Attualità

24 febbraio 2022

I giovani e la crisi della matematica: in Francia il ministro forma un comitato di esperti, in California si cercano soluzioni concrete

La Francia e le nuove iniziative del ministro. In una lettera inviata a tutti gli insegnanti lo scorso 17 febbraio, il ministro francese dell’Istruzione annuncia la creazione di un comitato di esperti incaricato di “condurre nelle prossime settimane un’ampia serie di consultazioni di tutti i soggetti interessati”.

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Il comitato dovrà ascoltare le associazioni dei professori, di matematica e delle discipline scientifiche, come le organizzazioni sindacali, le consulte studentesche e i comitati dei genitori. “I primi incontri potranno tenersi fin dalla prossima settima” annuncia il ministro. “Il comitato avrà la funzione di stabilire una indagine completa sulla situazione della matematica nel nuovo liceo generale, di raccogliere osservazioni e proposte, allo scopo di definire uno scenario realistico ed efficace per il miglioramento da offrire all’insegnamento della matematica”. Il fatto è che da molte settimane il ministro Blanquer è sotto pressione a proposito dell’insegnamento della matematica nei licei. Le associazioni dei matematici (Apmep, Irem, Cfem etc.) hanno denunciato la forte riduzione del numero di studenti, e soprattutto delle studentesse, nei corsi di matematica. Si tratta di una vera e propria emergenza segnalata dal numero di studenti che hanno letteralmente abbandonato lo studio della matematica nelle classi terminali del liceo, passando da 50.000 a 140.000.

Dopo aver annunciato lo scorso 6 febbraio il ritorno della matematica nel tronco comune del liceo, nient’altro che un po’ più di matematica all’interno dell’insegnamento delle scienze, Blanquer è stato oggetto di una recrudescenza di critiche sia nelle Camere parlamentari che perfino da parte della Confindustria francese, il Medef. Il 9 febbraio egli ha dovuto dibattere molto violentemente nell’Assemblea nazionale, accusando le opposizioni di menzogne e di agitazione politica, e ha annunciato di aver contattato le associazioni matematiche per “fare progressi in questa materia”. La replica del ministro è ancora in grado di suscitare qualche dibattito? In Francia ormai se lo chiedono in molti, con una scarsa fiducia sulla composizione del “comitato di esperti”. Pare che creare comitati di esperti costituiti da “tizi qualunque” sia una prassi molto comune presso il Ministero dell’Istruzione francese, al solo scopo di bruciare la questione delicata. Gli esempi non mancano e Blanquer li conosce tutti. 

C’è tuttavia un elemento interessante nell’ultima proposta di Blanquer. Il ministro chiede “uno scenario realistico ed efficace per il miglioramento da offrire all’insegnamento della matematica”. Lo dice semplicemente perché non è in grado di dare da solo una soluzione al problema. Evidentemente c’è un problema di risorse che impedisce l’assunzione di docenti supplementari di matematica. E c’è di peggio. In realtà se le ore di matematica sono state tagliate è proprio per ridurre posti e fare economie, al punto che i docenti di matematica in tutta la Francia sono oggi appena 12.125 e il ministro, sostengono molti media, non riesce a trovare migliaia di docenti di matematica per lo scarso salario che propone. Insomma, la crisi della matematica in Francia ha responsabilità politiche precise, soprattutto a proposito degli errori evidenti nella fase di reclutamento, e oggi media e famiglie cominciano ad esserne consapevoli, a poche settimane dal voto presidenziale.

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California, nuove linee guida per dare soluzione alla crisi della matematica nelle scuole pubbliche. Data la situazione di enorme crisi da matematica nelle nuove generazioni, crisi che precede le difficoltà generate dalla pandemia, lo stato della California ha aperto un amplissimo dibattito pubblico attraverso l’elaborazione di alcune linee guida, che non solo hanno l’obiettivo di rivedere i metodi di insegnamento della matematica ma soprattutto hanno lo scopo di dare soluzione ad un problema peggiore del famoso e intrattabile Teorema di Fermat: risolvere le enormi disuguaglianze razziali e sociali che persistono ad ogni livello dell’educazione matematica. Le linee guida californiane non sono vincolanti ma potrebbero dare la possibilità a molti distretti scolastici di rivedere l’approccio all’educazione matematica. Esse, come ormai tradizione pedagogica e psicologica consolidata negli Stati progressisti americani, rigetta il concetto stesso di studenti dotati e “portati per la matematica”, raccomanda di non lasciare indietro gli studenti con evidenti difficoltà di apprendimento, promuove corsi supplementari sia per il recupero che per coloro che volessero approfondire insegnamenti specifici. Oggi, la battaglia dello Stato di California a favore dell’apprendimento collettivo della matematica punta a dare risposte alle seguenti domande di senso: per cosa o per chi serve la matematica?

