Con l'inizio del nuovo anno scolastico sette milioni di studenti e oltre un milione di lavoratori sono tornati tra i banchi e nei corridoi delle scuole italiane. Ma quello che dovrebbe essere un nuovo inizio rischia, invece, di segnare un preoccupante arretramento che minaccia la natura stessa della scuola pubblica italiana.
Dalle nuove Indicazioni Nazionali alla riforma dell’esame di Stato, passando per il definanziamento cronico e il precariato dilagante, emerge una visione regressiva e ideologica, un pericoloso ritorno a un modello autoritario e nostalgico che rischia di svuotare la scuola pubblica del suo ruolo costituzionale, minando autonomia didattica, inclusione e partecipazione. Non è dunque solo una questione di scuola, ma di democrazia. Se si indebolisce la scuola pubblica, si mina la coesione sociale, si alimentano le diseguaglianze, si rafforza la tentazione privatistica in nome di una presunta libertà di scelta che, nei fatti, discrimina chi non può permettersi alternative.
La Costituzione italiana affida alla Repubblica il compito di “rimuovere gli ostacoli” che impediscono la piena partecipazione di tutti i cittadini alla vita sociale e politica del Paese. Una scuola pubblica, statale, democratica e ben finanziata è il primo e più importante strumento per farlo. Perché senza una scuola libera e giusta, non c’è futuro per il Paese. Non si tratta quindi “soltanto” di difendere un’istituzione: si tratta di decidere quale Paese vogliamo diventare.
Come sempre, noi speriamo di essere di ispirazione per tutti voi. E vi auguriamo buona lettura.
La foto in copertina è di Giovanni Carbone.
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