidente in tutti gli atti governativi che accompagnano la vita della scuola (si pensi all’ultimo, quello sulla valutazione dove si espropria il Consiglio di classe di ogni decisione sul comportamento degli alunni).
In conclusione, con la nostra proposta e con la “Dichiarazione di intenti” che ha ricevuto un così ampio apprezzamento anche dalle forze politiche, debba partire una iniziativa che alimenti la conoscenza di quello che sta accadendo con il DDL delega sugli Organi Collegiali, altrimenti i contenuti della “Dichiarazione di intenti” facendola circolare e valutare nelle scuole e nei luoghi di discussione e confronto, porti anche alla elaborazione di una proposta di legge alternativa che sia di riferimento per le forze sociali e politiche che hanno a cuore la nostra scuola.