Nonostante le buone intenzioni, le linee guida sono tuttavia state oggetto anche di critiche piuttosto dure e aspre da parte di matematici, fisici, tecnologi. Il coro che si leva spesso è che “abbiamo uno stato e una nazione che odia la matematica e non fa nulla per essa”. Una lettera aperta firmata da centinaia di scienziati californiani ha descritto le linee guida come “il fiume senza fine delle nuove mode pedagogiche che di fatto distorcono ed equivocano la vera matematica”. Tuttavia alcuni obiettano che queste critiche provengono dalla parte più conservatrice del mondo accademico californiano, sostenuto in una battaglia di retroguardia dai media di destra, come Fox news, ad esempio. Si sostiene, da parte di questo segmento accademico, che “è sufficiente sapere che due più due fa quattro, senza porsi ulteriori interrogativi su come ci si arrivi”. Si tratta di un atteggiamento che ha prodotto l’effetto politico di due schieramenti opposti, non solo in ambito accademico, ma nel pubblico più vasto: da una parte i sostenitori progressisti e democratici per una trasformazione delle metodologie dell’insegnamento della matematica (e delle scienze), e dall’altra i conservatori e molti repubblicani convinti che occorra restare fermi ai metodi della vecchia scuola, disuguale e meritocratica.

Di fatto, le linee guida sono il frutto di un chiaro tentativo di svolta pedagogica e didattica: favorire un approccio concettuale all’insegnamento, più collaborativo e concentrato sulla soluzione dei problemi piuttosto che sulla memorizzazione delle formule. E promuove un metodo chiamato “de-tracking”, che ha lo scopo di tenere insieme gli studenti più a lungo piuttosto che isolarli in base al rendimento. Il distretto della San Francisco Unified School già sta sperimentando qualcosa di simile. In quell’ambiente gli alunni delle scuole medie inferiori non sono divisi ma seguono corsi integrati collettivi, allo scopo di migliorare insieme la comprensione della matematica e dei problemi da risolvere, senza alcun cedimento alla valutazione numerica. Questo modello è stato applicato fin dal 2014 ed ha fornito dati interessanti agli studiosi per portare avanti il dibattito sulla “de-tracking”. E nonostante i dati siano stati complicati da numerose variabili – l’ultima delle quali è la pandemia – coloro che sostengono il modello di San Francisco affermano che esso ha convinto molti studenti e molte classi diverse a seguire corsi avanzati, senza timore di abbassare il profitto.

Il cosiddetto sistema del “tracking” (ovvero, la suddivisione della classe in studenti bravi, normali e meno bravi) è ora parte di un ampio dibattito a proposito dell’accesso al college. Nell’attuale sistema, gli studenti che non rientrano nei corsi accelerati della scuola media non potranno mai avere l’opportunità di prendere parte ai corsi di calcolo, passaggio decisivo per l’accettazione nelle scuole più selettive. Non solo. Secondo il Ministero dell’istruzione i corsi di calcolo sono negati in tante scuole che ospitano un gran numero di studenti di colore e ispanici. Il ruolo del calcolo è stato un punto sostanziale nel dibattito tra matematici per anni, afferma Trena Wilkerson, presidente dell’Associazione dei docenti di matematica. “Se il calcolo non è il principio e la fine, allora abbiamo bisogno di capire quali altri percorsi possiamo introdurre, e come preparare gli studenti al futuro”, dice al New York Times. Per il momento, il processo di revisione ha raggiunto una sorta di interludio: le linee guida saranno rivisitate nel corso di una nuova iniziativa di dibattito pubblico, e non saranno approvate prima della fine di maggio o addirittura in estate, quando il Consiglio del ministero dell’istruzione della California deciderà se approvarle, o meno. E tuttavia, i distretti scolastici californiani restano liberi di adottarle come raccomandazioni. In altre parole, il dibattito è lungi dall’essere terminato.

“Ci aspettano tempi duri per riformare l’educazione matematica in questo Paese”, sostiene Linda Darling-Hammond, presidente del Consiglio del ministero dell’Istruzione californiano. “Non si può lasciare la matematica al sapere di pochi. Dobbiamo renderla il più possibile disponibile per tanti. Ecco perché mi trovo d’accordo che è anche una questione di giustizia sociale”.

L'autore

Pino Salerno